Le Donne del Vino, l’unione è sinonimo di forza

La storia del vino al femminile è ricca di esempi virtuosi, che caratterizzano tanto il passato, quanto il nostro presente. Basta guardare al mondo dello Champagne, per capire quanto le donne siano state fondamentali nella storia dei grandi vini.

Sono molte, infatti, le Maison prestigiose guidate da donne brillanti ed energiche, in un momento storico in cui il vino e la sua produzione risultavano ancora preclusi all’universo femminile. Un nome su tutti, quello di Madame Clicquot. Rimasta vedova, nel 1805 all’età di 27 anni, passerà alla storia come la Grande Dame dello Champagne. Tutti conosciamo, poi, l’esprit di Lily Bollinger e l’intraprendenza di J.A. Louise Mélin, vedova Pomméry, che nel 1874 con l’invenzione del brut, contribuirà ad influenzare, in modo definitivo, le sorti e lo stile produttivo della più nota tra le bollicine.

Nonostante la storia attribuisca un ruolo importante alla componente femminile, sotto l’aspetto produttivo e culturale, quello che non sappiamo, forse, è che negli ultimi anni le donne sono entrate sempre più numerose nelle cantine di tutto il mondo vinicolo, raggiungendo le qualifiche più alte, ideando nuovi trend e creando nuovi network. Crescono le donne iscritte nelle facoltà di agraria, viticultura ed enologia e aumentano le donne che partecipano ai corsi da sommelier e WSET, dove ormai rappresentano più del 40% degli iscritti. In Italia non manca una fitta schiera di personalità, che sono manifesto di grande affermazione e successo professionale: Camilla Lunelli, Raffaella Bologna, Marilisa e Silvia Allegrini, Stefania Pepe, Elena Walch, Giannola Nonino, Marina Cvetic, solo per citarne alcune.

Da un punto di vista storico, un’importante svolta si è registrata nel 1988, quando lavorare nel settore del vino era ancora considerata una prerogativa di appannaggio quasi esclusivamente maschile. Elisabetta Tognana, all’epoca una giovane produttrice veneta, capisce che è tempo di valorizzare il lavoro delle tante figure femminili che ricoprono un ruolo di rilievo nel mondo del vino e fonda l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino. Una realtà nata dall’intuizione di un manipolo di vignaiole e divenuta oggi la più grande e attiva associazione femminile al mondo nel settore vino, vantando ormai quasi un migliaio di associate operative in tutta la filiera che produce, commercializza e somministra il nettare di Bacco. Dunque, non solo vignaiole, imprenditrici e produttrici, ma anche sommelier, enologhe, agronome, assistenti di cantina, proprietarie di enoteche e ristoranti ed infine giornaliste esperte nel settore del vino.

A guidare e presiedere l’Associazione oggi c’è Donatella Cinelli Colombini, alle sue spalle un’importante esperienza in viticoltura nelle terre dei grandi vini rossi toscani, fondatrice e ideatrice, peraltro, del Casato Prime Donne di Montalcino, la prima cantina italiana gestita interamente da donne.

Nonostante i passi in avanti e i traguardi conseguiti, si rende ancora oggi necessaria un’associazione posta a tutela della donna e questo perché un reale gender gap esiste e risulta piuttosto consistente. Un divario che si fa ancora più tangibile nel settore agricolo e che riguarda non solo la forbice della differenza salariale di genere, ma anche le concrete ed effettive possibilità di avanzamento professionale. Obbiettivo primario dell’Associazione – scevra di ogni scopo di lucro – è dunque quello di valorizzare il ruolo della professionista nel settore vitivinicolo, con la finalità di diffondere la cultura e la conoscenza del vino.

Un’Associazione che continua a crescere e ad arricchirsi, grazie anche al recente rilancio della Delegazione umbra intrapresa da Chiara Giorleo, giornalista e critica enogastronomica, eletta da pochi mesi presidente della medesima Delegazione, ultimo tassello da aggiungere ad un puzzle rappresentativo dell’intero territorio nazionale.

https://www.jamesmagazine.it – 19/07/2022

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