Innovazione, Borgoluce sperimenta in vigna il robot Icaro X4
In Veneto, dove la viticoltura è un elemento chiave dell’economia con importanti ricadute sul paesaggio, l’azienda Borgoluce sperimenta nelle sue vigne il robot Icaro X4 per combattere i parassiti della vite e diminuire drasticamente i trattamenti contro oidio e peronospora.
Nei vigneti dell’azienda Borgoluce di Susegana, in provincia di Treviso, storia e innovazione in agricoltura parlano con una voce sola, quella del robot autonomo Icaro X4 pensato per combattere oidio e peronospora, parassiti della vite.
Icaro X4 – ideato e sviluppato dalla startup Free Green Nature con sede a Colle Umberto (TV) – irradia i raggi UV-C, cioè gli ultravioletti con intervallo di lunghezza d’onda compreso tra i 280 e 100 nanometri utilizzando due pannelli laterali ripiegabili e adattabili, simili a delle ali, composti da emettitori a raggi UV-C. I raggi ultravioletti hanno effetto germicida e inducono la vite a produrre sostanze di autodifesa; in più Icaro X4 convoglia sulle foglie di vite l’ozono prodotto dalle sue lampade UV.
Il robot sarà instancabile, lavorerà anche di notte e con la pioggia, le condizioni migliori per sconfiggere i parassiti della vite. Se un solo trattamento notturno alla settimana può debellare l’oidio, è possibile dimezzare i trattamenti per contrastare l’insorgere della peronospora stimolando le autodifese della pianta grazie agli ultravioletti.
Il progetto di ricerca è sostenuto da Banca Prealpi San Biagio e gestito dal CREA-VE (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, sede del Veneto) di Conegliano.
La protezione della vite è di particolare rilievo in un territorio come quello del Trevigiano, vocato alla produzione di Prosecco, uno dei prodotti vinicoli italiani di qualità di maggior successo, molto apprezzato anche all’estero. Il Prosecco punta da tempo sulla sostenibilità: il disciplinare del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG vieta già dal 2019 l’uso del glifosato, tanto che questo è il più vasto territorio viticolo europeo glifosato-free.
Facile comprendere perché Banca Prealpi San Biagio – che dispone di un Ufficio Agricoltura – abbia deciso di finanziare la sperimentazione di Icaro X4 Leggi il resto di questo articolo »
Le Famiglie Storiche: cosa sono e cosa ci raccontano sull’Amarone
Hai mai sentito parlare de Le Famiglie Storiche? Se sei un appassionato di vino sicuramente sì. Ma qualora avessi risposto con un timido “no”, è proprio l’ora di scoprirle.
Le Famiglie Storiche è un’associazione nata dall’unione di 10 storiche cantine della Valpolicella. Oggi l’associazione si è allargata e conta 13 soci, tutte prestigiose aziende vitivinicole del mondo Amarone da generazioni. Si tratta di Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato.
Questa Associazione nasce nel giugno 2009. L’idea di prende avvio con Sandro Boscaini, presidente della Masi, con l’obiettivo comune di raccontare al mondo e valorizzare l’Amarone, la sua produzione ma anche il suo territorio.
Alla base la volontà di un’azione comunicativa e una testimonianza sinergica, per conferire all’Amarone – oltre i dettami del disciplinare – una visione di qualità comune e condivisa.
Le prime aziende ad aderire sono state 10, secondo i criteri dell’essere famiglie, proprietarie di vigneti dedicati e per le quali l’Amarone costituisce parte consistente della produzione. Se ne sono poi aggiunte tre. Le Famiglie Storiche rappresentano oggi nel loro insieme oltre il 15% della produzione totale di Amarone.
Attualmente il presidente è Alberto Zenato di Zenato. A precederlo sono stati appunto Sandro Boscaini di Masi, seguito da Marilisa Allegrini di Allegrini e Maria Sabrina Tedeschi di Agricola Fratelli Tedeschi.
