Rarità enoiche: il Moscato di Scanzo

Scanzorosciate è un piccolo comune della bergamasca, dove i dolci declivi disegnano il luogo di origine del Moscato di Scanzo DOCG. Prodotto con l’omonimo vitigno a bacca rossa, è sicuramente una chicca nel panorama viticolo italiano. Basti pensare che è la più piccola delle denominazioni di origine , con appena 31 ettari coltivati da una manciata di produttori.

Sebbene fino a pochi decenni or sono fosse a rischio di scomparsa, lo Scanzo dispone di una storia plurisecolare. Per risalire alla prima testimonianza scritta bisogna andare al 1350, quando venne menzionato nel testamento di Alberico di Rosciate. Sempre nel finire dello stesso secolo, lo troviamo nelle “Effemeridi” di Donato Calvi: ivi si racconta di come nel 1398 i Guelfi si impossessarono di 42 carri di Moscato rosso di Scanzo. Ebbe poi un grande successo negli anni a venire, tanto da esser stato dono da parte del grande architetto Giacomo Quarenghi alla zarina Caterina II di Russia.
Successivamente furono gli inglesi ad interessarsene, e a renderlo nel ‘700 uno dei vini più cari al mondo, quotato, unico vino italiano all’epoca, nella borsa di Londra nel 1850. Dopo un periodo buio, vediamo nascere nel 1993 il Consorzio di tutela e nel 2002 arriva il riconoscimento della DOC, che non basterà per la peculiarità di questo vino, tanto che nel 2009 otterrà la DOCG, una delle cinque presenti in territorio lombardo.

Interprete di riferimento di questa denominazione è sicuramente Manuele Biava. La sua azienda ha origine nel 1988, quanto ritira i vigneti del nonno. Fin da subito deciso a dare una sua interpretazione di questo territorio, avvia quella che è poi stata una rinascita di questa denominazione. Rinascita che parte da una piccola realtà di soli 3 ettari totali, di cui 2 coltivati a Moscato di Scanzo.

Condotta ad un regime di lotta integrata, sono vecchie viti quelle che per la maggior parte vanno a cesellare il vigneto, con un’età compresa tra i 50 e 75 anni, coltivati a pergola bergamasca, ed una piccola parcella più giovane di 17 anni, coltivata invece a Guyot.

I vigneti sono posti in quella che è considerata la culla della denominazione, nella parte più alta del Monte Bastia, immediatamente sotto la chiesetta che sovrasta la collina. A livello geologico a fare la differenza è il “Sas dè Luna” in questo areale. Trattasi di una formazione calcareo marnosa, di incredibile durezza e resistenza in sottosuolo, ma che una volta esposta al sole, si sgretola facilmente tra le mani, polverizzandosi. Un terreno, quindi, altamente minerale e di scarsa disponibilità idrica, che fanno la fortuna di questo territorio.

Un’attenta selezione delle uve e l’esperienza di Manuele in cantina fanno il resto. Numerosi i riconoscimenti in ambito nazionale dell’azienda, che l’hanno portata a diventare anche fornitore della Real casa d’Inghilterra.

www.jamesmagazine.it – 05/07/2020

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