Curiosità
Negli Stati Uniti è Prosecco mania, nonostante i dazi di Trump. E il merito è delle donne
Cosa, anzi chi, c’è dietro alla Prosecco-mania negli Stati Uniti? A rivelarlo è l’analisi dell’Osservatorio Uiv sui dati Iwsr, secondo cui il 60% dei consumi delle bollicine del Triveneto è in quota rosa. Sono, quindi, le donne a sostenere Oltreoceano le vendite del re degli sparkling made in Italy. Non solo. Le consumatrici sono anche più informate sull’offerta enologica rispetto agli uomini: con un tasso di awareness al 76% contro il 69% dei maschi. Le bollicine trivenete, in particolare, raggiungono un livello di notorietà del 48% tra le donne, mentre si fermano al 31% tra i maschi.
Ma – rileva l’Osservatorio – dietro il “fenomeno Prosecco” negli Usa, che tra gennaio e febbraio hanno registrato una corsa alle scorte pre-dazi (+42% il valore dell’export nel primo bimestre), non c’è solo la variabile di genere. Se si guarda al portafoglio, a stappare bollicine made in Italy sono nel 65% dei casi i consumatori che guadagnano oltre 80mila dollari l’anno, e più di un quarto dei Prosecco-lovers (27%) dichiara redditi per più di 150mila dollari.
Ma quanto costa bere bollicine italiane negli States? Leggi il resto di questo articolo »
Vanno all’asta i primi vini del Buthan
Sì è svolta la prima asta di vini prodotti in Buthan. La casa d’aste Bonhams ha infatti organizzato un’asta online per un totale di 48 bottiglie della Bhutan Wine Company.
“Stiamo partecipando a un evento storico”, ha dichiarato a The Drinks Business Terrence Tang, responsabile di Bonhams per i vini e gli alcolici in Asia, all’inizio della vendita. “È un’asta speciale e ci aspettiamo di vedere un grande interesse da parte dei collezionisti globali. Molti hanno sentito parlare molto del Bhutan ma non ci sono mai stati e sono curiosi”.
Durante i primi giorni di vendita le offerte per la bottiglia Ser Kem da 7,57 litri soprannominata “The Himalayan” avevano già raggiunto i 10.000 dollari. Il prezzo finale è stato pari a 18.750 dollari. L’asta è stata un evento storico per un Paese che non ha mai prodotto vino in precedenza.
I co-fondatori della Bhutan Wine Company, Michael Juergens e Ann Cross, sono entrambi nuovi al mondo del vino; Juergens è partner della Deloitte, mentre Cross si è specializzata nel marketing per aziende del calibro di Disney. I due americani hanno intrapreso un ambizioso piano decennale per costruire una nuova regione vinicola sostenibile nel Paese himalayano dopo averla visitata per la prima volta nel 2017. Le uve della vendemmia inaugurale del 2023 sono confluite nel Ser Kem – che in bhutanese significa “offerta alcolica agli dei” – e sono uvaggi di vitigni rossi e bianchi piantati nel 2019 ad altitudini fino a 2.750 metri.
“L’unicità, la rarità e la storia dei vini della Bhutan Wine Company li rendono senza dubbio l’aggiunta più emozionante per i collezionisti e gli intenditori di vino” ha commentato la casad’aste.
The Himalayan ha una misura insolita, 7,57 litri, perché fa riferimento alla vetta di 7,57 km (7570 metri) del Gangkhar Puensum, la montagna non scalata più alta del mondo.
https://www.federvini.it -27/04/2025
Dal castagno una tecnica innovativa e sostenibile per un vino senza solfiti
Un’innovazione destinata a trasformare il modo in cui il vino viene conservato e protetto, senza la necessità di solfiti: Chestwine, frutto di una ricerca avanzata condotta dal Centro de Investigação de Montanha (Cimo) e dell’Istituto Politecnico di Braganza, in Portogallo, è una soluzione dalle proprietà antiossidanti e antimicrobiche ricavata da sottoprodotti del castagno (Castanea sativa) che consente di preservare la qualità e l’integrità del vino senza alterarne il colore ed esaltando il profilo aromatico ed il sapore.
