Eventi

Vanno all’asta i primi vini del Buthan

Sì è svolta la prima asta di vini prodotti in Buthan. La casa d’aste Bonhams ha infatti organizzato un’asta online per un totale di 48 bottiglie della Bhutan Wine Company.

“Stiamo partecipando a un evento storico”, ha dichiarato a The Drinks Business Terrence Tang, responsabile di Bonhams per i vini e gli alcolici in Asia, all’inizio della vendita. “È un’asta speciale e ci aspettiamo di vedere un grande interesse da parte dei collezionisti globali. Molti hanno sentito parlare molto del Bhutan ma non ci sono mai stati e sono curiosi”.

Durante i primi giorni di vendita le offerte per la bottiglia Ser Kem da 7,57 litri soprannominata “The Himalayan” avevano già raggiunto i 10.000 dollari. Il prezzo finale è stato pari a 18.750 dollari. L’asta è stata un evento storico per un Paese che non ha mai prodotto vino in precedenza.

I co-fondatori della Bhutan Wine Company, Michael Juergens e Ann Cross, sono entrambi nuovi al mondo del vino; Juergens è partner della Deloitte, mentre Cross si è specializzata nel marketing per aziende del calibro di Disney. I due americani hanno intrapreso un ambizioso piano decennale per costruire una nuova regione vinicola sostenibile nel Paese himalayano dopo averla visitata per la prima volta nel 2017. Le uve della vendemmia inaugurale del 2023 sono confluite nel Ser Kem – che in bhutanese significa “offerta alcolica agli dei” – e sono uvaggi di vitigni rossi e bianchi piantati nel 2019 ad altitudini fino a 2.750 metri.

“L’unicità, la rarità e la storia dei vini della Bhutan Wine Company li rendono senza dubbio l’aggiunta più emozionante per i collezionisti e gli intenditori di vino” ha commentato la casad’aste.

The Himalayan ha una misura insolita, 7,57 litri, perché fa riferimento alla vetta di 7,57 km (7570 metri) del Gangkhar Puensum, la montagna non scalata più alta del mondo.

https://www.federvini.it -27/04/2025

Dal castagno una tecnica innovativa e sostenibile per un vino senza solfiti

Un’innovazione destinata a trasformare il modo in cui il vino viene conservato e protetto, senza la necessità di solfiti: Chestwine, frutto di una ricerca avanzata condotta dal Centro de Investigação de Montanha (Cimo) e dell’Istituto Politecnico di Braganza, in Portogallo, è una soluzione dalle proprietà antiossidanti e antimicrobiche ricavata da sottoprodotti del castagno (Castanea sativa) che consente di preservare la qualità e l’integrità del vino senza alterarne il colore ed esaltando il profilo aromatico ed il sapore.

Chestwine, 100% naturale e sostenibile, è firmato da Tree Flowers Solutions, start up biotecnologica portoghese che lo ha industrializzato e testato. Diversi produttori in Portogallo, Spagna, Francia e Italia lo stanno già integrando nei loro processi produttivi, mentre i primi vini stanno per uscire sul mercato.

Il dibattito sull’uso dei solfiti nella vinificazione è sempre più acceso, con un numero crescente di consumatori alla ricerca di alternative più salutari. Chestwine offre una risposta concreta a questa esigenza, mantenendo intatte le caratteristiche organolettiche del vino e garantendo una protezione efficace dall’ossidazione e dalle contaminazioni microbiche.

Dai test condotti, i vini trattati con Chestwine hanno mostrato una maggiore espressione aromatica e una protezione ottimale senza le alterazioni tipiche dei solfiti. Enologi e produttori che lo hanno utilizzato riportano una vinificazione più pulita con vini che mantengono la loro identità varietale senza interferenze chimiche. “L’obiettivo è offrire ai produttori una soluzione naturale ed efficace, che consenta di eliminare i solfiti senza compromettere la qualità del vino – spiega Philippe Ortega, co-fondatore di Tree Flowers Solutions – finora, le prove effettuate in diversi Paesi hanno confermato che i vini trattati con Chestwine mantengono intatte le loro caratteristiche organolettiche, con un impatto nullo su colore, aroma e struttura. Questo non solo risponde alle esigenze di mercato, ma contribuisce a un approccio più sostenibile alla vinificazione”.

