Ungulati, i Consorzi del vino toscano: “Il Tar condanna a morte l’agricoltura”

“La decisione del TAR della Toscana, che ha sospeso in via cautelare la caccia in braccata al cinghiale, è di fatto una condanna a morte per tante produzioni viti-vinicole della Regione e quindi per tante aziende che sulle viti e sul vino di qualità hanno fatto investimenti cospicui”.

Così Luca Sanjust di A.VI.TO., l’associazione che riunisce i consorzi di produttori di vino della Toscana (che rappresenta oltre 5 mila imprese, per un fatturato stimato di circa un miliardo di euro ed una quota export superiore al 70%*), commenta la decisione dei giudici amministrativi di sospendere la caccia in braccata al cinghiale.

“È evidente che si tratta di una mazzata durissima per tutti noi – spiega Luca Sanjust – perché ci lascia indifesi di fronte a una situazione oramai ingestibile in cui l’aumento sproporzionato e incontrollato degli ungulati ha completamente rovesciato qualsiasi principio di equilibrio naturale.

Siamo in una situazione innaturale in cui non riportare queste popolazioni di cinghiali a un numero equilibrato significa non voler il bene della natura toscana”.

“I primi a pagare i conti di questa deriva falsamente ambientalista – conclude il presidente di A.VI.TO. – saranno proprio coloro che, come noi viticultori, sulla qualità dell’ambiente hanno fatto una scommessa imprenditoriale e di vita.

Ci auguriamo che qualcuno, quando anche il settore del vino sarà messo in ginocchio, non venga da noi a piangere false lacrime di coccodrillo. O si interviene oggi, qui e ora, o è preferibile che chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, taccia e lo faccia per sempre”.

www.eroidelgusto.it – 20/05/2019

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