Chestwine, 100% naturale e sostenibile, è firmato da Tree Flowers Solutions, start up biotecnologica portoghese che lo ha industrializzato e testato. Diversi produttori in Portogallo, Spagna, Francia e Italia lo stanno già integrando nei loro processi produttivi, mentre i primi vini stanno per uscire sul mercato.
Il dibattito sull’uso dei solfiti nella vinificazione è sempre più acceso, con un numero crescente di consumatori alla ricerca di alternative più salutari. Chestwine offre una risposta concreta a questa esigenza, mantenendo intatte le caratteristiche organolettiche del vino e garantendo una protezione efficace dall’ossidazione e dalle contaminazioni microbiche.
Dai test condotti, i vini trattati con Chestwine hanno mostrato una maggiore espressione aromatica e una protezione ottimale senza le alterazioni tipiche dei solfiti. Enologi e produttori che lo hanno utilizzato riportano una vinificazione più pulita con vini che mantengono la loro identità varietale senza interferenze chimiche. “L’obiettivo è offrire ai produttori una soluzione naturale ed efficace, che consenta di eliminare i solfiti senza compromettere la qualità del vino – spiega Philippe Ortega, co-fondatore di Tree Flowers Solutions – finora, le prove effettuate in diversi Paesi hanno confermato che i vini trattati con Chestwine mantengono intatte le loro caratteristiche organolettiche, con un impatto nullo su colore, aroma e struttura. Questo non solo risponde alle esigenze di mercato, ma contribuisce a un approccio più sostenibile alla vinificazione”.
Ortega sottolinea inoltre come questa innovazione risponda a un’esigenza sempre più sentita dai consumatori, che manifestano una crescente sensibilità verso la qualità e la salubrità del vino. Chestwine rappresenta anche un modello di economia circolare applicato al settore vitivinicolo: trasformando i fiori di castagno, un sottoprodotto agricolo spesso inutilizzato, in un ingrediente funzionale e prezioso per la vinificazione, il progetto contribuisce a ridurre gli sprechi e a valorizzare le risorse naturali.
Questo processo non solo dà nuova vita ad una materia prima di scarto, ma crea anche opportunità di lavoro per le comunità locali impegnate nella raccolta, promuovendo una filiera sostenibile e responsabile.
https://winenews.it – 27/04/2025
Uno dei migliori spumanti al mondo è trentino
Il riconoscimento per Maso Martis che stacca dei veri e propri mostri sacri
Prima del blasonato Dom Pérignon e al quarto posto della classifica dopo mostri sacri come Egly Ouriet, Krug e Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco. È questo l’ottimo piazzamento messo a segno dalla Madame Martis 2013. Ma non solo, perché il Trentodoc di punta di Maso Martis, la boutique winery trentina da anni al vertice della produzione spumantistica italiana, ha staccato di misura altri mostri sacri della spumantistica italiana come il Trendodoc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2015, l’Alta Langa Pas Dosé 140 Mesi Zero ’11 di Enrico Serafino e il Franciacorta Bagnadore Riserva ’16 di Barone Pizzini.
Un risultato che riempie di orgoglio l’enologo di Maso Martis, Matteo Ferrari, e la famiglia Stelzer, che oggi vede impegnati in azienda non solo i fondatori, Antonio e Roberta, ma anche le figlie Alessandra e Maddalena, a cui i genitori hanno passato il testimone un paio di anni fa.
Il verdetto è stato decretato lunedì 7 aprile a Verona, durante il Vinitaly, dove nello stand del Gambero Rosso è andata in scena la “Sentenza di Verona”. “Probabilmente Antonio e Roberta Stelzer saranno soddisfatti a leggere il nome della propria azienda che campeggia tra due mostri sacri della spumantistica, addirittura precedendo il Dom. Il Madame Martis Riserva ’13 è molto complesso aromaticamente, tra pietra focaia e agrumi, un lieve tocco affumicato ed erbe aromatiche. In bocca sfoggia un’eleganza e una freschezza che abbiamo ritrovato solo nelle Cuvée migliori, accompagnate da una solida struttura fatta di sapore e sapidità”: questa la recensione del Gambero Rosso.
https://www.trentotoday.it – 25/04/2025
La nuova era delle liste vino, ma si potrà davvero fare a meno del sommelier?
