Il ciclo di vita di una bottiglia di vino, dalla cantina al consumatore finale

Nel nostro viaggio incentrato sul ciclo di vita di una bottiglia di vino, nato dalla collaborazione con l’azienda abruzzese Tenuta Secolo IX, eccoci arrivati alla fase che segue l’affinamento. Mancano gli ultimi passaggi per portare a termine il percorso e completare la nostra conoscenza su tutto ciò che gira intorno alla produzione di un vino di qualità.
Fase di imbottigliamento.

E’ solo quando l’enologo stabilisce che i vini sono pronti che prende il via il processo di imbottigliamento. Ovvero, quando rispondono a caratteristiche e criteri prestabiliti, in conformità con la correttezza dei parametri verificati tramite apposite analisi di laboratorio.

Tra le varie modalità di imbottigliamento ed etichettatura c’è quella su camion, che consiste nell’utilizzo di impianti mobili con l’applicazione di tecniche sempre più all’avanguardia. Durante questa fase, vengono prelevate delle bottiglie a campione per effettuare dei test.

Come avviene la fase di imbottigliamento del vino? Perché le bottiglie sono da 750 ml e non da un litro? In cosa consiste l’attività di commercializzazione? È a queste domande che risponderemo oggi con l’aiuto di Stefano Zuchegna, direttore commerciale dell’azienda pescarese.

Inoltre, viene fatta un’attenta analisi (a volte togliendo le prime bottiglie in cui viene versato il vino) per eliminare la possibilità di trovare anche minime tracce di acqua residua, dovuta alla precedente fase di pulizia dell’impianto.

Una volta pronte le bottiglie vengono posizionate all’interno di cestoni e non vengono incartonate. Questo per dare tempo al vino di stabilizzarsi all’interno del suo nuovo contenitore di vetro. E’ quella che in gergo si chiama fase della finitura, le cui tempistiche variano a seconda della tipologia di vino.

L’apparecchiatura che si utilizza in questa fase viene pulita, lavata e sanificata ogni volta che si passa da un vino all’altro. La sequenza prevede prima i bianchi, a seguire i rosati, per finire coi rossi.

Perché le bottiglie di vino sono da 750 ml e non da un litro? La spiegazione è semplice e richiama anche un po’ di storia. Nel XIX secolo, i principali clienti dei produttori di vino francesi erano inglesi, la cui unità di volume era il gallone imperiale che corrisponde a 4.54609 litri. Quando trasportavano il vino, lo facevano in botti da 225 litri, ovvero 50 galloni, equivalenti a 300 bottiglie da 750 ml.

Terminata anche la fase di finitura, si conteggiano le bottiglie e si procede con le verifiche in ambito amministrativo e fiscale per poi dare il via alle vendite. Come funziona? Da dove si parte?

Al di là dei clienti stabili, le ricerche di nuovi acquirenti avvengono sul web per due ragioni: la prima è dovuta al fatto che ci troviamo nel pieno dell’era digitale e questo vuol dire evolversi tecnologicamente in tutti i campi. Il secondo invece è strettamente legato alla emergenza pandemica. Dal momento che è resa impossibile la partecipazione a manifestazioni in presenza, si lavora sui database e su tasting o fiere virtuali dove viene presentato il vino.

Un altro aspetto importante è quello legato al riscontro delle potenzialità del cliente. Se parliamo del nostro paese, ci si informa su chi compra il vino, qual è il suo destinatario, sulle condizioni attraverso cui lo venderà, il prezzo di uscita, l’area e il bacino di utenza. Si procede poi con l’invio della campionatura e si discute della trattativa sul prezzo.

Diversa è la vendita all’estero perché si richiede una maggiore attenzione sulla verifica dei documenti, dei certificati sanitari, della documentazione necessaria all’esportazione e della correttezza dell’etichettatura. Ciò per essere certi che avvenga tutto nel rispetto delle regole del paese a cui è destinato.

abruzzolive.it – 18/03/221

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