Curiosità
Presentato a Vinitaly il primo dizionario italo-cinese dei vini
Il manuale, intitolato “Il dizionario italo-cinese di Vini e di Viti”, include circa 600 voci corrispondenti a diverse varietà di uva e definisce gli standard per tradurre il nome dei vini italiani in lingua cinese. Sarà presto disponibile in libreria sia in Cina che in Italia.
Strumento di conoscenza per rafforzare il mercato cinese.
Ci sono voluti quattro anni di ricerca per ultimare il libro, scritto dagli accademici di entrambi i Paesi con l’obiettivo di aiutare i consumatori cinesi a conoscere meglio i vini italiani, e favorire l’entrata del nostro Paese nel mercato cinese del vino, dove si sono già insediati Francia e Cile.
“L’Italia è ancora poco presente e abbiamo la speranza che rendere i vini italiani più facili da conoscere possa accrescere la loro presenza in Cina”, spiega Denis Pantini, direttore della sezione dedicata all’agro-industria del think tank Nomisma.
Dalla ricerca si evince inoltre che solo il 7% dei consumatori cinesi nelle aree urbane è in grado di riconoscere il vino italiano.
www.ilsole24ore.com – 11/04/2019
I viticoltori della Georgia ora vogliono produrre vino su Marte
Siete pronti per il primo vino prodotto su Marte? Mentre Curiosity ha scavato il primo foro nella superficie del pianeta rosso, i vignaioli della Georgia stanno studiando come produrre una delle bevande più amate dagli abitanti della Terra, su Marte.
La notizia è stata riportata in anteprima di Phys.org, secondo cui un gruppo di ricercatori ed imprenditori attivi nel settore starebbero studiando come coltivare l’uva su Marte.
“I georgiani sono stati i primi vignaioli sulla Terra ed ora speriamo di fare lo stesso anche su Marte” ha spiegato uno dei cofondatori del progetto, Nikoloz Doborjgindze.
Il progetto rientra in quello più ampio lanciato tempo fa dalla NASA, che è alla ricerca di idee per favorire lo sviluppo di una presenza umana sul pianeta rosso. E’ chiaro che qualora dovesse realmente vedere la luce la colonia umana su Marte, anche bevande come il vino potrebbero servire.
La sfida però è tutt’altro che semplice, a causa delle proprietà della superficie del pianeta, come ci ha insegnato Matt Damon in The Martian.
Il team georgiano però spera di superare questo ostacolo, e sta anche studiando le varie tipologie di uve georgiane per determinare quali potrebbero essere in grado di resistere agli alti livelli di radiazioni UV a cui le viti sarebbero esposte.
Il primo passo consisterà nel testare l’uva in condizioni simili a quelle di Marte, con temperature fredde, livelli di anidride carbonica alti e bassa pressione.
tech.everyeye.it – 10/04/2019
Macché “sovranista”! Il vino è una cosa seria
Ultimo giorno di Vinitaly, che si appresta a chiudere la 53ª edizione con tanti buoni affari indotti dai buyer di tutto il mondo.
E tante emozioni per il Vinitaly a Verona, dove le enoteche tematiche allestite nelle piazze hanno introdotto i wine lovers al piacere di un’esperienza italiana in una bella città fra musica, arte e gusto del genius loci.
Il vino dunque come collante anche della politica, visto che Salvini, Di Maio e Conte hanno scelto Vinitaly per stemperare tensioni.
Il caso più emblematico è stato quello del Piemonte, dove i due candidati alla presidenza della Regione, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, si sono fatti immortalare intorno a un prosciutto e a un bicchiere di vino, dichiarando la volontà di fare una campagna elettorale leale, senza colpi bassi.
È poi quanto vuole la gente, che ha infatti commentato: «Sono due che hanno fatto tanto per il Piemonte». Una dichiarazione non banale per dire una cosa chiara: c’è una politica del personalismo che cerca il voto di pancia e una che dimostra di avere a cuore il bene comune. Poi vinca il migliore.