Le liste dei vini hanno assunto molte forme, evolvendosi da noioso e dettagliati cataloghi a descrizioni divertenti su lavagna, tablet o persino sul telefono attraverso un codice QR.
Mentre le vendite di vino stanno soffrendo riduzioni in tutto il mondo, molti locali cercano nuovi modi di attirare consumatori rendendo l’offerta più attraente, senza sottovalutare il potere dell’accessibilità e della trasparenza delle informazioni nell’era digitale. I locali on-trade si chiedono se liste dei vini, migliori e più interattive, possano finalmente sostituire la preziosa interazione umana e in particolare la presenza di un sommelier.
Cinque anni fa l’acclamato critico enologico James Suckling pensava di aver perfezionato la carta dei vini di una popolare compagnia di crociere collocando i vini più leggeri sul ponte della piscina e quelli più corposi nella steakhouse. Non è andata come pensava lui. “La gente non lo capiva e continuava a chiedere l’intera lista – ha raccontato -. Tutti cerchiamo da tempo di trovare una forma per rendere il vino più accessibile. È molto difficile farlo bene. È necessario l’elemento umano”.
Nel suo locale a Hong Kong Suckling ha tre menu: il primo è una lista completa di 40.000 vini, 400 dei quali disponibili al bicchiere. Le descrizioni contengono il nome del vigneto, l’anno di produzione, il prezzo e il suo punteggio, “in modo che la gente possa valutare il prezzo”, dice Suckling.
La seconda è una lista più accessibile di oltre 50 vini organizzati in base al corpo e alla consistenza in bocca (come “Ricco e stratificato” o “Di medio corpo e croccante”). Ogni voce è accompagnata da una descrizione del profilo gustativo o della regione.
In allegato c’è una mini lista di vini iconici. Alcune di queste etichette vengono servite anche nelle cabine di business e di prima classe di Cathay Pacific “così gli ospiti possono iniziare a sorseggiare qualcosa che conoscono bene per iniziare. Poi possono immergersi nella vasta lista”, dice Suckling. Circa la metà delle entrate del ristorante di Hong Kong proviene dai vini presenti in quest’ultima lista.
https://www.federvini.it – 24/04/2025
I francesi bevono sempre meno vino. Champagne ai minimi storici, mentre volano le richieste di Prosecco
In Francia si assiste ad un lento declino degli acquisti domestici. E se le scelte si spostano verso bianchi e rosati, preoccupa il -26 delle bollicine d’Oltralpe per antonomasia.
In declino i consumi francesi di vino: nel 2024 si registra un -4% sia a volume sia a valore rispetto al 2023. A dirlo è l’agenzia statale FranceAgrimer che rivela i dati di Circana e Kantar Worldpanel sugli acquisti domestici che si son fermati a 8 milioni di ettolitri di vino per 4,4 miliardi di euro di fatturato. Un trend che rappresenta la continuazione di un fenomeno iniziato già da qualche anno.
In questa lenta regressione non si salva nessuna tipologia o colore, anche se a perdere più è il vino rosso, che registra un -7% in volume rispetto al 2023. Ma la colpa non è solo delle nuove generazioni. Sono, infatti, le persone di età compresa tra 50 e 64 anni (lo zoccolo duro dei consumatori rossisti) a spostarsi gradualmente verso il rosé e il bianco. Meno peggio i cali delle bollicine allo scaffale rispetto ai vini fermi: -2% in volume e in valore rispetto al 2023, con 164 milioni di bottiglie vendute e 1,4 miliardi di euro di acquisti.
Nonostante la tenuta degli sparkling, l’analisi sottolinea la grande sofferenza dello Champagne. Il -26% a volume non lascia scampo alle bollicine francesi per antonomasia (la media triennale è del -10%), che nel 2024 non è andato oltre 26,7 milioni di bottiglie per 345 milioni di euro (-6% sul 2023).
