Come 12 soci stanno riportando il vino Nas-cëtta al suo natural splendore

La storia di riscoperta moderna della Nas-cëtta di Novello è una delle conferme, ce ne fosse bisogno, di quanto inestimabile sia il patrimonio varietale dell’Italia in ambito vitivinicolo. L’ampliarsi del movimento sta infatti favorendo il riaffiorare (non casuale, bensì figlio di piani, di lavoro e di comunicazione, ben allestiti) di territoriali colpevolmente sacrificati dalla storia.

Che questo recupero avvenga al centro del territorio che ha inaugurato il periodo di rinomanza moderna del movimento, ovverosia le Langhe, è fatto ancora più ragguardevole. Novello, quindi, areale dove l’uva bianca Nascetta (o Anascetta, ora indicato perlopiù con il localismo Nas-cëtta), era conosciuta già alla fine dell’800 quale tipologia di grande potenzialità, ma che le rese scarse e la lavorazione complessa fecero sacrificare alla causa del Nebbiolo.

Un ritrovamento quasi casuale, all’inizio degli anni ’90, di una manciata di bottiglie superstiti – figlie tra l’altro di una vendemmia incredibile come la 1983 – fecero gridare al miracolo. Da lì il lungo cammino che porterà al riconoscimento della Doc Langhe Nas-cëtta del comune di Novello (ottenuta nel 2010) figlia degli sforzi di un movimento unitario, dato che è del 2014 la nascita dell’Associazione produttori di Nas-cëtta del comune di Novello, che attualmente annovera 12 soci, tutti agguerritissimi nella missione di riportare la Nas-cëtta al ruolo che le spetta nel panorama vitivinicolo

https://forbes.it – 07/06/2022

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