Curiosità
Vino, la Freisa pinerolese è la migliore del mondo
La Freisa prodotta sulla collina pinerolese è la migliore del mondo. La Cantina Dellerba di Pinerolo, infatti, è stata premiata con la medaglia d’oro alla 32ª edizione del Mondial des vins extrêmes, il concorso enologico internazionale espressamente dedicato ai vini prodotti da viticoltura eroica.
Il vino che ha trionfato è il Doc Freisa Brigit Neir 2022, che si chiama così proprio per omaggiare la collina di Santa Brigida sulla quale crescono le vigne coltivate dalla famiglia Dellerba. È un territorio con una vocazione storica: già la famiglia Acaja utilizzava queste colline. Il Pinerolese Doc Freisa Brigit Neir 2022 vive un anno d’oro in questo 2024: è stato inserito, proprio in questi giorni, nella sezione “Vini da non perdere” della guida “Vinibuoni d’Italia”, raggiungendo la valutazione massima di quattro selle «per la sua piacevolezza, corrispondenza al vitigno ed equilibrio».
«Abbiamo unito un grande territorio con un grande vitigno: questo connubio ha permesso di creare un grande vino che sicuramente è solo all’inizio e farà parlare di sé – dicono i fratelli Alex e Andrea Dellerba, rispettivamente 32 e 27 anni – C’è ancora tanto da esprimere». Cantina Dellerba fa parte dell’associazione Più Freisa. Questa realtà permette l’incontro e il confronto con altri grandi produttori di Freisa che credono in questo vitigno che ha fatto la storia di Torino. Attualmente si scommette su una Freisa ferma, affinata in legno, Leggi il resto di questo articolo »
USA, in vigore le nuove regole sull’import di vino biologico
Da settembre 2024, negli Stati Uniti sono ufficialmente in vigore le nuove regole di certificazione sul vino biologico, che introducono un cambiamento significativo per l’import. Secondo queste norme, gli importatori che desiderano vendere vino biologico negli Stati Uniti devono ottenere una certificazione biologica anche se il vino è già stato prodotto e imbottigliato con certificazione biologica nel Paese di origine, in linea con le etichette riconosciute dall’USDA.
Queste disposizioni fanno parte del rafforzamento dell’applicazione del metodo biologico (Strengthening Organic Enforcement, SOE), annunciato a gennaio 2023. L’obiettivo principale è proteggere le aziende biologiche e i consumatori dalle frodi. In passato, solo i vigneti e le cantine responsabili della produzione e imbottigliamento del vino dovevano essere certificati biologici. Ora, questo requisito viene esteso anche agli importatori. Senza la certificazione, gli importatori non potranno commercializzare il vino come biologico negli Stati Uniti. In caso di violazioni, potrebbero incorrere in sanzioni che vanno dal blocco doganale a multe o ordini di cessazione dell’attività.
L’impatto sui piccoli importatori
Una delle principali preoccupazioni riguarda il potenziale impatto sproporzionato di queste nuove regole sui piccoli importatori. Molti di loro potrebbero non avere le risorse finanziarie necessarie per ottenere la certificazione biologica aggiuntiva, rischiando così di essere esclusi dal mercato del vino biologico. Ciò potrebbe indurre alcuni produttori europei a rinunciare all’etichetta biologica per i prodotti destinati agli Stati Uniti, riducendo l’offerta di vini biologici per i consumatori americani.
Le preoccupazioni per l’industria vinicola
La Wine and Spirit Wholesalers of America (WSWA) ha espresso preoccupazione per le conseguenze economiche che le nuove regole potrebbero avere sugli importatori e distributori di vino e alcolici. Se non verranno prese misure correttive, le aziende rischiano di vedere bloccata l’importazione dei loro prodotti, costringendo molti a riconsiderare i propri investimenti nel vino biologico proprio mentre la domanda dei consumatori per questo tipo di prodotti sta crescendo.
https://greenplanet.net – 08/10/2024
Scoperto nuovo lievito ecotipico per il vino Sangiovese
Un’importante scoperta nel settore vitivinicolo arriva dalla collaborazione tra la Cantina Vignaioli Morellino di Scansano e il Centro Ricerche CRISBA – I.S.I.S. Leopoldo II di Lorena di Grosseto. Gli studenti della classe 5A dell’indirizzo Enologia e Viticoltura del tecnico agrario, sotto la guida del professore Lorenzo Moncini, hanno selezionato un nuovo ceppo di Saccharomyces cerevisiae a partire dalle uve Sangiovese del vigneto Vigna Benefizio di Preselle, situato a Scansano, nel cuore della Maremma (Grosseto).