Di contro, prosegue la corsa alle bollicine estere, trainata dal Prosecco che raggiunge 10 milioni di bottiglie (+9% in volume rispetto al 2023) e che ormai rappresenta quasi un terzo dei volumi degli spumanti a denominazione consumati in Francia.
https://www.gamberorosso.it – 23/04/2025
Vino ed etichette, “bene i Qr Code per gli ingredienti, ma resta il rischio degli health warning”
Passi in avanti positivi sul fronte dell’etichettatura dei vini in Ue, con gli ingredienti e i valori nutrizionali via Qr Code, ma ancora non scompare lo “spauracchio” delle avvertenze sanitarie sulle etichette dei vini: lo ricorda Unione Italiana Vini – Uiv, riunita a Canelli, nelle storiche cantine di Fratelli Gancia, per il suo Consiglio Bazionale. Da cui l’Unione, per voce del presidente Lamberto Frescobaldi, esprime speranza anche per l’evolversi della questione dazi Usa, confidando nella visita della Premier italiana, Giorgia Meloni, dal Presidente Usa, Donald Trump, in programma alla Casa Bianca, a Washington, il 17 aprile.
“Il Consiglio Nazionale Uiv ritiene un buon passo avanti quanto definito in materia di etichettatura dal Pacchetto Vino presentato dal Commissario Europeo per l’Agricoltura, Christophe Hansen, lo scorso 28 marzo. La proposta normativa illustrata rappresenta, infatti, un progresso per la digitalizzazione delle informazioni ai consumatori rispetto a ingredienti e valori nutrizionali attraverso l’utilizzo del Qr Code. Tuttavia, si è precisato, oggi, durante il Consiglio, contrariamente a quanto emerso su alcuni organi di stampa, non risulta ad oggi alcun atto giuridico che scongiuri il ricorso a etichette sanitarie. L’unica via attualmente percorribile – aggiunge Unione Italiana Vini – per intervenire sull’etichettatura in termini di raccomandazioni salutistiche è l’autoregolamentazione. Leggi il resto di questo articolo »
L’alcol non è lo spirito del vino
Il Dottor-Nutrizionista Marco Bernardone (cfr. Al supermercato col Nutrizionista e il gusto delle cose) si stava impegnando in un attento esame organolettico di un Timorasso dei Colli Tortonesi con cui avevamo deciso di iniziare il pranzo. Giancarlo Scaglione (cfr. Una gomma squarciata e un’occasione fortunata; Vigne antiche e orchidee fiorite: Pian dei Sogni) sornione, ascoltava compiaciuto. Io stavo muto. Pensavo, infatti, ai loro ragionamenti via via sempre più approfonditi, stimolati da un articolo di Angelo Gaja (il “Re del Barbaresco”, ma non solo – cfr. Una Gaja giornata a Barbaresco), che avevamo avuto il privilegio di leggere in anteprima, poi pubblicato su La Stampa il 16 febbraio 2025.
Mi piace sempre molto ascoltare persone che stimo, mentre parlano di cose che non so. In sostanza la questione era se l’alcol contenuto nel vino sia del tutto uguale all’alcol dei superalcolici e degli altri derivati. Angelo Gaja aveva scritto “non si tratta di stabilire gerarchie o fomentare la competizione tra diversi prodotti ma solo di offrire il massimo di chiarezza ai fruitori: far credere che il consumo di vini, spiriti o aperitivi, sia analogo o anche solo simile è fuorviante e scorretto proprio per le finalità e diverse modalità di assunzione”.
