Dopo il vino affinato in mare arriva anche l’orto subacqueo

L’agricoltura è tra i settori più sensibili al cambiamento climatico: l’approvvigionamento idrico, per esempio, è fondamentale per sostenere la produzione agricola e garantire una quantità necessaria a sostenere la crescente popolazione mondiale. Ma la scarsità d’acqua è ormai un problema mondiale e l’intero settore si ritrova ad affrontare una nuova sfida. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, infatti, nei prossimi 20-30 anni il mondo avrà bisogno del 50% in più di cibo, del 45% in più di energia e del 30% più di acqua per sostenere una popolazione globale prevista di 9 miliardi e più. In questo scenario, Sergio Gamberini – presidente dell’azienda produttrice di attrezzature subacquee Ocean Reef – ha pensato di provare a capire se le piante potessero vivere sottacqua. Così, nel 2013, ha creato il primo habitat a quaranta metri dalla costa di Noli, in Liguria, scegliendo il basilico come iniziale esperimento. I semi diedero i primi germogli già dopo 48 ore, lasciando intuire che fosse possibile una vita sotto la superficie del mare.

Come funziona il Giardino di Nemo? Ancorate sul fondo marino di Noli, tra i sei e i dieci metri di profondità, le biosfere trasparenti appaiono come una sorta di grandi meduse. Con un diametro di due metri ciascuna, ogni cupola può ospitare una massimo di cento piante e al suo interno è ricreato un microclima adatto e costantemente monitorato. Il sistema, interamente ecosostenibile, è alimentato da pannelli solari e pale eoliche che assicurano l’energia necessaria. Nell’agricoltura idroponica le piante vengono coltivate in una soluzione ricca di sostanze nutritive anziché nel terreno, in questo modo acqua e minerali arrivano direttamente alle radici. Inoltre la luce che raggiunge le biosfere è sufficiente per la fotosintesi, favorisce l’evaporazione dell’acqua e scalda l’aria all’interno; questo provoca la condensazione dell’umidità sulle pareti più fresche a contatto con l’acqua esterna e l’ottenimento di acqua dolce che permette la crescita delle piante. “Le piante che sono nate e cresciute meglio sono tutte le aromatiche, oltre alle tipologie che prediligono alta umidità e temperature mediamente elevate” ci racconta Sergio Gamberini “Ma si sono sviluppate bene anche aloe vera, lattughe, specie floreali e tabacco australiano, impiegati in farmacologia.” All’interno viene poi costantemente creato un movimento d’aria necessario alla traspirazione fogliare; movimento, non ricambio: le cupole sono infatti totalmente isolate.

Questo sistema di agricoltura aiuta nella lotta ai parassiti e, di conseguenza, evita l’utilizzo di pesticidi. Per quanto riguarda i fertilizzanti, invece, si sta pensando di produrli dalle alghe, in modo da ottenere un intero ciclo sostenibile: “Ogni esperienza crea soluzioni” commenta Gamberini. Inoltre, poiché l’orto ha bisogno di una fonte d’acqua dolce solo all’avvio del processo di crescita delle piante, il sistema del Nemo’s Garden potrebbe essere utile per quei luoghi con penuria idrica. Infine il Giardino è un volano per il turismo: “Migliaia di persone vengono a visitare Nemo. Ne beneficiano tutti coloro che lavorano nell’ambito turistico: i gestori delle spiagge, i diving center che portano i sub a visitare Nemo, gli alberghi, ristoranti e negozi che hanno questa ulteriore gratuita attrattiva per richiamare visitatori” commenta il presidente di Ocean Reef.

Un tipo di agricoltura finalizzata certo all’alimentazione, ma anche alle applicazioni mediche e cosmetiche (basti pensare che il basilico, ad esempio, ha incrementato la concentrazione di oli essenziali) e al ripopolamento: il Nemo’s Garden, infatti, è un rifugio adatto alla formazione e crescita della flora e fauna subacquea. Un orto speciale ad alta tecnologia, che apre nuove prospettive per il futuro dell’alimentazione mondiale, osservabile anche solo facendo snorkeling.

https://www.repubblica.it – 06/09/20201

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