La decennale maturazione del Vino Santo Trentino

Nella valle dell’Adige, collegata al Garda da un’antica via romana che percorre interamente la valle dei Laghi, un’area caratterizzata da clima mite, si coltiva la nosiola, un vitigno autoctono da cui si ricava il Vino Santo Trentino DOC , da non confondersi col Vin Santo toscano. La zona di produzione è limitata alle valli a sud di Trento, fino alla sponda nord del Lago di Garda; soltanto il 10% dei vigneti di nosiola della Valle dei Laghi è idoneo per l’appassimento, poco più di 10 ettari in tutto.

Per produrre questa perla enologica si raccolgono grappoli spargoli cioè con pochi acini in alcuni vecchi vigneti posti in appezzamenti specifici che permettono un appassimento lunghissimo. I grappoli ben maturi, dopo essere stati raccolti in vendemmia tardiva, sono stesi su graticci detti “arele” e collocati sulle soffitte. La costante ventilazione è garantita tutto l’anno dalla cosiddetta “ora del Garda”, un caratteristico venticello che soffia dal vicino lago e dal vento delle Dolomiti di Brenta.

L’appassimento si protrae per oltre cinque o sei mesi, fino alla Settimana Santa (da qui il nome che prende il vino), periodo in cui si svolge la pressatura. La muffa nobile (Botrytis cinerea) che si sviluppa all’interno dell’acino ne accentua la disidratazione: l’azione combinata del tempo e del vento, provoca un calo dell’80%, il che significa che da 100 chili di uva nosiola si ottengono tra i 15 ed i 18 litri di mosto di Vino Santo.

Successivamente si avvia la fermentazione in botte piccole di rovere francese che si protrae per oltre 2 anni. Il Vino Santo prosegue il suo lungo affinamento nelle medesime botti piccole dove riposa per oltre 10 anni, terminando la sua lunga maturazione con oltre un anno in bottiglia. Dopo l’imbottigliamento la vita di questo vino si protrae oltre i cinquant’anni, il che è una vera rarità nel panorama italiano.

Il Vino Santo trentino era apprezzato già in epoca asburgica, sul mercato austriaco e su quello tedesco. Alla fine della prima guerra mondiale, con la caduta dell’Austria, il suo mercato crollò e iniziò un periodo di decadenza. Oggi l’antica tradizione sopravvive grazie alla tenacia di cinque viticoltori, che hanno creato un Presidio per riuscire a valorizzare il loro lavoro. Il Vino Santo DOC è anche Presidio Slow Food.

Il colore del Vino Santo del Trentino è giallo paglierino quasi dorato, caratterizzato da brillantezza dovuta all’elevata concentrazione di sostanze nel vino, responsabili della sua consistenza piuttosto elevata. Al naso il vino si caratterizza per la complessità del profilo olfattivo, dovuto alla fase di appassimento e alla lunghissima fermentazione; nel bicchiere troveremo note di uva passa, fico secco, noce, miele, dattero, cotognata, mandorla, albicocca secca, scorze di agrumi canditi e vaniglia su di intenso un sottofondo floreale. Al palato è dolce e piacevole, con un finale intenso equilibrato vellutato e molto persistente.

Il Vino Santo del Trentino è particolarmente indicato per accompagnare i dessert a base di mandorle come lo Zelten, il pane dolce della tradizione Trentina. E’ inoltre eccezionale per accompagnare formaggi erborinati, ma è indicatissimo anche come vino da meditazione.

https://www.farodiroma.it – 10/08/2021

I Commenti sono chiusi