Alto Adige, l’autunno rende omaggio all’uva
L’autunno è una stagione ricca di fascino. I colori del foliage colorano l’atmosfera e i prodotti della terra contribuiscono a rendere il tutto ancora più sfizioso.
In Alto Adige, là dove si vive in armonia con la natura, non c’è che dire, l’uva è l’espressione della tradizione e della cultura del territorio e, oltre che essere protagonista di una nessuna e centomila ricette, è rinomata per le sue proprietà benefiche che le hanno aperto le porte di innumerevoli spa là dove regalarsi una pausa di profumato benessere.
IL TRATTAMENTO. Vacanza a tutto relax al Romantik Hotel Turm, struttura ubicata nell’area di Fiè allo Sciliar.
Il fiore all’occhiello è la sua spa, realizzata solo con materiale naturali, là dove abbandonarsi al piacere di massaggi dal profumo tipicamente altoatesino ora al fieno ora alle erbe alpine, alle mele o ai vinaccioli.
Quando si ha un calo di energia, è tempo di rigenerarsi. Profumo d’uva quello del bagno al vino sulla pietra calda, un’esperienza unica da sperimentare da soli o in coppia. Leggi il resto di questo articolo »
Seicento anni fa Spezia era capitale del Levante ed era vietato annacquare il vino
Una storia lunga seicento anni e tutta da scoprire. Chi erano gli spezzini? Di cosa vivevano? Qual era il tessuto sociale della Spezia medievale? Tutte domande alle quali lo storico Diego Del Prato sta rispondendo grazie allo studio degli statuti del Quattrocento dai quali, non troppo tempo fa e per la gioia di molti, è emerso che la Spezia non è una “trovata” ottocentesca ma un insediamento e riconosciuta come città nel 1407 quando ancora Colombo era ancora lontano dall’intraprendere quel viaggio che segnò la fine del Medioevo e la scoperta delle Americhe.
Spezia era una città con un commercio florido, soprattutto di carni e la vicinanza al mare permetteva continui scambi e incroci di culture. Ma entrando nel dettaglio non mancano le curiosità, ad esempio c’era il divieto assoluto nelle osterie di annacquare il vino e per i bestemmiatori era prevista la gogna, inoltre chi finiva in carcere, a meno che non fosse un sindaco o un magistrato, doveva pagarsi l’affitto della cella. Leggi il resto di questo articolo »
Georgia culla del vino, alla scoperta di una tecnica di 8000 anni
Qui siamo nella regione del Kakheti, nella parte orientale del Paese, al confine con l’Azerbaijan, dove dal VI millennio a.C. il vino viene prodotto con lo stile unico e tradizionale in Qvevri, ovvero vasi di terracotta immersi nel terreno che venivano utilizzati per fermentare e creare vini biologici deliziosi non filtrati.
E’ questa la cosiddetta “tecnica georgiana” o il vecchio metodo caucasico: le uve sono poste in grandi vasi di terracotta, messi in terra, sigillati e lasciati per alcuni mesi a raggiungere la maturità naturale.
Abbiamo viaggiato lungo la strada di Gombori, che attraversa tutta la regione del Kakheti.
Distese di vigneti fanno da contorno al panorama, punteggiato da meravigliose chiese ortodosse del XVI e XVII secolo. Leggi il resto di questo articolo »
Abruzzo nasce prima fontana vino Italia sempre aperta
Sarà inaugurata il prossimo 9 ottobre, dalle ore 17, la prima fontana di vino in Italia.
E sarà in Abruzzo, a Caldari di Ortona (Chieti), a conclusione dell’evento “D’ora e Sempre” con raccolta e pigiatura del Montepulciano Storico Nitae della cantina Dora Sarchese.
L’iniziativa è dell’associazione non-profit Il cammino di San Tommaso, che da anni organizza percorsi spirituali e turistici da Roma ad Ortona, nella cui cattedrale sono custodite le spoglie dell’apostolo Tommaso.