Ortega sottolinea inoltre come questa innovazione risponda a un’esigenza sempre più sentita dai consumatori, che manifestano una crescente sensibilità verso la qualità e la salubrità del vino. Chestwine rappresenta anche un modello di economia circolare applicato al settore vitivinicolo: trasformando i fiori di castagno, un sottoprodotto agricolo spesso inutilizzato, in un ingrediente funzionale e prezioso per la vinificazione, il progetto contribuisce a ridurre gli sprechi e a valorizzare le risorse naturali.

Questo processo non solo dà nuova vita ad una materia prima di scarto, ma crea anche opportunità di lavoro per le comunità locali impegnate nella raccolta, promuovendo una filiera sostenibile e responsabile.

https://winenews.it – 27/04/2025

Uno dei migliori spumanti al mondo è trentino

Il riconoscimento per Maso Martis che stacca dei veri e propri mostri sacri

Prima del blasonato Dom Pérignon e al quarto posto della classifica dopo mostri sacri come Egly Ouriet, Krug e Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco. È questo l’ottimo piazzamento messo a segno dalla Madame Martis 2013. Ma non solo, perché il Trentodoc di punta di Maso Martis, la boutique winery trentina da anni al vertice della produzione spumantistica italiana, ha staccato di misura altri mostri sacri della spumantistica italiana come il Trendodoc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2015, l’Alta Langa Pas Dosé 140 Mesi Zero ’11 di Enrico Serafino e il Franciacorta Bagnadore Riserva ’16 di Barone Pizzini.

Un risultato che riempie di orgoglio l’enologo di Maso Martis, Matteo Ferrari, e la famiglia Stelzer, che oggi vede impegnati in azienda non solo i fondatori, Antonio e Roberta, ma anche le figlie Alessandra e Maddalena, a cui i genitori hanno passato il testimone un paio di anni fa.

Il verdetto è stato decretato lunedì 7 aprile a Verona, durante il Vinitaly, dove nello stand del Gambero Rosso è andata in scena la “Sentenza di Verona”. “Probabilmente Antonio e Roberta Stelzer saranno soddisfatti a leggere il nome della propria azienda che campeggia tra due mostri sacri della spumantistica, addirittura precedendo il Dom. Il Madame Martis Riserva ’13 è molto complesso aromaticamente, tra pietra focaia e agrumi, un lieve tocco affumicato ed erbe aromatiche. In bocca sfoggia un’eleganza e una freschezza che abbiamo ritrovato solo nelle Cuvée migliori, accompagnate da una solida struttura fatta di sapore e sapidità”: questa la recensione del Gambero Rosso.

https://www.trentotoday.it – 25/04/2025

L’ultima farfalla del Sangiovese

Se sei un amante del sangiovese è quasi impossibile che non ti sia mai imbattuto nel nome di Giulio Gambelli. Winemaker, maestro assaggiatore, “lucidatore di vini” (cit. Burton Anderson), Gambelli è stato uno dei pionieri della valorizzazione del sangiovese nonché dei più importanti territori del vino toscano. Ha insegnato a fare vino a tanti. Un suo assaggio era meglio di qualsiasi analisi di laboratorio e bastava per dirti da quale zona, botte o addirittura parcella provenisse quel vino, per poi eventualmente suggerire cosa fare o non fare per migliorarlo.

Un vissuto di quasi settanta vendemmie, che lo ha visto padrino nonché rifinitore di vini in alcune delle più importanti aziende toscane tra le quali Soldera, Montevertine, Poggio di Sotto, e poi Lilliano, Ormanni, Petrolo, San Donatino, Villa Rosa, Bibbiano e altre.

Ha fatto grandi diversi Chianti Classico ed è stato anche uno degli artefici nell’affermazione dei vini di Montalcino, collaborando direttamente col consorzio e consigliando gran parte delle aziende ilcinesi al loro principio. Non disdegnava all’occorrenza vitigni internazionali come cabernet sauvignon e merlot, ed era prodigo di consigli anche per chi produceva vino venduto a grandi imbottigliatori.

