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Scoperto il vino più antico del mondo: è bianco e ha oltre 2mila anni

Scoperto in Spagna il vino più antico del mondo: è un vino bianco di oltre 2.000 anni, di origine andalusa. Hispana, Senicio e altri quattro ‘abitanti’ (due uomini e due donne, i cui nomi sono sconosciuti) di una tomba romana nella cittadina spagnola Carmona, scoperta nel 2019, probabilmente non avrebbero mai immaginato che quello che per loro era un rito funerario sarebbe diventato importante tanti anni dopo, per una ragione completamente diversa.

Come parte di quel rituale, i resti scheletrici di uno degli uomini venivano immersi in un liquido all’interno di un’urna funeraria di vetro. Questo liquido, che col tempo ha acquisito una tonalità rossastra, è stato conservato e un team del Dipartimento di Chimica organica dell’Università di Cordoba, guidato da José Rafael Ruiz Arrebola, in collaborazione con la Città di Carmona, lo ha identificato come il vino più antico mai scoperto, superando così la bottiglia di vino Spira scoperta nel 1867 e datata al IV secolo d.C., conservata nell’Historische Museum der Pfalz in Germania.

“All’inizio siamo rimasti molto sorpresi che in una delle urne funerarie fosse conservato del liquido“, spiega Juan Manuel Román, archeologo municipale della città di Carmona. Ma le condizioni di conservazione della tomba erano straordinarie e hanno permesso al vino di mantenere il suo stato naturale, escludendo altre cause come allagamenti, perdite all’interno della camera, o processi di condensazione.

La sfida era dissipare ogni sospetto e confermare che il liquido fosse davvero vino. Leggi il resto di questo articolo »

Cinquant’anni di Tignanello, il vino che ha cambiato le sorti del Chianti Classico

Come ti immagini un vino rosso toscano blasonato? Così. Perché il Tignanello è un vino che ha fatto scuola. È il risultato di una storia antica, ventisette generazioni oggi, per uno dei cognomi toscani più celebri nel mondo del vino, quello di Marchesi Antinori, da sempre un riferimento per la cultura del vino e per la valorizzazione del territorio, su cui la famiglia investe.

Risale al 1971, dopo un viaggio a Bordeaux, l’intuizione dell’attuale Marchese che decise di cambiare strada rispetto alla tradizione e di cambiare radicalmente la produzione del Chianti classico, introducendo il legno in produzione e affinamento, e puntando in una zona iper tradizionale sui vitigni internazionali in blend, potenziando al contempo il lavoro in vigneto. In quegli anni le bottiglie di Tignanello vennero vendute a 2200 lire, quando il Chianti era a 300 lire. Dalle 3mila bottiglie dell’inizio alle 330mila di oggi sono passati non solo cinquant’anni, ma tante mode, tanti stili, tante tendenze, lasciando comunque intatta l’allure di questo vino che senza peccare di lingua di plastica possiamo chiamare iconico, anche grazie all’etichetta identitaria, mai cambiata, disegnata nel ’73 dal designer emergente Silvio Coppola, presentato al Marchese dal giornalista Luigi Veronelli.

Ma è negli anni Ottanta che il successo diventa planetario: con la scoperta dei SuperTuscan, un termine coniato dalla stampa anglosassone per identificare vini di alta qualità che non rispondevano ai disciplinari dell’epoca, e che ha radicalmente cambiato le sorti dei vini toscani nel mondo, Leggi il resto di questo articolo »

Il vino va bevuto per questo miracolo: spinge l’intelligenza alle cose migliori

Parole di “Gino” Veronelli, nel ricordo di WineNews da “Il Veronelli”, il luogo che ne raccoglie il patrimonio nell’ex Convento dei Neveri, a Bariano

https://winenews.it/it/il-vino-va-bevuto-per-questo-miracolo-spinge-lintelligenza-alle-cose-migliori_527847/

