Belgio ritira legge contro il vino. E’ una vittoria dell’Italia

Il governo belga ha deciso di bloccare il provvedimento che prevedeva l’introduzione di scritte allarmistiche nelle pubblicità per i prodotti alcolici tra cui il vino. L’ennesimo attacco era arrivato pochi giorni prima del 56° Vinitaly, al quale ho partecipato.

Tra le varie richieste del settore vitivinicolo abbiamo raccolto la preoccupazione per le decisioni belghe. Si temeva un secondo ‘caso Irlanda’ con l’introduzione di messaggi allarmistici sulle etichette.

Poche ore dopo, con l’ufficialità della richiesta autorizzativa del Ministero della Salute belga alla Commissione europea, Lucia Vuolo ha chiesto al Governo italiano di presentare un parere circostanziato contrario entro il 22 aprile per contrastare questa norma. Ed è di queste ore, la comunicazione del Capo di Gabinetto del Ministero della Salute belga che informa di aver fermato il provvedimento.

Spero che questo sia un passo indietro definitivo e che nella prossima legislatura si affronti definitivamente il problema delle iniziative dei singoli stati che svantaggiano un intero settore. Bisognerà insistere sulla definizione di consumo spiegando la differenza tra “uso” ed “abuso” e promuovendo un settore che va difeso e tutelato.

https://www.agendapolitica.it – 26/04/2024

Il vino si degusta in mare aperto: partnership tra Msc Crociere ed Associazione Italiana Sommelier

Quando si guida non si deve bere. Ma se si viene cullati dal mare su una nave da crociera, un buon calice di vino ci si può concedere nel massimo della tranquillità e del relax. E per scegliere quello giusto, Msc Crociere, terza compagnia crocieristica al mondo e leader europeo nel settore, da qualche anno ha scelto come partner l’Ais – Associazione Italiana Sommelier, come racconta, tra le altre cose, l’evento “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc” che, nel 2023, è andato in scena a bordo dell’ammiraglia Msc World Europa, nella Convention Nazionale Ais di Genova. E grazie a questa partnership, ora, si aprono tante opportunità professionali a bordo delle navi da crociera per i sommelier.

“La nostra ormai solida partnership con Ais si rafforza con questa ulteriore e importante iniziativa, finalizzata a offrire interessanti sbocchi professionali nel settore food & beverage a bordo delle nostre navi. L’enogastronomia rappresenta, infatti, uno dei grandi punti di forza delle nostre crociere e uno dei principali elementi differenzianti nella scelta delle vacanze da parte dei nostri ospiti”, ha detto Luca Valentini, direttore commerciale di Msc Crociere. Per il presidente Ais, Sandro Camilli “questa partnership offre ai nostri soci un’opportunità unica per intraprendere una carriera entusiasmante e gratificante nel settore del vino a bordo delle navi da crociera Msc. Siamo certi che questa esperienza li porterà a crescere professionalmente e a vivere momenti indimenticabili in giro per il mondo”.

Le navi Msc sono infatti alla ricerca di “sommelier brillanti e motivati – spiega una nota – ai quali offrire un’esperienza professionale unica nel suo genere: lavorare nelle numerose enoteche, ristoranti, cocktail bar e birrerie di alto livello presenti a bordo. Un ambiente di lavoro internazionale, dove mettere a frutto il proprio talento, a contatto con un pubblico realmente globale. Un’esperienza formativa unica, in un contesto stimolante e in continua evoluzione, tramite il quale conoscere nuove culture, paesi e abitudini alimentari di ogni parte del mondo”. Come spesso accade, grazie ad una buona bottiglia di vino.

https://winenews.it – 22/04/2024

Finirà in una bolla di sapone È tutto marketing

Elvira Maria Bortolomiol, produttrice dell’omonima cantina e Presidente Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, ha una posizione in linea con le decisioni ministeriali. Prodotti no alcol si, ma che non vengano chiamati vino.

Qual è secondo lei la riflessione principale in merito ai vini dealcolati?
« Il discrimine sta nel modo in cui si guarda a questo prodotto che non possiamo, in coscienza, più chiamare vino. È un prodotto nuovo, del tutto diverso, a cui ci affacciamo per compensare l’attuale momento di crisi». Un meccanismo di protezione a cui il sistema produttivo italiano non è affatto nuovo.
«Esatto, già in passato ci sono stati dei momenti storici in cui il dealcolato ha fatto capolino, però poi tutto si è risolto in una bolla di sapone.
Guardo quindi con circospezione alla possibilità di permettere alle cantine di produrre etichette di questa tipologia, modificando anche alcuni processi produttivi. Resta il timore che anche in questo caso si riveli più un figlio del marketing che un fenomeno di una qualche sostanza».