Oltre i vini, ho iniziato ad incuriosirmi della persona sentendo spesso parlare chi lo ha vissuto, Leggi il resto di questo articolo »

I portinnesti serie M coniugano resilienza e qualità vino. Vinitaly

VERONA – Tra i filari del VCR Reserch Center la qualità del vino nasce in vigneto, con la scelta dei cloni e dei portinnesti più performanti.
Tra questi ultimi emergono i quattro portinnesti della serie M, messi a punto grazie al programma di miglioramento genetico intrapreso a partire dagli anni ’80 dall’Università di Milano, sostenuti da Winegraft, moltiplicati e commercializzati in esclusiva da VCR Vivai Cooperativi Rauscedo.

I vini prodotti con i portainnesti della serie M sono stati protagonisti di un’inedita e unica degustazione alla 57esima edizione di Vinitaly che ha aperto a Verona. Ne abbiamo parlato con Yuri Zambon dei Vivai Cooperativi Rauscedo.

I portinnesti serie M del vigneto resiliente hanno genetiche diverse, diverse attitudini e rispondono a diverse esigenze. La quota maggiore è ancora quella di M2, caratterizzato, come confermano le prove comparative di VCR, da alta vigoria, buona resistenza al calcare e alla salinità. In decisa crescita l’M4, grazie all’alta resistenza alla siccità e alla salinità, da non trascurare però M1, in grado di garantire la massima qualità nei vitigni a bacca rossa e alta resistenza al calcare e M3, in grado di assicurare massima qualità nei suoli fertili con poco calcare.

La serie M nasce per contrastare l’impatto del climate change ma sta finendo per dimostrare che spesso resistenza e resilienza si sposano anche con la qualità. L’ulteriore conferma viene dalla recente ricerca dell’Università di Milano che ha studiato l’effetto del portinnesto sulla composizione aromatica dei vini chardonnay ma anche sul Sangiovese, Nero d’Avola, Primitivo e Grillo come abbiamo potuto constatare nel corso della degustazione.

https://www.agricultura.it – 06/04/2025

Lollobrigida: “Una follia le etichette shock per il vino, contrasteremo la proposta Ue”

Il ministro dell’Agricoltura annuncia un gruppo di lavoro con il dicastero della Salute per controbattere la proposta della Commissione Ue nel piano anticancro: “È chiaro che qualsiasi abuso va punito, ma non il consumo moderato: la cultura alimentare italiana va avanti da secoli ”

“È semplicemente una follia, questo tentativo di criminalizzazione del vino che non ha alcun tipo di senso”. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, interviene sul tema delle etichette sanitarie sulle bottiglie di vino su cui la Commissione europea non molla. Nei giorni scorsi l’Ue aveva proposto di imporre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche come il vino, simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette, per informare i consumatori sui potenziali rischi per la salute associati al consumo di alcol. Un tema di cui si dibatte da anni e su cui la discussione – dopo alcuni mesi di silenzio – ha ripreso a imperversare. La reazione delle cantine italiane è ferma e c’è molta preoccupazione, si temono ripercussioni per il settore, già provato dal calo di consumi e dalla crisi internazionale.

“Si tratta di un’aggressione ideologica contro un prodotto che accompagna le alimentazioni del pianeta da secoli – dice il ministro – sono alimentazioni, peraltro, che nella maggior parte dei casi garantiscono la maggiore longevità. Leggi il resto di questo articolo »

Vino, Coldiretti pronta a scendere in piazza contro follia Europa

“Non accetteremo mai una forma di etichettatura che penalizzi un settore come il vino che l’Unione Europea dovrebbe promuovere – sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini -. Non è pensabile di avere una Ue che rimanda da anni un provvedimento fondamentale per la trasparenza e la salute come l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti gli alimenti e sposa invece misure così che sono puramente ideologiche”.

“Non è certamente l’Europa che vogliamo né quella che vogliono le imprese agricole e i consumatori italiani – rincara il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – continuano ad essere fatte scelte prive di fondamento scientifico, dalle etichette allarmistiche al Nutriscore che spinge gli alimenti ultra formulati, questi sì dannosi per la salute”.