In ogni caso è emblematica la parata di questi giorni: ci si associa al vino perché è un prodotto vincente, qualcosa che anche negli anni della crisi si è affermato nel mondo. Certo è curioso apprendere che c’è il “Vino sovranista”, così battezzato per indicare la scelta dei vitigni autoctoni.
Alt: il vino è una cosa seria, non superiamo il limite di volerlo annacquare con le nenie del politichese.
Ma basta un cartello esposto in uno stand che la nuova congiunzione diventa virale e spadroneggia sui social. Una volta ci bastava Gaber a chiedersi cosa è di destra e cosa di sinistra, ora si va su Instagram. Leggi il resto di questo articolo »
Vino e pizza? Si può fare: la dimostrazione al Vinitaly
Vino e pizza sono un’accoppiata vincente. A dimostrarlo, al piano terra di uno stand del Veneto al Vinitaly gremito in ogni ordine di posti, sono stati il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, in divisa bianca d’ordinanza, e Stefano Miozzo, pizzaiolo veneto pluripremiato con locali a Cerea e Verona, che di recente si è aggiudicato l’oscar della pizza a Napoli, sbaragliando la concorrenza degli chef campani.
Vino e pizza? Perché no? In attesa di chi ci possa “illuminare” sui migliori o possibili abbinamenti, sotto gli occhi attenti di Miozzo, il Governatore ha preparato una pizza esclusiva e inedita, utilizzando i migliori ingredienti della Bassa Veronese. I fortunati che hanno potuto assaggiarla hanno molto apprezzato la cottura e gli ingredienti.
La pasta della pizza è realizzata con farine italiane, lievito madre e acqua di sorgente. E’ condita con salsa di pomodoro italiano, mozzarella fiordilatte emiliana, stortina della Bassa veronese (presidio Slow food) e asparago di Arcole.
gds.it/articoli/vinitaly – 09042019
Pure il vino è 4.0 Il digitale dalle vigne alla tavola
Il vino italiano continua a conquistare i mercati internazionali e si fa, con misura, sempre più «tecnologico».
Grandi etichette cariche di glorie, accanto a dignitosi vini da tavola che insieme danno vita a qualcosa che vale (solo parlando di esportazioni), circa 6,2 miliardi di euro. Quello del vino è certamente un settore che corre, e che riesce a collezionare margini in crescita del 6% circa nell’ultimo quinquennio.
Senza parlare dell’occupazione, visto che ad oggi, in Italia, gli addetti arrivano a circa un milione e 300mila. Qualità e concorrenza, dunque, che in questi giorni al Vinitaly di Verona (da sempre punto d’incontro di vecchie e nuove tendenze di settore), si traducono anche in un’attenzione particolare alle nuove tecnologie che fanno riferimento al paradigma di Impresa 4.0.
App, quindi, ma non solo per cercare l’etichetta migliore. La digitalizzazione del vino passa anche per strade diverse. In Francia, per esempio, nella regione di Bordeaux le tecniche digitali sono usate per la mappatura del vigore vegetativo ed hanno consentito di risparmiare dal 10 al 30% sui costi per la fertilizzazione; mentre in California droni e mappature satellitari vengono adoperate per monitorare lo stato di salute dei terreni di produzione. Leggi il resto di questo articolo »
Continueranno ad essere indennizzati con bottiglie di vino
La discussione è stata animata la scorsa settimana presso il consiglio comunale di Blonay (VD).
Il tema all’ordine del giorno era il tipo di indennizzo a cui hanno diritto gli eletti visto che, come ricorda 24 heures nella sua edizione odierna, il Comune vodese rimunera la partecipazione al Consiglio comunale solamente con delle bottiglie di vino.
Tutto è ben regolato: quelli il cui tasso di presenza supera il 60% ricevono dodici bottiglie all’anno. Al di sotto del 60%, la razione è dimezzata.
Un consigliere comunale ha però fatto clamore tra coloro che preferiscono irrorare la gola piuttosto che il proprio conto in banca. Ha proposto di rivedere le regole e di allinearsi con la maggioranza dei comuni vodesi che pagano i loro eletti.