Ecco “Il Veronelli”, il luogo che raccoglie il patrimonio culturale di Luigi Veronelli, nato, a 20 anni dalla scomparsa del maestro del giornalismo enogastronomico italiano, nell’ex Convento dei Neveri, a Bergamo, per far vivere la memoria e far conoscere il pensiero di una delle figure più autorevoli nella crescita della cultura materiale in Italia. E che, WineNews, vi mostra, con Gian Arturo Rota, responsabile Il Veronelli, il filosofo Aldo Colonetti, l’architetto Domenico Egizi, Angela Maculan, presidente Seminario Permanente Luigi Veronelli, ed i ricordi della figlia Lucia Veronelli.

https://winenews.it – 05/06/2024

Belgio ritira legge contro il vino. E’ una vittoria dell’Italia

Il governo belga ha deciso di bloccare il provvedimento che prevedeva l’introduzione di scritte allarmistiche nelle pubblicità per i prodotti alcolici tra cui il vino. L’ennesimo attacco era arrivato pochi giorni prima del 56° Vinitaly, al quale ho partecipato.

Tra le varie richieste del settore vitivinicolo abbiamo raccolto la preoccupazione per le decisioni belghe. Si temeva un secondo ‘caso Irlanda’ con l’introduzione di messaggi allarmistici sulle etichette.

Poche ore dopo, con l’ufficialità della richiesta autorizzativa del Ministero della Salute belga alla Commissione europea, Lucia Vuolo ha chiesto al Governo italiano di presentare un parere circostanziato contrario entro il 22 aprile per contrastare questa norma. Ed è di queste ore, la comunicazione del Capo di Gabinetto del Ministero della Salute belga che informa di aver fermato il provvedimento.

Spero che questo sia un passo indietro definitivo e che nella prossima legislatura si affronti definitivamente il problema delle iniziative dei singoli stati che svantaggiano un intero settore. Bisognerà insistere sulla definizione di consumo spiegando la differenza tra “uso” ed “abuso” e promuovendo un settore che va difeso e tutelato.

https://www.agendapolitica.it – 26/04/2024

Con riunione OIV in Italia, 30 Nazioni a confronto per difendere vino e agricoltore

“Per la prima volta in 100 anni l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino si riunisce in Italia, tra Franciacorta e Vinitaly. Trenta Nazioni del pianeta si confronteranno sul tema del vino: come proteggerlo, come valorizzarlo e come considerare il lavoro degli agricoltori il modo per manutenere l’ambiente, per garantire quel livello di qualità che noi percepiamo quando attraversiamo delle zone, come le colline del Chianti, le aree del Prosecco, dell’Amarone, e vediamo quel lavoro che l’uomo ha fatto per scolpire il territorio con la sua attività, e quindi anche per spiegare al mondo che l’agricoltura è un elemento fondamentale per l’ambiente e l’agricoltore è il primo ambientalista”. Lo ha detto il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, intervistato a Porta a Porta su Rai Uno.

https://agricolae.eu – 09/04/2024

Il Vinitaly ci dirà come sta il vino italiano

Come ormai saprete dal 14 al 17 aprile ci sarà il Vinitaly di Verona, la fiera del vino più importante d’Italia e tra le maggiori al mondo. Un evento che cade in un momento molto delicato per il vino in generale e per il comparto italiano in particolare. I motivi sono quelli legati alle congiunture politiche ed economiche internazionali, ovviamente, delle quali il vino è uno dei marker più precisi. Guerre, post pandemia, inflazione, anche se in calo. Poi una generale disaffezione al vino, soprattutto da parte delle giovani generazioni, che bevono molto meno dei loro coetanei di vent’anni fa. Per loro il vino è solo una delle tante opzioni. Il bere miscelato, le bevande analcoliche, la birra, ultimamente anche i superalcolici, che sono in ripresa, sono all’ordine del giorno. I motivi sono i più vari, e vanno da una disaffezione per gli stili di vita dei padri a questioni di ordine salutistico e di eco-sostenibilità.

Per di più in vari Paesi produttori, Francia, ma anche Italia e Stati Uniti, la lobby antialcolica, in buona parte sostenuta da specifiche ricerche scientifiche, sta mettendo in discussione alcuni punti fondamentali che hanno in passato fatto del vino un prodotto molto importante per la cultura materiale mediterranea, e quindi per il “made in Italy” agroalimentare.