La prevenzione e la promozione di stili di vita sani, sono obiettivi fondamentali che meritano il massimo impegno da parte delle istituzioni e della società, e che ci vedono impegnati da tempo – si legge nella missiva -, ma prevedere misure come etichette allarmistiche e nuove tasse ingiustificate, significa colpire un settore strategico del Made in Italy, che vale quasi 14 miliardi di euro.

“Il vino – dichiara Scordamaglia Amministratore Delegato di Filiera Italia – non è solo una bevanda alcolica è prima di tutto un prodotto agricolo, frutto della terra e del lavoro di milioni di agricoltori. È cultura, tradizione, identità, parte integrante della nostra storia e del nostro territorio. E l’uscita non preannunciata della Commissione lascia pensare che alle sue parole di discontinuità delle politiche precedenti e di assicurazione sulla tutela del mondo agricolo possano non corrispondere i fatti”.

Coldiretti e Filiera Italia, chiedono dunque che la Commissione Europea elimini dal proprio documento di lavoro e non includa nel futuro Piano europeo di lotta contro il cancro, l’introduzione di etichette sanitarie allarmistiche e fuorvianti e l’ipotesi di nuove tassazioni ingiustificate sul vino.

https://www.agricultura.it – 11/02/2025

Vinitaly 2025: i vini no-low alcohol debuttano alla 57^ edizione dal 6 al 9 aprile

Parte da Jeddah il progetto pilota che amplia i contenuti di Vinitaly 2025, con i vini No-Low alcohol (NoLo) che entrano ufficialmente nell’offerta della 57^ edizione del Salone internazionale dei vini e distillati in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile.

L’annuncio è stato fatto ieri, nella città saudita, dai vertici della Spa fieristica nel corso della masterclass “Italian Grapes Reimagined: an Alcohol free Tasting Experience” totalmente a base di vini dealcolati e cocktail zero alcohol, realizzata da Vinitaly in occasione della tappa promozionale dell’Amerigo Vespucci. Un evento-prologo che si inserisce nel piano di sviluppo della manifestazione che punta così a completare gli asset dell’unico brand fieristico di promozione del vino Made in Italy.

Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo: “Vinitaly è crocevia delle tendenze che da sempre intercetta, monitora e analizza al fine di potenziare servizi e contenuti per le nostre aziende espositrici e per il settore. In questa ottica, da quest’anno, i vini NoLo entrano per la prima volta nel programma della rassegna per potenziare il ruolo di Vinitaly, che apre nuovi mercati e affronta le sfide dell’evoluzione della domanda”.

“Il progetto pilota che va dal prodotto alla formazione fino alla tecnologia dedicata – ha proseguito il direttore generale di Veronafiere, Adolfo Rebughini – si consoliderà nelle prossime edizioni diventando strutturale. L’obiettivo è di rappresentare un mercato complementare ai vini di denominazione in forte crescita su scala globale e di potenziare la competitività di Vinitaly in una fase di profonda trasformazione del settore”.

Ad oggi il programma ‘dealcolato’ di Vinitaly 2025 contempla due focus: “Zero alcol e attese del mercato” (8 aprile) e “Tecnologia 0.0: produzione e innovazione a confronto” (9 aprile) realizzati in collaborazione con Unione italiana vini e con il supporto dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly per la lettura dell’evoluzione di questo segmento del mercato. Sul fronte espositivo, Vinitaly 2025 presenterà una Enoteca dedicata ai vini dealcolati, con un banco mescita esclusivo e con i vini NoLo protagonisti anche nei cocktail del padiglione Mixology.

https://www.beverfood.com – 30/01/2025

Cosa rende speciale lo spumante italiano? Tutto parte da un genio di Asti

Ad Asti, la patria del celebre spumante, l’Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) ha reso omaggio a Federico Martinotti, il brillante inventore del metodo di rifermentazione naturale in autoclave che ha rivoluzionato la produzione di spumanti italiani. Nel centenario della sua morte, si è svolto il convegno “Martinotti: cento anni di spumantistica italiana”, un tributo a pochi giorni dalle festività natalizie, periodo in cui si stima un consumo record di 335 milioni di bottiglie di bollicine, con un incremento del 7%, la maggior parte delle quali prodotte proprio con il metodo Martinotti.

