La “ombra” di bianco del 1° agosto

Si narra che la regina d’Ungheria lungo il viaggio da Venezia a Padova si ammalò di febbre malarica quando attraversò le campagne alle porte di Treviso, all’epoca paludi e terre non ancora bonificate. Nonostante le cure di alcune monache, la febbre continuò a salire facendo temere per la vita della regina malata. La mattina dell’1 agosto di una data incerta, quando ogni speranza era ormai perduta, la badessa del convento che ospitava l’illustre personaggio decise di rischiare il tutto per tutto e scendendo in cantina spillò una caraffa di mosto di vino bianco fermentato di uva Sant’Anna che fece bere fino all’ultima goccia alla Regina ormai in punto di morte. Sia stato il vino o solo il fato, la febbre sparì.

Da quei giorni, dalla datazione incerta , divenne presto “tradizione” il bere un’ombra di bianco il mattino del primo Agosto, appena desti e prima d’intraprendere le attività giornaliere per scacciare le febbri e i malanni e, cosa affatto rara allora nei campi, i morsi dei serpenti .Siamo nel pieno dell’estate e della canicola ( 24 luglio/26 agosto) ed in attesa delle piogge ristoratrici – pioggia d’agosto rinfresca il bosco, recita il proverbio – la campagna è riarsa, preda d’ogni sorta di ronzanti zanzare, allupate dalle temperature e dal sentore della loro imminente fine, dedite a pungere incessantemente uomini ed animali provocando febbri e dolorose dermatiti . Quel rito taumaturgico, panacea contro il solleone che minava le forze ai contadini impegnati nella mietitura e nella raccolta dei frutti di stagione, si è ripetuto stamane sull’ Ultimo Miglio, lungo l’Ostiglia, dove al vecchio casello di strada dell’Aeroporto, là dove inizia, si son dati appuntamento i residenti della contrada Moncia per augurarsi, calici levati, salute e prosperità.

A mescere i calici di bianco i titolari del Ristoro omonimo aperto poco tempo fa che han ridato nuova vita al vecchio casello rimasto orfano del suo ultimo casellante, Egidio Cecchetto, uno dei 4 moschettieri artefici del restauro del settecentesco capitello dedicato al Santissimo Nome di Maria che sorge lì accanto, meta non solo di devozione ma anche di salutare sosta per i viandanti della “Strada del Respiro”, questo il soprannome della ciclopedonale Ostiglia, immersi nel refrigerio del suo bosco lineare che la cinge da ambo i lati. Un brindisi , quello della contrada Moncia, d’auspicio per tutti affinché abbia a cessare il prima possibile questa pandemia che ci affligge da ormai troppo tempo.

https://www.trevisotoday.it – 01/08/2021

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