Chi produce vino dealcolato parla di dati di crescita importanti. Lei come si pone in merito?
«Comprendo il momento storico che stiamo attraversando, non vivo fuori dal mondo, anzi. Ma la mia posizione non cambia: un vino che viene privato di alcune sue parti fondamentali non può più essere definito tale, è una questione di onestà. Questo non toglie che ci si possa ugualmente approcciare al mercato del no alcol».

Quali soluzioni propone o sceglierebbe per la sua cantina?
«Attualmente non ho preso alcuna decisione, mi riservo questa possibilità per il futuro. Ritengo però che sia decisamente più etico e realistico decidere di produrre qualcosa di altro, di diverso. Dobbiamo pensare prodotti genuini, che siano espressione del territorio: meglio farlo con lavorazioni di alta qualità, interamente pensate ex novo, che con operazioni posticce».

Aprirebbe quindi le porte a un fermentato d’uva no alcol?
«Si, basta che non si tocchi il vino. Non ha senso cambiare un prodotto già perfetto così».

La Repubblica – 16/04/2024

Con riunione OIV in Italia, 30 Nazioni a confronto per difendere vino e agricoltore

“Per la prima volta in 100 anni l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino si riunisce in Italia, tra Franciacorta e Vinitaly. Trenta Nazioni del pianeta si confronteranno sul tema del vino: come proteggerlo, come valorizzarlo e come considerare il lavoro degli agricoltori il modo per manutenere l’ambiente, per garantire quel livello di qualità che noi percepiamo quando attraversiamo delle zone, come le colline del Chianti, le aree del Prosecco, dell’Amarone, e vediamo quel lavoro che l’uomo ha fatto per scolpire il territorio con la sua attività, e quindi anche per spiegare al mondo che l’agricoltura è un elemento fondamentale per l’ambiente e l’agricoltore è il primo ambientalista”. Lo ha detto il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, intervistato a Porta a Porta su Rai Uno.

https://agricolae.eu – 09/04/2024

Il Vinitaly ci dirà come sta il vino italiano

Come ormai saprete dal 14 al 17 aprile ci sarà il Vinitaly di Verona, la fiera del vino più importante d’Italia e tra le maggiori al mondo. Un evento che cade in un momento molto delicato per il vino in generale e per il comparto italiano in particolare. I motivi sono quelli legati alle congiunture politiche ed economiche internazionali, ovviamente, delle quali il vino è uno dei marker più precisi. Guerre, post pandemia, inflazione, anche se in calo. Poi una generale disaffezione al vino, soprattutto da parte delle giovani generazioni, che bevono molto meno dei loro coetanei di vent’anni fa. Per loro il vino è solo una delle tante opzioni. Il bere miscelato, le bevande analcoliche, la birra, ultimamente anche i superalcolici, che sono in ripresa, sono all’ordine del giorno. I motivi sono i più vari, e vanno da una disaffezione per gli stili di vita dei padri a questioni di ordine salutistico e di eco-sostenibilità.

Per di più in vari Paesi produttori, Francia, ma anche Italia e Stati Uniti, la lobby antialcolica, in buona parte sostenuta da specifiche ricerche scientifiche, sta mettendo in discussione alcuni punti fondamentali che hanno in passato fatto del vino un prodotto molto importante per la cultura materiale mediterranea, e quindi per il “made in Italy” agroalimentare.

