Federico Staderini, quello che sciacqua i fiaschi coi piombini

Federico Staderini è una forza della natura e, del resto, come tutti i fiorentini, pare avere il diavolo addosso tanta è la vivacità e la carica che si porta dentro.

Cinquantotto anni, abita da sempre in via Maroncelli a Campo di Marte, giusto due passi dallo stadio Franchi anche se, spiega, lui allo stadio, a vedere la Fiorentina, c’è stato solamente una volta e nemmeno si ricorda più quando.

All’Enoteca Marcucci di via Garibaldi, regno incontrastato, di questi tempi, di chi ama trascorrere una serata nell’illusione che il tempo si sia fermato, c’era anche lui che non ha esitato a confessarsi e a confessare le sue passioni professionali.

Innanzitutto rifiuta di essere etichettato come un enologo anche se Michele Marcucci, di lui, dice che è il migliore in assoluto.

No, Staderini dice di sentirsi un contadino specializzato e la differenza è presto detta: “L’enologo si è fermato alla nozione che i vini bianchi devono avere perlomeno una acidità totale di sette grammi litro mentre il contadino specializzato prende quello che la natura gli dà”.

Si presenta come quello che ‘sciacqua i fiaschi coi piombini’ e la sua simpatia è immediata, contagiosa, coinvolgente: “Noi siamo dei servitori del vino.

Il dottor Tachis, enologo per Antinori per decine di anni, parlando di sé con questo understatemen, era solito dire ‘io sono un mescolavino’”.

“Astemio? – prosegue – Mai stato astemio in vita mia.

Sono arrivato a fare il vino, potrà sembrare curioso, attraverso la pastorizia.

Negli anni del liceo classico, il Galilei, uno dei più blasonati a Firenze, ero talmente stufo delle muffose figliole di notai e primari di chirurgia che l’estate me ne andavo a lavorare da un pastore in Casentino e a quell’epoca ancora si ranghinava, che vuole dire che si facevano dei cordoni di fieno prima di pressare il fieno stesso.

Io ho capito una cosa: che la civiltà rurale ha tanta più profondità di una massa di muffosi che si vede a giro”.

Perle di saggezza contadina nelle parole di un uomo che non ha timori a definirsi l’enologo di tutti che lavora anche per i poveri ‘e sapete cosa faccio?’ aggiunge: “Vado nei posti e dico dammi icchetipare’, prendo quello che possono darmi, dei soldi non mi interessa”.

Staderini è un saggitario come si diceva una volta in certi ambienti, con due gg e una t.
“A chi mi dice se io sono un enologo – conclude – rispondo che io me ne intendo poco, io fo il vino’.

Io amo digrumare che vuol dire l’atto della ruminazione, un po’ come facevano una volta gli eremiti.

La ruminazione non dello stomaco, però, ma della testa, un po’ una riflessione a cui mi piace abbandonarmi”.

www.lagazzettadilucca.it – 21/07/2016

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