Vito Intini, presidente di Onav, ha evidenziato l’importanza di questo evento per promuovere la cultura del vino: “Onav è nata ad Asti e dal 1951 divulga la cultura del vino in Italia e all’estero. Poter festeggiare questo straordinario personaggio nella nostra nuova sede, ospitando tanti produttori in presenza e online, significa contribuire alla diffusione della cultura dello spumante in Italia”.

Il convegno ha visto la partecipazione di esperti e produttori che hanno riconosciuto il ruolo cruciale di Martinotti nella storia vitivinicola italiana. Il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, ha ricordato: “Martinotti è stato fondamentale per l’identità e l’economia del territorio astigiano, perché, senza la sua invenzione, molte delle aziende vitivinicole e vinicole della provincia non esisterebbero”.

Durante l’incontro, è stato anche sottolineato come Martinotti non fosse solo un inventore, ma anche un innovatore. Negli anni del proibizionismo, su incarico della ditta Calissano, riuscì a produrre uno spumante e un vermouth senz’alcol, una visione avanguardista che oggi risuona con l’attuale attenzione verso prodotti analcolici.

Il metodo Martinotti, grazie alla sua capacità di esaltare le caratteristiche aromatiche dei vini, ha permesso all’Italia di diventare un leader mondiale nella produzione di spumanti di alta qualità. Asti, con questa celebrazione, rinnova il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio enologico italiano, rendendo onore a un genio il cui contributo continua a brillare nei calici di tutto il mondo.

https://www.giornalelavoce.it – 22/12/2024

La ricchezza aromatica e il corpo del vino spumante: le molecole responsabili

Ricchezza e corpo sono termini che le persone usano spesso per descrivere l’aroma del vino. Sono anche le proprietà che i composti del kokumi portano ad alimenti come il formaggio Gouda maturo, anche se gli scienziati non li hanno ampiamente esplorati nei vini.

L’Università di Trento ha identificato gli 11 probabili composti kokumi nei vini spumanti.

Kokumi è spesso confuso con il termine più noto umami. Umami è un sapore salato e carnoso ed è uno dei cinque gusti di base, insieme a dolce, acido, amaro e salato. Tuttavia, il kokumi non è un sapore o un sapore da solo – è una combinazione di composti che lavorano insieme per migliorare i sapori e fornire ricchezza. In precedenza, i ricercatori hanno dimostrato che il glutatione e molti altri peptidi corti conferiscono una sensazione di kokumi in cibi e bevande come aglio, cipolle, fagioli, formaggio e birra. Ma questi composti non sono stati studiati nel vino. Così, Fulvio Mattivi, Luca Dellafiora e colleghi hanno deciso di farlo.

I composti responsabili del kokumi nel vino spumante
I ricercatori hanno scoperto che cinque annate dello spumante Italiano Trento Doc contengono una miscela di 50 peptidi corti che potrebbero essere la fonte delle proprietà kokumi del vino. Successivamente, hanno scoperto che 11 dei 50 candidati kokumi interagivano con i recettori umani sensibili al calcio simulati al computer in un modo simile ad altri composti kokumi noti. Quando i membri del team hanno esaminato altri 34 vini Trento Doc, hanno verificato che questi 11 composti erano effettivamente rappresentativi di questo stile di spumante italiano. Infine, gli esperti di degustazione di vino hanno confermato Gly-Val – uno degli 11 candidati – come probabile composto di kokumi perché ha migliorato il sapore quando aggiunto ai campioni di vino.

Questo rapporto rappresenta il primo passo verso la descrizione delle basi molecolari della sensazione di kokumi nei vini. “Alla luce di questi risultati, sarà necessario studiare ulteriormente il ruolo della tecnologia vinicola e dei lieviti nel rilascio di oligopeptidi kokumi derivati dalle proteine dell’uva, portando ulteriore ricchezza agli spumanti classici ed estendendo l’indagine anche ad altri stili di vino”, afferma Mattivi.

https://www.teatronaturale.it – 17/12/2024