Cosa ci dirà o, meglio, cosa potrà dirci il Vinitaly su temi come questi?
Intanto se siamo davanti a una crisi congiunturale o se si tratta di una questione strutturale. Lo diranno le presenze di importatori internazionali e di buyers, che negli ultimi tempi hanno acquistato meno che in passato, soprattutto in mercati fondamentali per l’Italia, come Usa, Germania e Regno Unito. Poi fioccheranno convegni vari che affronteranno i temi che vi ho appena esposto, e vedremo cosa diranno i principali player del vino italiano e i responsabili delle politiche agricole del nostro Paese. Per tre giorni di parlerà molto di vino anche sulle piattaforme generaliste, cosa abbastanza rara e soprattutto ambito ultimamente piuttosto controverso. Avremo un’idea sul polso della situazione, e se il malato è in fase di ripresa o meno, insomma. Soprattutto se il vino continuerà ad avere quel ruolo di simbolo di territori e di tradizioni che bene o male ha avuto nel periodo post scandalo del metanolo. Per la prima volta da allora non sarà scontato.

https://www.cronachedigusto.it – 08/04/2024

Prova per la Maturità gli studenti del liceo producono un vino

La Franconia, una delle regioni della Baviera, è una terra di grandi vini (oltre che di grandi birre): nell’incantevole area  attorno al Meno vengono prodotti superbi Silvaner, Müller-Thurgau, Riesling, Pinot Bianco, e il  pregiato Bacchus che incrocia i vitigni del  Silvaner è  Müller-Thurgau e Riesling. Al centro della regione c’è quel gioiello del barocco che è la città di Würzburg, una località dove il vino è sacro, dominata – non a  caso – da quello che è uno dei  vigneti più antichi della Germania, risalente almeno al 779 : quel Würzburger Stein di 85 ettari che fu celebrato anche da Goethe nei suoi versi. Non stupisce quindi poi tanto che proprio a Würzburg abbia visto la luce un interessante progetto che ha collegato scuola e vino in maniera interessante e originale. I protagonisti sono stati 15 studenti  del liceo Riemenschneider che, con il loro insegnante di chimica Klaus Perneker, come seminario individuale obbligatorio per l’ultimo biennio hanno fatto il loro Silvaner “Vino della maturità“, partendo da zero. O meglio, partendo dalla vendemmia del 2022 , quando,nel freddo e nella nebbia, equipaggiati di tutto punto con cesoie in mano e gerle in spalla, guidati dall’enologo Martin Schmitt dell’azienda vinicola Schmitts Kinder di Randeracker, già di primo mattino si sono inerpicati sui ripidi pendii del vigneto a raccogliere a mano i grappoli.

Un’intera giornata di lavoro per i futuri maturandi, Leggi il resto di questo articolo »

Un bicchiere di vino nello spazio? Si “berrà” in pillole

La prima etichetta a gravità zero sarà Orvieto Cl. Sup. Muffa Nobile Calcaia Barberini.

I ricercatori dell’Università Campus Bio Medico hanno presentato una soluzione per portare il vino nello Spazio sotto forma di capsule edibili.
Nel corso del simposio A tavola nello Spazio: produzione e conservazione di cibo, organizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana a Roma la scorsa settimana, è stata presentata una soluzione che permetterà anche agli astronauti di gustarsi un bicchiere di vino mentre sono in orbita. Lo stesso vale per i pochi che avranno le risorse per un’esperienza gastronomica nello Spazio.

Il vino non si potrà propriamente bere ma, come spiega Gamberorosso.it, verrà consumato in orbita sotto forma di pillole edibili. “Il progetto va un po’ controcorrente rispetto al periodo in cui se ne limita il consumo.  – spiega la dottoressa Elena Luciani dell’Università Campus Bio Medico di Roma – Il vino fa parte della nostra cultura ed è associato a momenti speciali o ad occasioni conviviali e questo progetto serve a fornire cibi piacevoli e famigliari contribuendo al benessere degli astronauti garantendo un senso di connessione con la terra”.

https://www.affaritaliani.it – 26/03/2024

Nasce una nuova guida internazionale

Trenta sommelier di tutto il mondo hanno selezionato le migliori etichette.

