Il vino in Sardegna si fa anche nel marmo.

Non è il primo esempio che conosciamo, già un anno fa la cantina toscana Fuori Mondo presentò il suo rosso affinato in grosse anfore di marmo proveniente dalle Alpi Apuane. Ma la storia di Marco Mossa, giovane vignaiolo sardo, merita di essere raccontata.

I vigneti che lavora Marco Mossa a Orosei sono a due passi dalle cave, “non a caso – ci dice- quando lavora la vigna, è normale trovarsi con le mani e gli indumenti ricoperti di polvere chiara”. Da li, l’idea. Perché non provare ad affinare una piccola selezione del suo vino, un Cannonau di Sardegna, proprio nel marmo di Orosei?

“Io in cantina non faccio uso di barrique o legni, non voglio minimamente che questi possano intaccare il profumo o il gusto del mio vino, che deve avere le sensazioni che il mio territorio offre. Volendo fare qualcosa di altamente territoriale, il pensiero è andato dritto al marmo, ma non è stato facile.

Con un amico che si occupa di estrazione e lavorazione del marmo – ci dice il vignaiolo – abbiamo lavorato per avere delle vasche da 750 litri frutto di lastre di almeno 5 centimetri di spessore, estratte a pezzo unico, senza nessun tipo di lesioni nella superficie. Il vino affinato è frutto della vendemmia 2021, ora in commercio, mentre il vino frutto del raccolto 2022 è attualmente in affinamento.

Lo monitoriamo continuamente mentre affina nel marmo, visto che è un materiale ricco di carbonato di calcio che tende a divorare le acidità. Nel nostro caso però, dopo cinque mesi, la analisi sulle acidità erano perfette e siamo soddisfatti dei risultati. È la seconda nostra etichetta, ne produciamo solo 1000 bottiglie, ma siamo molto soddisfatti del risultato. È frutto di cannonau con una piccola percentuale di muristellu”.

Marmus si affianca al Notante, l’altro (e unico) vino aziendale, frutto dei vigneti di cannonau di Irgoli piantati su suoli di disfacimento granitico. Il Marmus invece arriva da vigneti argillo-calcarei di Orosei e l’assaggio ha sicuramente soddisfatto le aspettative. La particolarità del naso è chiara. Il vino appena aperto è molto ridotto, e i profumi sono terrosi, scuri, di pelliccia… chissà se il marmo ha contribuito a ciò.

Poi pian piano, con l’ossigenazione, si apre e offre chiari segni di frutti neri e spezie, laddove l’altro vino della casa gioca di più la partita su sensazioni di frutto rosso più lievi e leggiadre. La bocca è fitta, la freschezza non manca, ma è soprattutto la parte sapida a spiccare e a garantire un bel sapore e un finale profondo. Il tannino, infine, è morbido e ben amalgamato con la materia. Insomma, per essere la prima prova, la partenza è quella giusta.

https://www.gamberorosso.it – 03/12/2023

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