L’associazione è luogo dunque deputato per lo scambio di idee, che permette a ciascun associato di diventare protagonista e testimone del mondo Amarone. Tra i punti di forza anche l’aver unito aziende medio-piccole con il loro sapere ancora “artigianale” e aziende di dimensioni più ampie e strutturate. Questo permette di avvantaggiare entrambe le tipologie di uno scambio osmotico di conoscenze, opinioni, esperienze.
L’Associazione lavora inoltre, come abbiamo detto, per riconoscere un valore alle colline della Valpolicella, dove è nato l’Amarone. Un territorio candidato a diventare Patrimonio dell’Unesco che Le Famiglie cercano di proteggere con consapevolezza, responsabilità e sostenibilità.
Curiosi Di provare un’esperienze all’insegna dell’Amarone e pertanto nel pieno stile de Le Famiglie Storiche? Prima di immergerti nella bellezza della Valpolicella, a Verona puoi avere – letteralmente – un primo assaggio. Dal 2010 Le Famiglie Storiche sono proprietarie infatti qui de L’Antica Bottega del Vino. Questo locale vanta le sue radici nel lontano Cinquecento e ancora oggi è uno stop gastronomico amato, grazie alla proposta gastronomica veneta e alla sua carta dei vini. L’impegno de Le Famiglie Storiche è quello di mantenerlo nel tempo come il luogo d’incontro privilegiato per la degustazione dell’Amarone.
https://www.italiangourmet.it – 17/05/2021
Movimento Turismo Vino Marche non partecipa a Cantine aperte
Le aziende socie del Movimento Turismo del Vino delle Marche hanno deciso di “non partecipare a Cantine Aperte, né nelle canoniche date del 29 e 30 maggio, né il 19 e 20 giugno”.
La decisione è stata presa, informa una nota, nel corso dell’assemblea regionale, durante la quale “tutti i presenti si sono trovati d’accordo nel sottolineare la difficoltà di poter svolgere le giornate di Cantine Aperte in un momento così delicato nel quale, una manifestazione che è da sempre sinonimo di aggregazione, festa, convivialità e gioia, potrebbe favorire degli assembramenti”.
La modalità su prenotazione, non ha convinto le aziende del Movimento del Turismo del Vino, che ritengono “complicato attuare questa nuova formula di fare Cantine Aperte, che obbligherebbe qualunque enonauta ad una prenotazione attenta e puntuale dell’eventuale giro cantine immaginato”.
Le cantine socie invece si rendono “disponibili ad effettuare degustazioni e visite su prenotazione sempre, concordando con gli enonauti tempi e modi.
Il Movimento Turismo del Vino ha inoltre immaginato un’altra maniera di accogliere i propri appassionati, istituendo Vigneti Aperti un’esperienza di divertimento formativo all’aria aperta che risponde alle attuali esigenze.
L’iniziativa, che si potrà effettuare fino a novembre, offre agli enoturisti l’opportunità di seguire le varie fasi che, stagionalmente, caratterizzano il lavoro prima in vigna e poi in cantina”.
Anche questa esperienza, viene sottolineato, “andrà prenotata e concordata con le cantine che aderiscono a questa iniziativa”
https://www.ansa.it – 16/05/2021
Il “vino spaziale” va all’asta per un milioni di dollari
Una bottiglia di Petrus 2000 che ha trascorso più di un anno nello spazio in orbita attorno alla terra sarà messa in vendita da Christie’s e si stima che verrà aggiudicata per almeno un milione di dollari.
Il generoso acquirente riceverà anche una bottiglia di Petrus 2000 “terrestre” e un cavatappi realizzato con un meteorite, oltre a un decanter e bicchieri.
Lo “space wine” sarà confezionato in uno speciale baule realizzato da Les Ateliers Victor di Parigi (il risultato di oltre 900 ore di lavoro) progettato per includere un “caveau segreto nascosto dietro un sistema solare ispirato a Jules Verne”.