Due veneti – lo spumante Grave di Stecca 2017 dell’azienda Nino Franco di Valdobbiadene e il Lison classico 2019 di Villa Bogdano di Portogruaro – e un friulano, il Pinot grigio Salvadi 2020 di Scarbolo – entrano nella prestigiosa prima edizione della “World’s best sommelier selection”, una lista internazionale stilata da alcuni dei più bravi sommelier della “World’s 50 best restaurants” e resa nota in questi giorni.

A completare la prestigiosa cinquina del Nord Est anche due grandi classici trentini come il Trentodoc Perlè 2018 di Ferrari e il Granato 2019 di Foradori.

La guida è al debutto, e nel panorama enologico e dell’alta cucina gode di credito, curiosità e molto interesse, visto che si tratta dell’ennesima idea di William Reed, il nome dietro ai “The World’s 50 best restaurants” e “World’s best vineyards”.

Dopo un accurato processo di degustazione, a Londra, sono stati selezionati alcuni dei migliori bianchi e rossi mondiali. Sono 16 su circa 130 le referenze italiane che, insieme agli Stati Uniti, si pone al secondo posto della classifica dei Paesi con più etichette selezionate, subito dopo la Francia con 17. La degustazione è stata presieduta da una giuria internazionale di sommelier, in rappresentanza di quattro continenti e 16 Paesi.

La degustazione internazionale è stata diretta da Josep Roca, Leggi il resto di questo articolo »

Caldaro: i vini di montagna Erste+Neue tra presente, passato e futuro

Nata nel 1986 dalla fusione della storica Cantina Sociale di Caldaro, la ”Erste Kellerei”, con la più giovane ”Neue Kellerei”, Erste+Neue ha un obiettivo primario: valorizzare i vitigni tipici.

Vini di montagna, ad ottocento metri sul livello del mare: Erste+Neue fa base a Caldaro, tappa fondamentale della Strada del Vino, in Alto Adige. Eppure ci è capitato di assaggiarli, per la prima volta, a Napoli, a tavola, di quelle ricche di spunti di riflessione ed occasioni per conoscere e crescere. Accolti da La locanda del Gesù Vecchio, atmosfera intima seppur festosa, impreziosita dal fascino di un raffinato palazzo del ‘500, ci siamo ritrovati con il Centro Storico di Napoli nel piatto e le Alpi nei calici. Con il beneficio di seguire le regole o di liberarcene per il semplice gusto di sperimentare. Quando si parla di vino, come di cibo, il traguardo resta la piacevolezza, quella che inevitabilmente passa anche attraverso la soggettività di ognuno di noi.

Erste+Neue nasce a Caldaro, in provincia di Bolzano, nel 1986. Dalla fusione della storica Cantina Sociale ”Erste Kellerei” con la più giovane ”Neue Kellerei”, fondata nel 1925. Vini che parlano di montagne imponenti, di rocce e di forti pendii. Produrre vino lassù significa compiere un atto eroico, passione e sfida che nemmeno si scontrano più: è la dura legge dell’alta montagna.

L’Alto Adige è una delle regioni vitivinicole più piccole d’Italia, ma riesce a garantire grande varietà: basta spostarsi di pochissimo e tutto cambia, con altitudini che oscillano tra i duecentocinquanta ed i mille metri, terreni aridi fatti di sassi ed un impegno che cresce insieme alla gratificazione finale. L’uva matura a lungo sulle piante e le escursioni termiche – tra la notte e il dì – sono consistenti al punto da aver caratterizzato la ben nota aromaticità dei vini altoatesini.

Quanto al suolo, ci sono porfido vulcanico, calcare, roccia, difficoltà che sono state addomesticate per poter virare sull’eleganza e sulla finezza del sorso. La freschezza delle montagne e il sole caldo, eccolo il segreto di Erste+Neue, un lavoro svolto con chiarezza e obiettivi virtuosi. Valorizzare i vitigni del posto ed essere sostenibili, per esempio utilizzando il cosiddetto vetro leggero per ridurre la quantità di materie prime, le emissioni di azoto e di anidride solforosa, senza contare il taglio ai costi che sono legati al trasporto.

https://www.mangiaebevi.it – 06/02/2024