Ci si chiedeva se il consumo di alcol e in particolare di quello contenuto nel vino sia sempre e comunque nocivo in qualsiasi soggetto e quantitativo. Quella notte stessa il Dottor-Nutrizionista ha effettuato una ricerca e il mattino dopo ne abbiamo ricevuto l’esito. Leggi il resto di questo articolo »
L’ultima farfalla del Sangiovese
Se sei un amante del sangiovese è quasi impossibile che non ti sia mai imbattuto nel nome di Giulio Gambelli. Winemaker, maestro assaggiatore, “lucidatore di vini” (cit. Burton Anderson), Gambelli è stato uno dei pionieri della valorizzazione del sangiovese nonché dei più importanti territori del vino toscano. Ha insegnato a fare vino a tanti. Un suo assaggio era meglio di qualsiasi analisi di laboratorio e bastava per dirti da quale zona, botte o addirittura parcella provenisse quel vino, per poi eventualmente suggerire cosa fare o non fare per migliorarlo.
Un vissuto di quasi settanta vendemmie, che lo ha visto padrino nonché rifinitore di vini in alcune delle più importanti aziende toscane tra le quali Soldera, Montevertine, Poggio di Sotto, e poi Lilliano, Ormanni, Petrolo, San Donatino, Villa Rosa, Bibbiano e altre.
Ha fatto grandi diversi Chianti Classico ed è stato anche uno degli artefici nell’affermazione dei vini di Montalcino, collaborando direttamente col consorzio e consigliando gran parte delle aziende ilcinesi al loro principio. Non disdegnava all’occorrenza vitigni internazionali come cabernet sauvignon e merlot, ed era prodigo di consigli anche per chi produceva vino venduto a grandi imbottigliatori.
Oltre i vini, ho iniziato ad incuriosirmi della persona sentendo spesso parlare chi lo ha vissuto, Leggi il resto di questo articolo »
“Fermate tutte le spedizioni di vino dall’Ue”: il messaggio Us Wine Trade Alliance
“Consigliamo vivamente alle aziende americane di FERMARE TUTTE LE SPEDIZIONI DI VINO, LIQUORI E BIRRA DALL’UNIONE EUROPEA. L’attuale rischio di dazi è troppo alto”. Lo scrive, nero su bianco, con tanto di caratteri maiuscoli, come ad urlarlo, la Us Wine Trade Alliance (Uswta) che, si legge sul suo sito, “rappresenta tutti i livelli del commercio del vino negli Stati Uniti nella lotta contro le tariffe sul vino”.
In una lettera ai suoi membri, pubblicata on line, dove ribadisce che, sebbene ancora non ci siano provvedimenti ufficiali, il rischio che arrivino è reale e con eventuali gravi conseguenze, e che il vino, di fatto, rischia di essere una vittima sacrificale in una guerra commerciale in cui non c’entra nulla.
“Come sapete, il presidente Trump ha minacciato tariffe del 200% su tutti gli alcolici provenienti dall’Unione Europea, in risposta alle tariffe Ue pianificate sul bourbon statunitense e su altri prodotti.
L’annuncio dell’Unione Europea vedrebbe l’entrata in vigore delle tariffe il 1 aprile. Riteniamo possibile che gli Stati Uniti possano reagire immediatamente con i dazi il 2 aprile, utilizzando una sezione del diritto commerciale mai utilizzata prima”, spiega al Uswta. Che aggiunge: “stiamo lavorando diligentemente per garantire che qualsiasi emanazione tariffaria abbia un’eccezione per le merci sull’acqua, ma la realtà piatta è che, in questo momento, non c’è alcuna garanzia di un’eccezione per le merci in transito al momento dell’emanazione di una tariffa.
L’interruzione che ciò causerebbe non ci sfugge, e non prendiamo alla leggera questa raccomandazione. Per essere chiari, non è stato ancora pubblicato alcun avviso di registro federale su questo tema, ed è possibile che gli Stati Uniti o l’Unione Europea possano allontanarsi dall’attuale ritorsione, ma, in questo momento, c’è il rischio che le merci possano essere tassate se arrivano negli Stati Uniti dopo l’inizio di aprile.
Non si tratta di una lotta di cui siamo responsabili, ma è una lotta in cui ci troviamo comunque. Stiamo parlando con il personale dell’Agenzia e con i membri del Congresso ogni giorno e vi daremo ulteriori informazioni non appena le avremo”.
https://winenews.it – 19/03/2025