L’avventura di dodici bottiglie di Petrus 2000 nello spazio è durata 440 giorni, l’equivalente di 300 viaggi sulla Luna.
Le bottiglie sono state conservate per 14 mesi presso la Stazione Spaziale Internazionale come parte di un più ampio progetto di ricerca guidato da Space Cargo Unlimited.
Un gruppo selezionato di degustatori, fa sapere il sito britannico Decanter, ha recentemente confrontato i vini spaziali con i campioni di controllo rimasti sulla terra durante un evento organizzato dall’istituto del vino dell’Università di Bordeaux, l’ISVV.
Secondo un rapporto ufficiale, i degustatori hanno riscontrato differenze lievi ma evidenti nel carattere dei vini.
Il vino spaziale è risultato “bello e ricco di sfumature, con tannini fini e un senso di energia”, ma con “una netta differenza di espressione rispetto al vino rimasto a terra”.
L’asta servirà a finanziare “missioni future” di Space Cargo Unlimited per continuare la ricerca sul futuro delle pratiche agricole”.
“Questa bottiglia di Petrus 2000 segna un passo fondamentale nella ricerca di una maggiore comprensione della maturazione del vino”, ha affermato Tim Triptree MW, direttore internazionale del dipartimento vino e liquori di Christie’s.
“I proventi della vendita ci consentiranno di continuare la Mission WISE, sei esperimenti nello spazio per aiutare a inventare l’agricoltura e il cibo di cui abbiamo bisogno per il domani sulla Terra” ha dichiarato Nicolas Gaume, cofondatore e ceo di Space Cargo Unlimited.
https://www.federvini.it – 11/05/2021
Il vino rosso nello spazio invecchia più velocemente che sulla Terra
Se mai doveste andare a fare una vacanza nello spazio (tra qualche decennio) non dimenticatevi di portare con voi una buona bottiglia di vino poiché, secondo i risultati di un recente studio, la bevanda sembra invecchiare più velocemente che sul nostro pianeta.
Nel 2019 venne inviato un carico di 12 bottiglie di vino Bordeaux alla Stazione Spaziale Internazionale su un veicolo spaziale cargo Northrop Grumman Cygnus. Dopo più di un anno, scoprono con stupore gli esperti, il vino aveva un sapore leggermente diverso rispetto ai suoi omologhi terrestri ed è invecchiato anche più velocemente.
Il vino è rimasto in un contenitore sigillato nel laboratorio orbitante per 438 giorni e 19 ore prima di tornare sulla Terra su un veicolo spaziale cargo SpaceX Dragon a gennaio. La bevanda che è invecchiata sulla Stazione Spaziale Internazionale “era davvero forse uno, due o anche tre anni più evoluta di quella sulla Terra”, ha dichiarato ai giornalisti l’esperta di vini Jane Anson, che ha partecipato al test di degustazione.
“Sono state percepite differenze riguardo al colore dei vini. Per quanto riguarda le componenti aromatiche e gustative: i due vini sono stati descritti con un ricco vocabolario che attesta una notevole complessità olfattiva e gustativa; sono state particolarmente notate le dimensioni sensoriali di dolcezza, armonia e persistenza”, afferma Philippe Darriet, ricercatore dell’Università di Bordeaux. I ricercatori hanno in programma di pubblicare i risultati dello studio su una rivista scientifica.
Il pacco di bottiglie di vino arrivato sulla Terra contiene anche la bottiglia (l’unica del lotto) che sarà venduta per un milione di dollari.
https://tech.everyeye.it – 05/05/2021
De Castro: «Non è vino» Rigotti: «È una bevanda»
«Il Parlamento Ue valuta la convenienza di aprire il mercato a vini senza alcol, ma solo per le tipologie da tavola. Su Dop e Igt, invece, nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori, perché la scelta finale rimarrà nelle loro mani, subordinata alla modifica dei disciplinari di produzione».