Il vivace dibattito è culminato con una votazione a scrutinio segreto. Su 54 votanti, 31 hanno optato per il pagamento in… liquidità, vale a dire in vino. La tradizione è quindi salva.
Ogni comune – ricordiamo – è libero di decidere come ricompensare i consiglieri comunali. In Canton Vaud alcuni hanno mantenuto l’idea di distribuire il vino del comune. Altri optano per una cena o una gita di fine anno. La maggior parte paga un’indennità pecuniaria.
www.tio.ch/svizzera – 03/04/2019
Il vino rosso combatte l’obesità, uno studio dagli USA
Secondo un recente studio il vino combatte l’obesità, riuscendo a trasformare il grasso nel nostro corpo rendendolo più facile da «bruciare». Un meccanismo ancora in fase di studio che i ricercatori della Washington State University e della Harvard Medical School stanno approfondendo con sempre maggior interesse. Se dovessero essere confermate queste proprietà sarebbero presenti anche in altri frutti, come fragole e mirtilli.
Il punto focale della ricerca condotta dalle due università è stato il grasso corporeo umano: non tutti sanno che il nostro tessuto adiposo, dove conserviamo la maggior parte delle nostre riserve energetiche, non è tutto uguale ma si distingue in grasso bruno e grasso bianco. Il primo viene utilizzato molto più facilmente dal nostro organismo, che è in grado di sfruttarlo, per esempio per mantenere una temperatura corporea ottimale.
Gli scienziati sono sempre in cerca di un modo per facilitare la trasformazione del grasso bianco in grasso bruno, e in questa ricerca in particolare hanno scoperto che il resveratrolo, contenuto in particolare nel vino rosso e nei frutti di bosco, potrebbe avere un ruolo fondamentale. Questa sostanza fa parte della famiglia dei polifenoli, sostanze in grado di favorire l’espressione genetica che, a sua volta, innesca l’ossidazione dei grassi.
Seguendo questo filo conduttore alla Harvard Medical School hanno approfondito l’impatto pratico di questa scoperta sulla costituzione fisica della popolazione. È stato scoperto che le donne che consumavano due bicchieri di vino al giorno – non di più, sottolineano gli scienziati – hanno il 70% in meno di possibilità di essere sovrappeso.
www.innaturale.com – 01/04/2019
Vino: nasce “SETÀGE”, nuovo metodo di spumentizzazione
La cantina di Valdobbiadene Canevel, dal 2016 nel Gruppo Masi ha presentato in anteprima a Prowein, la fiera internazionale di D�sseldorf, il metodo di spumantizzazione «Setàge».
Il concetto di «Setàge» nasce dalla fusione delle parole «seta» e «perlage» e consiste nell’ottenere bollicine sottili ed eleganti come la seta, grazie ad un processo lento di spumantizzazione, a bassa temperatura controllata (tra il 12 i 14øc) con l’uso di lieviti selezionati.
«Siamo orgogliosi di avere creato »Setàge«, – ha commentato Federico Girotto AD Masi e Canevel – frutto delle consolidate competenze spumantistiche aziendali che si estrinsecano in un vero e proprio metodo, in una pluralità di fattori e a più livelli della catena del valore.
Il metodo è validato dal Gruppo Tecnico Masi, attraverso analisi scientifiche e l’utilizzo di nuove tecnologie. L’expertise spumantistica è attestata a livello internazionale come ha dimostrato il recente riconoscimento ricevuto da James Suckling.
La cantina di Valdobbiadene Canevel, dal 2016 nel Gruppo Masi ha presentato in anteprima a Prowein, la fiera internazionale di D�sseldorf, il metodo di spumantizzazione «Setàge».
Il concetto di «Setàge» nasce dalla fusione delle parole «seta» e «perlage» e consiste nell’ottenere bollicine sottili ed eleganti come la seta, grazie ad un processo lento di spumantizzazione, a bassa temperatura controllata (tra il 12 i 14øc) con l’uso di lieviti selezionati.