La nascita della fontana di vino è stata poi sostenuta da Nicola D’Auria, titolare della cantina Dora Sarchese, e progettata dall’architetto Rocco Valentini.
La nascita dell’idea è presto detta: Dina Cespa e Luigi Narcisi, tra i fondatori del Cammino di San Tommaso, hanno viaggiato più volte sugli itinerari del Cammino di Santiago, in Spagna, imbattendosi nella fontana di vino della Bodegas Irache a Estella, in Navarra, installata dall’azienda come segno di accoglienza dei pellegrini di passaggio.
La fontana spagnola ha ispirato l’associazione e, con il coinvolgimento dell’imprenditore ortonese, è stato deciso di realizzare l’opera.
Sarà, di fatto, la prima vera e propria fontana di vino in Italia, considerando che quelle storiche di Carosino (Taranto), San Floriano del Collio (Gorizia) e Marino (Roma) aprono in realtà i rubinetti solo in occasione di ricorrenze particolari, come feste patronali o altre festività popolari.
news-town.it – 04/10/2016
E ora i supermercati scoprono il vino a KM 20
Sarà il chilometro 10 o il chilometro 20 la strada per coniugare qualità e prezzo nella vendita del vino in particolare nella grande distribuzione? La provocazione la lancia niente di meno che il Times, che nell’edizione di ieri a pagina 3 (addirittura) propone un articolo di Deirdre Hipwell dal titolo: «Il vino di Lidl sfida le aspettative dell’uva».
Intrigante ma criptico. Il contenuto però spiega la strategia del colosso tedesco dei discount: rifornirsi di vino non nei territori «cult» ma in quelli limitrofi. Qualità un po’ più bassa ma prezzi molto più accessibili. Il gioco sembra valga la candela.
«Se sei un wine lover che ha bramato qualcuna delle più rinomate etichette francesi ma è sempre stato trattenuto dal prezzo, ora un supermercato economico afferma di aver trovato una soluzione: comprare una bottiglia dal vignaiolo in fondo alla strada», si legge nell’articolo.
I geniacci di Lidl sono infatti convinti che «le bottiglie più economiche le cui uve sono state coltivate a poche miglia di distanza dalle cantine top sono buone quasi quanto quelle, senza però spennare i consumatori». Leggi il resto di questo articolo »
Cina spedisce vitigni nello spazio in cerca del vino perfetto
Nella sua sfida di produrre un vino perfetto da far invidia ai grandi produttori del pianeta, la Cina ha guardato alle colline della pianura tibetana, alla terra arsa dal sole del deserto del Gobi e alle pendici rocciose della provincia di Ningxia.
Ma non soddisfatti, i cinesi confidano oggi in una nuova e singolare destinazione: lo spazio.
Lo scrive il Guardian riportando che il nuovo laboratorio cinese, il Tiangong-2, lanciato in orbita la settimana scorsa, aveva a bordo una selezione di vitigni: dal Cabernet sauvignon, al Merlot fino al Pinot nero.
“Gli scienziati cinesi sperano che far crescere un vitigno nello spazio provocherà delle mutazioni in grado di renderlo più adattabile al duro clima di alcune delle regioni dove sta prendendo piede la produzione vinicola”, ha riportato DecanterChina.com, sito bilingue della locale industria del vino.
Le temperature polari e un terreno non buono sono fra le sfide principali con cui si devono misurare i produttori di vino cinesi in posti come la Ningxia, regione povera al centro della nascente industria dell’Impero di Mezzo con inverni dove le temperature raggiungono i 25 sotto zero.
Decanter ha precisato che i ricercatori sperano che l’esposizione alle radiazioni spaziali possano “innescare delle modificazioni genetiche nei vigneti che li aiuti a sviluppare nuove forme di resistenza al freddo, alla siccità e ai virus”.
www.askanews.it – 22/09/2016
Da Carosino tour europeo delle fontane del vino
La Sagra del vino di Carosino, ‘Le fontane del vino’, compie 50 anni e per l’occasione è stata organizzata una manifestazione in programma dal 15 al 17 settembre che è intenzione far proseguire con alcune tappe europee.