Il lievito selezionato è stato caratterizzato sia dal punto di vista genetico che tecnologico, con test effettuati in collaborazione con il CREA (Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia) di Asti. Il ceppo si è dimostrato particolarmente promettente, grazie alla sua capacità di fermentazione e alla tolleranza a carenze di azoto assimilabile. Queste caratteristiche lo hanno reso idoneo per la vinificazione su larga scala, come confermato dalla prova di fermentazione condotta su 200 ettolitri di mosto dalla cooperativa Vignaioli.
La Cantina Vignaioli Morellino di Scansano, con il suo presidente Benedetto Grechi, ha espresso grande soddisfazione per la collaborazione, sottolineando l’importanza di coniugare scienza e tradizione per valorizzare ulteriormente l’espressione territoriale del Sangiovese. “Speriamo che questa selezione di lieviti fatta direttamente nei nostri vigneti contribuisca a esaltare il carattere unico dei nostri vini”, ha dichiarato Grechi.
Il progetto rappresenta un importante passo avanti per la valorizzazione delle specificità locali nel settore vitivinicolo, puntando sui lieviti ecotipici. Questi microrganismi possono garantire un’elevata affidabilità tecnologica senza compromettere l’originalità sensoriale dei vini, come auspicato dall’iniziativa congiunta di Unioncamere e il Ministero dell’Agricoltura.
https://www.rossorubino.tv – 30/09/2024
Le nuove evoluzioni del mercato del vino
I dati esposti da Denis Pantini affermano che il consumo del vino rosso in Italia è calato del 6% a favore delle “bollicine”, e dimostrano come l’esportazione di spumanti sia raddoppiata negli ultimi 10 anni (si è passati dal 17% al 25%) e sia in continuo aumento.
Dall’altro lato, tuttavia, va sottolineato che, rispetto ad una volta, il pubblico beve meno vino. Oltre ai motivi legati al calo della popolazione e quindi dei consumatori, gli esperti in sala hanno spiegato questo trend rilevando un cambiamento nelle abitudini delle famiglie italiane che non lo consumano più quotidianamente: aumenta infatti il consumo occasionale – magari in occasione di una cena di lavoro o di un incontro formale – a scapito di quello abituale o quotidiano.
Come ha spiegato Enrico Zanoni, se una volta il vino rosso era un elemento fisso al centro delle tavole e il pranzo o la cena costituivano un contesto di avvicinamento per i giovani, ora non è più così e le nuove generazioni lo sperimentano fuori casa e al posto del rosso, preferiscono lo spumante. A contraddistinguerli è anche l’approccio agli alcolici completamente diverso rispetto a quello tradizionale: sono molto più fluidi nei consumi, più attenti all’ambiente e alla loro salute, passano senza problemi da un drink ad un vino, pasteggiano con cocktail e sono curiosi sperimentatori di prodotti d’innovazione.
Il loro atteggiamento spiega la diffusione dei vini dealcolati o le alternative analcoliche che si stanno facendo strada nel nord dell’Europa e negli Stati uniti. Diversi i motivi alla base di queste scelte: si va, come ha sottolineato Giulia Caffiero, da decisioni legate alla prudenza (non si regge il vino o si deve guidare) a scelte dettate dalla salute. Un trend cui Zonin cerca di porre rimedio lavorando sulla consapevolezza e la conoscenza, attraverso l’Academy Zonin 1821: un percorso formativo in collaborazione con le università dedicato a singoli ma anche a partner commerciali, per la promozione della cultura vitivinicola.
Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con Corriere della Sera.
https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it – 22/09/2024
Finanziamento di 3 milioni per il riutilizzo di 7 milioni di bottiglie
3 milioni di euro. È il finanziamento raccolto dalla startup francese Eco in pack per riciclare 7 milioni di bottiglie destinate a vini e superalcolici, creando così un circolo virtuoso contro lo spreco e l’inquinamento.
Dotata di un laboratorio di raccolta, cernita e lavaggio dalla fine del 2022, Eco in Pack ha dimostrato la sua efficacia nel riutilizzo delle bottiglie collaborando con marchi di vino tra cui Lafite e A. de Luze a Bordeaux e marchi di liquori come Hennessy, Martell e Rémy Martin. Ha collaborato anche con eventi come Wine Paris e il Fête le Vin di Bordeaux.
La capacità di lavorazione dell’azienda, tuttavia, è limitata a 200mila bottiglie; da qui la necessità di raccogliere fondi per incrementare la produttività. I 3 milioni raccolti porteranno la capacità annua di trattamento a 7 milioni di bottiglie entro il 2027, che verranno pulite grazie a una nuova lavatrice industriale. Nel prossimo biennio verranno attivati altri centri aziendali in diverse località, sia in Francia sia all’estero, per incrementare il business.