«Siamo orgogliosi di avere creato »Setàge«, – ha commentato Federico Girotto AD Masi e Canevel – frutto delle consolidate competenze spumantistiche aziendali che si estrinsecano in un vero e proprio metodo, in una pluralità di fattori e a più livelli della catena del valore.
Il metodo è validato dal Gruppo Tecnico Masi, attraverso analisi scientifiche e l’utilizzo di nuove tecnologie. L’expertise spumantistica è attestata a livello internazionale come ha dimostrato il recente riconoscimento ricevuto da James Suckling
www.online-news.it – 19/03/2019
Quando fare vino è poesia
un’azienda viti/olivicola guidata e amata da un contadino poeta e allora tra versi e vino rosso il successo è assicurato.
Leonardo Manetti si è sempre dedicato all’agricoltura seguendo le orme della famiglia e ha sempre curato con cura e passione i dieci ettari di terreni che sono il cuore dell’ Azienda Agricola Manetti da cui nascono: il Vino Chianti Classico D.O.C.G, il Vino I.G.T Toscana, l’olio extravergine di oliva e, con grande rarità il Giaggiolo (Iris Pallida).
L’Azienda di Leonardo apre i battenti nel 2009 riuscendo così a realizzare il desiderio del titolare di portare avanti le tradizioni familiari e di potersi dedicare alle cose più semplici legate al sacrificio e al lavoro della terra.
Leonardo è un contadino moderno che si dedica alla coltivazione dei suoi terreni con dedizione, ricavando non solo grande soddisfazione dal lavoro e dall’impegno profuso ma, soprattutto, prodotti che corrispondono pienamente alle tradizioni locali.
Altra coltivazione che distingue l’Azienda Agricola Manetti nel paese che la ospita, Greve in Chianti, è la coltivazione dell’Iris Pallida, in gergo Giaggiolo, non tanto per la bellezza del fiore che durante la fioritura, in primavera, si trasforma in una distesa di colori e sfumature che vanno dal viola al lilla ma, soprattutto, per la lavorazione dello stesso, nei mesi estivi, destinato al settore dei profumi.
“Ho scelto di fare il contadino, riconosciuto in chiave moderna come imprenditore agricolo, per avere una buona qualità della vita e perché credo nei valori semplici e genuini, gli stessi valori che hanno incoraggiato la mia vena poetica. Ho iniziato a scrivere poesie da adolescente e negli ultimi anni i miei componimenti sono diventati pubblici.
Nei miei versi poetici c’è molto della mia terra dove passo la gran parte del mio tempo, molte poesie sono lo specchio fedele delle emozioni che i luoghi, i paesaggi e i prodotti che coltivo mi trasmettono.” – Leonardo Manetti
arteventinews.it – 15/03/2019
Proviene dai vigneti della diocesi Orvieto-Todi il vino puro voluto dal Papa per le sante messe
Viene prodotto a Todi dall’Istituto agrario “Ciuffelli” Berit, il vino “in purezza” usato per celebrare le sante messe su indicazione di Papa Francesco.
Nato da una collaborazione con l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
L’idea di dare vita a questo Grechetto naturale, un “bianco” che raggiunge i 14 gradi, nasce a seguito di un “invito” che il Pontefice fece ai sacerdoti qualche anno fa e cioè di consumare vino il più naturale possibile e quindi non trattato con fitofarmaci o altre sostanze chimiche.
“Il nostro vino da messa – ha detto all’Ansa Gilberto Santucci, responsabile dell’azienda agraria che fa capo alla scuola – viene realizzato con uve selezionate che provengono dai vigneti della diocesi Orvieto-Todi che si trovano in località Spagliagrano.
Ne raccogliamo circa 15 quintali, rigorosamente a mano, con la collaborazione anche degli studenti del Ciuffelli e dei rifugiati politici e richiedenti asilo che si trovano a Todi”.
orvietosi.it – 03/03/2019