Paolo De Castro, componente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, rassicura sulla parziale apertura ai cosiddetti dealcolati durante i negoziati inter-istituzionali sul regolamento sull’Organizzazione comune dei mercati, in vigore dal 2023, insieme alla futura Pac.
«Restiamo però convinti che un vino senza alcol non può essere definito tale, ma comprendiamo le opportunità commerciali e d’export che il basso tenore alcolico avrebbe in alcuni mercati», aggiunge. Molto critico sulla bozza in circolazione al trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue), Luca Rigotti, coordinatore settore Vino di Alleanza cooperative agroalimentari. «Siamo preoccupati», afferma senza mezzi termini, «il vino dealcolizzato si dovrebbe ritenere “bevanda a base di vino“».
Ma non solo. «Ancora più grave», conclude, «è consentire l’aggiunta di acqua dopo la dealcolizzazione: in Italia il Testo unico del vino vieta di tenere l’acqua in cantina».
https://www.larena.it – 08/05/221
Un “Museo del Vino”, a Verona.
L’assessore regionale all’agricoltura di Regione Veneto, Federico Caner, è intervenuto, il 3 maggio, in videoconferenza, alla presentazione del progetto, del resto, già a buon punto di elaborazione, per un “Museo del Vino”, a Verona”.
Un Museo, che, ad iniziativa del consigliere regionale Enrico Corsi, dovrebbe prendere radice, nelle ex Gallerie Mercatali – ex capannoni dell’ex Mercato Ortofrutticolo – e consacrare Verona, quale Capitale Europea del Vino.
Detta presentazione si è tenuta, nel centrale Palazzo della Gran Guardia, presenti il sottosegretario all’agricoltura, Gian Marco Centinaio, e il sindaco di Verona, Federico Sboarina. Caner: “Un’iniziativa di grande pregio, che va nella direzione auspicata dalla nostra Regione.
Nella legge regionale, che istituisce le Strade del vino, il Veneto ha incluso i musei, come strumento di promozione dell’offerta turistica integrata del territorio e della valorizzazione della cultura materiale della vite e del vino, espressa dalle sue comunità locali.
La legge coglie in pieno il significato del sistema vitivinicolo veneto, frutto di storia, territorio e sapere umano, che ha saputo, e continua a coniugare, tradizione e innovazione, per poter diventare il primo sistema produttivo, in Italia e tra i primi sistemi al mondo”
https://www.veronaeconomia.it – 03/05/2021
Basta mettere un bicchiere di vino nella carne per allungarci la vita
Il vino è una bevanda che, se assunta con moderazione, può portare molti effetti benefici all’organismo. È, infatti, in grado di ridurre l’invecchiamento della pelle, abbassare il livello di colesterolo e combattere l’osteoporosi.
Quello che forse pochi di noi sapevano fino ad oggi, però, è che è estremamente salutare se utilizzato come ingrediente per marinare la carne.
Ecco, perché basta mettere un bicchiere di vino nella carne per allungarci la vita e ottenere questi incredibili e insperati benefici.
Un’arma contro i tumori
Qualcuno di noi, in qualche occasione, avrà sicuramente messo le bistecche in una bacinella con del buon vino rosso per insaporirle prima della cottura. Mai scelta fu più azzeccata.
Infatti, mentre la carne rossa cuoce, produce un sacco di agenti potenzialmente cancerogeni per l’uomo. Fare una buona marinatura nel vino ci permetterà di eliminare la maggior parte di queste sostanze (fino al 90%). Abbasseremo così notevolmente il rischio di contrarre tumori e malattie potenzialmente letali per noi.
Come fare per ridurre il rischio
Tutto ciò che dobbiamo fare è preparare una bacinella con un bicchiere di vino rosso, un goccio di olio di oliva e le spezie che preferiamo. Mettiamo quindi la carne a marinare prima della cottura, lasciandola in frigo per almeno 6 ore. Quando la metteremo in padella a cuocere, il vino assorbito contrasterà la conversione in sostanze cancerogene di zuccheri e aminoacidi.