Cosa ci dirà o, meglio, cosa potrà dirci il Vinitaly su temi come questi?
Intanto se siamo davanti a una crisi congiunturale o se si tratta di una questione strutturale. Lo diranno le presenze di importatori internazionali e di buyers, che negli ultimi tempi hanno acquistato meno che in passato, soprattutto in mercati fondamentali per l’Italia, come Usa, Germania e Regno Unito. Poi fioccheranno convegni vari che affronteranno i temi che vi ho appena esposto, e vedremo cosa diranno i principali player del vino italiano e i responsabili delle politiche agricole del nostro Paese. Per tre giorni di parlerà molto di vino anche sulle piattaforme generaliste, cosa abbastanza rara e soprattutto ambito ultimamente piuttosto controverso. Avremo un’idea sul polso della situazione, e se il malato è in fase di ripresa o meno, insomma. Soprattutto se il vino continuerà ad avere quel ruolo di simbolo di territori e di tradizioni che bene o male ha avuto nel periodo post scandalo del metanolo. Per la prima volta da allora non sarà scontato.

https://www.cronachedigusto.it – 08/04/2024

Prova per la Maturità gli studenti del liceo producono un vino

La Franconia, una delle regioni della Baviera, è una terra di grandi vini (oltre che di grandi birre): nell’incantevole area  attorno al Meno vengono prodotti superbi Silvaner, Müller-Thurgau, Riesling, Pinot Bianco, e il  pregiato Bacchus che incrocia i vitigni del  Silvaner è  Müller-Thurgau e Riesling. Al centro della regione c’è quel gioiello del barocco che è la città di Würzburg, una località dove il vino è sacro, dominata – non a  caso – da quello che è uno dei  vigneti più antichi della Germania, risalente almeno al 779 : quel Würzburger Stein di 85 ettari che fu celebrato anche da Goethe nei suoi versi. Non stupisce quindi poi tanto che proprio a Würzburg abbia visto la luce un interessante progetto che ha collegato scuola e vino in maniera interessante e originale. I protagonisti sono stati 15 studenti  del liceo Riemenschneider che, con il loro insegnante di chimica Klaus Perneker, come seminario individuale obbligatorio per l’ultimo biennio hanno fatto il loro Silvaner “Vino della maturità“, partendo da zero. O meglio, partendo dalla vendemmia del 2022 , quando,nel freddo e nella nebbia, equipaggiati di tutto punto con cesoie in mano e gerle in spalla, guidati dall’enologo Martin Schmitt dell’azienda vinicola Schmitts Kinder di Randeracker, già di primo mattino si sono inerpicati sui ripidi pendii del vigneto a raccogliere a mano i grappoli.

Un’intera giornata di lavoro per i futuri maturandi, Leggi il resto di questo articolo »

Un bicchiere di vino nello spazio? Si “berrà” in pillole

La prima etichetta a gravità zero sarà Orvieto Cl. Sup. Muffa Nobile Calcaia Barberini.

I ricercatori dell’Università Campus Bio Medico hanno presentato una soluzione per portare il vino nello Spazio sotto forma di capsule edibili.
Nel corso del simposio A tavola nello Spazio: produzione e conservazione di cibo, organizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana a Roma la scorsa settimana, è stata presentata una soluzione che permetterà anche agli astronauti di gustarsi un bicchiere di vino mentre sono in orbita. Lo stesso vale per i pochi che avranno le risorse per un’esperienza gastronomica nello Spazio.

Il vino non si potrà propriamente bere ma, come spiega Gamberorosso.it, verrà consumato in orbita sotto forma di pillole edibili. “Il progetto va un po’ controcorrente rispetto al periodo in cui se ne limita il consumo.  – spiega la dottoressa Elena Luciani dell’Università Campus Bio Medico di Roma – Il vino fa parte della nostra cultura ed è associato a momenti speciali o ad occasioni conviviali e questo progetto serve a fornire cibi piacevoli e famigliari contribuendo al benessere degli astronauti garantendo un senso di connessione con la terra”.

https://www.affaritaliani.it – 26/03/2024

Bianchi e prodotti da donne. Ecco due Vini Rari del centro Italia dal grande carattere

Sono tante le cose che uniscono i due Vini Rari che vi presentiamo questa volta. Le regioni da cui provengono sono diverse, i vitigni pure, ma prima di tutto, l’annata è la stessa. Entrambi 2020, non una cosa da poco per dei bianchi del centro Italia che, essendo attualmente in commercio, vogliono dimostrare la loro capacità d’invecchiamento. Ma il fattore più importante è un altro. Sono tutti e due il frutto di un pensiero profondo che arriva da due donne, viticoltrici, appassionate del vino e del loro lavoro.