Allo stesso tempo, la startup continua a lanciare programmi di formazione e consulenza attraverso l’agenzia Impact Consulting con l’obiettivo di attuare un piano d’azione concreto e distribuito nel tempo, partendo dall’eco-design del packaging per culminare con il riutilizzo delle bottiglie.
https://vinonews24.it – 24/09/2024
Grignolino Monferrato Casalese Doc diventa anche Metodo Classico
Il nord Italia aggiunge un’altra bollicina Metodo Classico rivendicabile. La domanda di proposta di modifica del Disciplinare di Produzione era stata presentata dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese quattro anni fa.
Dal 1 settembre il nord Italia ha un’altra bollicina Metodo Classico rivendicabile.
Dopo Altalanga, Franciacorta, Alto Adige e Trento ora tocca al Grignolino del Monferrato Casalese doc Spumante Rosé, la cui modifica del Disciplinare di Produzione è stata pubblicata lo scorso 12 agosto in Gazzetta Ufficiale dopo che la richiesta era stata presentata dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese quattro anni fa con l’intento di far conoscere maggiormente il vino simbolo del territorio e recuperare una produzione che affonda le radici nei secoli.
Da documenti storici risulta infatti che lo spumante prodotto con uve Grignolino risale alla fine dell’Ottocento, con una prima versione attribuibile ai Conti Callori di Vignale Monferrato, poi ripresa dall’enologo Amilcare Gaudio (noto come “Il Re” del Grignolino) – recentemente scomparso – il quale ne fece una piccola sperimentazione etichettata ad hoc riconoscendo le caratteristiche particolari di questo vino e intuendone le potenzialità.
Il prodotto è stato ripreso nel 2010 dagli enologi Mauro Gaudio e Donato Lanati in seguito all’intuizione di Beatrice (nipote di Amilcare) e Gabriella Gaudio di introdurre uno spumante tipicamente monferrino.
Si è visto che si tratta di un vino che va migliorando nel tempo, specialmente verso i 32 mesi, con il colore che assume un tono rosato e un profumo fragrante e complesso.
Il Grignolino sarà esclusivamente a rifermentazione naturale in bottiglia, con permanenza sui lieviti per almeno 18 mesi. Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è fissato al 12%, con acidità totale minima di 5,5 g/l.
Le aspettative sono alte: grazie al recente riconoscimento, i produttori attendono un aumento delle richieste, che possano far collocare questo prodotto tra gli spumanti autoctoni.
https://vinonews24.it – 09/09/2024
L’intervista impossibile a Federico Martinotti
Nell’anno del Centenario della scomparsa del grande Federico Martinotti, il Comitato Casale Monferrato Capitale della DOC, in collaborazione con il Comune di Casale Monferrato nell’ambito delle iniziative della Festa del Vino del Monferrato, organizza due importanti eventi, entrambi presso il Salone Marescalchi sugli spalti del castello Paleologo.
Domenica 15 settembre, con inizio alle ore 10.30, viene ospitata l’Associazione Culturale Villaviva di Villanova Monferrato, paese di origine del Martinotti, con Pierluigi Buscaiolo che presenterà il libro “Vita ed Opere di Federico Martinotti” e vedrà anche la partecipazione del Presidente del Consorzio dell’Asti Spumante Stefano Ricagno che parlerà dell’iter del progetto di costituzione di un Istituto Nazionale degli Spumanti Italiani di Qualità Metodo Italiano Martinotti.
Domenica 22 settembre, ancora con inizio alle 10.30, il Comitato Casale Monferrato Capitale della DOC presenterà l’evento “Vitivinicoltura e Resistenza tra passato e futuro” ovvero i risultati dei lavori di riordino, inventariazione, catalogazione e prima digitalizzazione degli Archivi del Centro di Documentazione della DOC di Casale Monferrato: i lavori saranno introdotti dal Sindaco di Casale Monferrato Emanuele Capra e dal Presidente del Comitato Doc Andrea Desana, quindi il Direttore della Fondazione Radici di Alba Marcello Pasquero che ha in modo sostanziale collaborato in coprogettazione per la realizzazione dello specifico bando della Regione Piemonte ed infine i due archivisti Wanda Gallo e Francesco Benatti proietteranno i documenti e le fotografie storicamente più significative presenti nell’archivio. Tra l’altro questo importantissimo lavoro potrà anche rappresentare il primo nucleo documentario del progetto di realizzazione dell’Archivio Nazionale dei Vini DOC italiani che sarà realizzato in collaborazione tra il Centro di Documentazione della DOC “Paolo Desana”, Associazione Nazionale Città del Vino e l’Unione Italiana Vini sede di Milano.