Il sindaco Arcangelo Sapio e il presidente della Pro Loco di Carosino Giovanni Friuli, nel corso dell’evento illustreranno l’idea, che diventerà proposta progettuale, del Wine Tour europeo delle fontane del vino.
Punto di partenza dell’itinerario, Carosino, terra di vini di eccellenza come il Primitivo di Manduria.
Seconda tappa a Marino, Lazio, con la fontana del vino che viene accesa da 92 anni ogni prima domenica di ottobre.
Terza tappa la fontana del vino per i pellegrini di Santiago de Compostela istituita nel 1991.
Quarta tappa a Budapest con quattro piccole fontane da cui esce il vino tutto l’anno.
Ultima tappa a San Floriano del Collio (Gorizia), dove nel primo week end di giugno dal rubinetto sulla facciata del palazzo conti Formentini esce il Friuliano bianco
www.ansa.it – 02/09/2016
La Vitovska: che sia in anfora o tini di pietra, naturalità senza compromessi
Se l’enogastronomia traina il turismo in Friuli Venezia Giulia – mangiare e bere bene attira il 30% dei visitatori, soprattutto stranieri – il merito è anche dei vini autoctoni come la Vitovska e di quei viticoltori che lavorano “come si faceva una volta”, con rigorosa etica ambientale e soprattutto con una passione tramandata per generazioni, volta alla difesa delle tradizioni, della qualità e dell’integrità del territorio.
Solo 500mila bottiglie l’anno
La Vitovska, tutelata dalla DOC Carso dal 1985, è un vitigno tipico di quest’area, che nasce da un incrocio spontaneo di glera e malvasia. Sul Carso se ne occupano piccoli produttori, aziende quasi totalmente artigianali e di tipo familiare. Produrre vino in questa zona è difficilissimo, pura viticoltura eroica. Significa strappare spazi alla roccia, metro dopo metro, con il piccone, Leggi il resto di questo articolo »
Gelato e vino. O gelato al vino?
Gelato e vino. O gelato al vino? Il piacere è comunque assicurato.
Al Moscato d’Asti, al Recioto di Soave, al Marsala. Tanti quanto ce ne possono stare nelle decine di doc e docg italiane.
Non una moda passeggera, quella dei gelati al gusto di vino. Alcune recenti ricette infatti, risalgono a qualche secolo fa.
Ideali in serata o a fine pasto, in luogo di amari e digestivi. Ma solo se prima non si è bevuto troppo. La “winecream” è apprezzata non solo in Italia ma anche all’estero.
Utilizzando vini dolci o secchi, purché espressione del territorio. Mangiare un gelato al Marsala in Friuli non avrebbe lo stesso sapore che in Sicilia. Magari davanti al mare delle Egadi.
Un gelato al Ramandolo avrebbe forse senso se non degustato alle pendici dell’Etna?
Che vini usare Leggi il resto di questo articolo »
La riscoperta del Barbera bianco
Nel registro dei vitigni della regione Piemonte è indicato come “Barbera bianco” o “Monferrato bianco”.
Sulle colline tra Gavi e Bosio lo chiamano Caricalasino, «proprio così come si pronuncia, tutto attaccato e senza apostrofo».
«Me ne parlava mio nonno, viticoltore, di quest’uva dall’acino ovale, a buccia spessa e molto scura, che veniva a volte mischiata con il cortese», racconta Roberto Ghio, viticoltore di Bosio.
Dopo la morte del nonno, «volevo fare qualcosa per ricordarlo, un’etichetta con il suo nome». Ha fatto di più, ha impiantato nuovamente il Caricalasino, dove il nonno gli aveva indicato.
Ne è nato un vino bianco con una decisa acidità e una gradazione alcolica spiccata, adatto anche all’invecchiamento. Leggi il resto di questo articolo »