Ecco, dunque, perché basta mettere un bicchiere di vino nella carne per allungarci la vita e ottenere questi incredibili e insperati benefici.
Un consiglio per la marinatura al vino rosso
Il vino rosso è sicuramente più indicato in certe occasioni e per marinare determinati tipi di carne. Ad esempio, è perfetto per la saporitissima carne di maiale, in tutti i suoi tagli. Ma anche per dare un po’ di vivacità in più al brasato o alla nostra grigliata.
Una volta versato, non ci resta che impreziosire la marinatura mettendo le erbe aromatiche che più ci piacciono ed aggiungere la nostra carne.
https://www.proiezionidiborsa.it – 02/05/2021
Vini autoctoni del Quarnero: categoria da tutelare
Grazie all’ottima sinergia tra la Regione litoraneo-montana e l’Università di Fiume, ieri è stato firmato a Castua un contratto con il quale si rinnova la collaborazione del progetto “Caratterizzazione delle specie autoctone dei vini del Quarnero”. Il documento è stato consegnato alla rettrice Snježana Prijić Samaržija dal presidente della Regione, Zlatko Komadina. “Questa collaborazione è per noi molto importante – ha detto Snježana Prijić Samaržija –.
Dopo tre anni continuiamo a portare avanti questo valido progetto grazie al quale sono visibili già i primi risultati. Infatti, la Belica, il vino autoctono di Castua, da quello definito da tavola è diventato prestigioso”. Castua è una città con una ricca storia, che vanta pure una lunga tradizione nella vinicoltura, come detto da Komadina. “È nostra intenzione tutelare e salvaguardare tutte le specie autoctone, affinché questa bellissima storia non venga dimenticata”, ha dichiarato.
L’enologo Tomislav Pavlešić ha voluto sottolineare che la nostra Regione dispone di vigneti che si estendono su una superficie massima di 200 ettari. “Il 90 per cento di questi sono specie autoctone, come la Žlahtina, la Belica e il Sansigot. Anche se le quantità prodotte sono relativamente piccole, tutti questi vini hanno ottenuto il certificato di alta qualità. Nei nostri laboratori abbiamo quindi creato una base di dati grazie alla quale queste specie sono ora protette e non possono venir ‘falsificate’, in quanto si potranno degustare soltanto nelle zone di produzione”, ha detto Tomislav Pavlešić.
La Regione finanzia il progetto (2019-2021) con 300mila kune, ovvero 100mila all’anno. Presente all’evento anche il f.f. di capodipartmento cittadino per il turismo, l’imprenditoria e lo sviluppo rurale, Mladen Brajan.
https://lavoce.hr – 29/04/2021
Il vino cotto, preparazione e credenze popolari
Il vino cotto è un tipico prodotto alimentare della regione Marche. Viene prodotto anche nelle zone collinari anconetane. L’uva viene pigiata, il mosto viene messo in una pentola di rame (caldaro) nel quale viene inserito anche un elemento in ferro: questo, secondo la tradizione, impedisce al rame di fondersi nella cottura. Quando il mosto, a causa del calore, si riduce di circa la metà, si aggiunge (facoltativo) una mela cotogna.
Raffreddato, il mosto viene poi fatto fermentare in botti filiformi e poi aggiunto al vino cotto negli anni precedenti.
Il vino cotto, preparazione e credenze popolari
„Secondo quanto riportato nel portale “Il giornale del cibo”, nell’antichità si usava cospargere i neonati con il vino cotto, credendo di donare al piccolo la forza per affrontare la vita. Nello stesso giorno gli si regalava un barile di vino cotto, che il piccolo avrebbe dovuto aprire il giorno del suo matrimonio. Questo prodotto si usava anche per lavare il corpo di un defunto, perché si credeva che potesse tenere lontano gli spiriti maligni. “
www.anconatoday.it – 21/04/2021