Sempre domenica 22 settembre sarà riproposta in modo spettacolare alle ore 21.00, sugli spalti del castello Paleologo, l’intervista impossibile a Federico Martinotti a cura di Giorgio Milani, Monica Massa e Massimiliano Limonetti.
https://cittadelvino.com – 04/09/2024
Marta Clot la giovane sommelier catalana che vuole rendere più “leggero” il mondo del vino
Marta Clot non è solo una sommelier di grande talento, ma anche un influencer molto acclamata da un pubblico giovane, non per forza appassionato alla materia. Attraverso un approccio disinvolto, e privo di pregiudizi, la trentenne sta abbattendo le barriere del mondo elitario del vino, e s’impegna affinché piccoli produttori locali della Catalogna vengano conosciuti e apprezzati.
Nota per raccontare il mondo del vino in modo disinvolto e senza tanti orpelli, Marta desidera avvicinare e far conoscere, a quante più persone, il nettare degli dei e liberarlo da quell’alone di elitarismo che da sempre lo avvolge. “Sembra che per bere vino sia necessario conoscerlo meticolosamente o fare un corso. Il vino fa paura e dobbiamo porre fine a tutto ciò. Mi piace parlare del vino in generale, con un tono diretto e disinvolto, come se stessi parlando con i miei amici. Penso che sia importante rendere più leggero l’approccio a questo settore. Quante volte si sente dire: “Non me ne intendo di vini”, ma chi conosce a fondo la produzione del formaggio o di altri prodotti?”, racconta a El Pais.
Marta ha iniziato la sua carriera come pasticcera e solo qualche anno più tardi, quando ha sentito la necessità di una svolta, si è iscritta a un corso di degustazione a Barcellona. “Mi è piaciuto molto. Ho visto quel corso come un’opportunità per collegare il vino al mio lavoro di pasticcera per creare abbinamenti”. Leggi il resto di questo articolo »
I quattro marchi di vino più preziosi al mondo sono tutti in mano alla stessa azienda
Un rapporto redatto da Brand Finance, società di consulenza e di valutazione, ha esaminato cinquemila marchi appartenenti al mondo del vino con l’intenzione di classificarli in base al loro valore e alla loro “forza”, mediatica ma anche e soprattutto economica. Il podio (e il gradino immediatamente seguente) è composto da Moët & Chandon, Chandon, Veuve Clicquot e Dom Pérignon – tutti appartenenti al portafoglio di un singolo gruppo. Avete già indovinato quale?
Non era una domanda difficile, a onore del vero. Si tratta di LVMH, la “creatura” di proprietà di un certo Bernard Arnault, da anni in competizione con i Musk, i Bezos e i Zuckerberg di questo mondo per la poltrona di primo Paperon de’ Paperoni del globo terracqueo.
Il vino in numeri: quanto valgono i brand di LVMH?
Moët & Chandon si classifica (ancora una volta) Leggi il resto di questo articolo »
La Scandinavia come il Mediterraneo: ecco come la Svezia adesso scommette tutto sul vino
È il caso di Westervin, l’azienda agricola nata per la coltivazione di lattuga in serra e passata nel 2003 all’uva per la produzione di vino. Un’avventura, come racconta Italia Oggi, nata per caso dall’intuizione di Agne Johansson, che in tempi non sospetti ha messo in piedi nella Svezia Meridionale, vicino a Linköping, un vigneto di uva da tavola biologica. Una cantina innovativa che oggi può vantare 4,5 ettari in serre e oltre 1000 viti in campi aperti nel suolo svedese. E che insieme a Murre Sofrakis - il pioniere del vino svedese che per primo nel 2001, appena due anni dopo il via libera di Bruxelles alla coltivazione commerciale della vite in Svezia, ha piantato mezzo ettaro di viti nel giardino del mercato di suo padre a Klagshamn, alle porte di Malmö – ha dato il là a una generazione di viticoltori che sta cercando di scolpire una nicchia nel mercato nazionale e estero.
In effetti, sono tante le realtà ai confini del Nord Europa e lontane dalle tradizionali regioni vinicole mediterranee che stanno esplorando il potenziale dei vecchi territori artici. Basti pensare al fatto che in Svezia i vigneti sono passati da quattro a 40 in un solo decennio e che attualmente, secondo il gruppo industriale Svenskt Vin, nel Paese si dedicano alla viticoltura un quarto degli ettari coltivati dalla Francia, il primo produttore di vino al mondo. Una cifra per molti non ancora impressionante ma destinata a crescere, grazie anche tra la recente liberalizzazione del monopolio sugli alcolici e lo sviluppo di nuove tecniche e nuove varietà di uva resistenti al freddo. Leggi il resto di questo articolo »