Uno lo produce Giulia di Cosimo dell’azienda Argillae, realtà umbra dell’orvietano. Giulia ha voluto fortemente un grande bianco da invecchiamento, fedele al suo territorio e prodotto grazie a un materiale che caratterizza i suoli aziendali, l’argilla. Il Primo d’Anfora, infatti, è vinificato in anfore ed è per questo che secondo Giulia «il cerchio si chiude, tutto parte dalla terra e alla terra ritorna».

L’altro vino si chiama C’era Una Volta e il nome stesso ci riporta a una tradizione antica, figlia di un’esperienza del passato, che Giovanna Chessa – titolare dell’azienda che porta il suo stesso nome – ha voluto ereditare. Il vino è un Vermentino di Sardegna le cui uve macerano sulle bucce per circa due settimane, dopo una raccolta tardiva in vigna. Risultato assolutamente convincente e vino che, siamo certi, darà il meglio nel prossimo futuro.

https://www.gamberorosso.it – 10/03/2024

Cos’è l’Ippocrasso, il vino dolce che arriva direttamente dal Medioevo

Avete mai assaggiato l’Ippocrasso? Si tratta di un vino speziato dal sapore molto dolce, realizzato secondo un’antichissima ricetta che si fa risalire addirittura a Ippocrate di Kos, ritenuto il padre della Medicina moderna. Da molti considerati l’antenato del  Vermouth, non c’è dubbio che il successo di questo vino si attesta in epoca medievale. Siete curiosi di conoscere la storia di questo vino aromatizzato fermentato? Scopriamola insieme.

Secondo la credenza popolare, l’Ippocrasso sarebbe stato inventato dal famoso medico greco Ippocrate nel lontano V sec.a.C. C’è da dire però che non esistono prove a sostegno di questa tesi, perché le prime fonti che attestano l’esistenza di questo particolare vino risalgono al XVI secolo. Si tratta di un vino aromatico fermentato fatto con aggiunta di spezie e miele.

L’unica certezza è che gli antichi Greci bevevano i vini stomachici, ovvero dei vini locali a base di fiori di artemisia macerati. I Romani a questa tipologia di vino aggiunsero anche spezie ed erbe come timo, mirto e rosmarino.

La bevanda però nota come Hypocras diventa famosa solo in epoca medievale non solo come drink, ma anche come rimedio medico. Secondo gli storici, ogni speziale (o vinattiere) aveva la sua ricetta segreta per la preparazione dell’Ippocrasso. C’è chi usa come spezie cannella, mirro e rabarbaro e chi invece l’artemisia e il cardamomo. In ogni caso sembra come ingredienti fondamentali della ricetta ci fossero vino locale, cannella, zenzero e artemisia.

https://www.wineandfoodtour.it – 05/03/2024

Il misterioso Sangue di Giuda: il segreto dietro il nome del vino

Il Sangue di Giuda, entrando nel dettaglio, è un vino dolce rosso frizzante dal sapore distintivo e dal colore intenso. Anche questa sua particolarità dal punto di vista cromatico ne ha favorito l’accostamento al sangue.

La storia del Sangue di Giuda risale al Medioevo, quando la leggenda narra che Giuda Iscariota, il traditore di Gesù Cristo, si suicidò gettandosi da una roccia nella città di Acqui Terme, nel Piemonte.
Si dice che il sangue di Giuda, versato in quel luogo, abbia iniziato a crescere come un albero di vite da cui venne prodotto un vino dolce e rosso come il sangue del traditore. Poi però questo vino è stato inglobato in quelle che sono le produzioni tipiche del Pavese.
La storia potrebbe essere solo una leggenda, ma il vino Sangue di Giuda è diventato popolare per il suo gusto unico e la sua storia affascinante. Oggi è considerato un vino da dessert molto apprezzato in Italia e all’estero.

Esiste anche un’altra leggenda suggestiva
C’è anche una seconda leggenda popolare che si prefigge di spiegare il perché il Sangue di Giuda si chiami così. Si racconta che un giovane monaco tradì il suo voto di castità e fu scoperto mentre baciava una donna.
Il monaco venne giustiziato e il suo sangue cadde sul terreno, dando vita a una vite da cui vennero prodotte le prime uve del Sangue di Giuda. Questa leggenda ha contribuito a creare un’aura di mistero e romanticismo attorno a questo vino, che è diventato famoso per la sua dolcezza e il suo sapore fruttato e fragrante.

https://www.ricettasprint.it – 29/02/2024