DECIMA: Il Comune novarese di Sizzano reintroduce la tassa medievale

Il Comune di Sizzano rispolvera la decima medioevale: ogni anno donerà al vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, una magnum di Sizzano realizzata da un artista e una brenta (50 litri) di vino doc.

Alla delibera di giunta è seguita la realizzazione della maxi-bottiglia e la sua presentazione alla mostra del vino di Sizzano, che si è conclusa proprio ieri.

Il pagamento del vino alla mensa vescovile di Novara si perde nell’Alto Medioevo ed è proseguito fino al 7 ottobre 1974, quando con un decreto del sindaco del tempo e del vescovo la decima era stata abolita.

L’omaggio del doc è tornato d’attualità con la riscoperta da parte del Comune delle tradizioni culturali del paese.

«Insieme alla Pro Loco – dice il sindaco, Celsino Ponti – abbiamo pensato di riproporre questa tradizione.

Quella che un tempo era una tassa ora è un omaggio, un’offerta annua simbolica che vuole anche essere un segno di riscoperta culturale».

Nessuna nostalgia, quindi, per la tassa sui prodotti della terra,che a Sizzano, vista la qualità del vino, si pagava in brente.

E che l’autorità episcopale gradisse lo confermano le testimonianze storiche.

Il vescovo Marc’Aurelio Balbis Bertone, nel 1763, nel corso della visita pastorale alla diocesi, si era fermato a Sizzano e sul suo diario aveva annotato le impressioni di viaggio: era rimasto colpito dalle viti e aveva aggiunto che da quelle viti «optima vina Sitiani dicta fiunt», che, tradotto nelle guide di oggi, significa vale una sosta con degustazione di un calice.

Un secolo più tardi è il conte di Cavour a sbilanciarsi in grandi elogi sul vino di Sizzano. Nel 1845 Giacomo Giovanetti, avvocato di Novara, doveva occuparsi di export: il territorio novarese produceva un vino straordinario, ma come farlo conoscere al di là dell’Agogna e del Sesia?

Giovanetti, amico di Cavour, gli mandò qualche bottiglia di Sizzano. Il conte, che all’epoca era a capo della polizia di Torino, apprezzò, e scrisse a Giovanetti: «L’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso.

Cotesto vino possiede in alto grado ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet».

E il conte paragonava il Sizzano ai vini a tre stelle della Borgogna, il Clos-Vougeot e il Romanet.

Con un pedigree del genere l’amministrazione comunale ha capito che il Sizzano doc può essere il miglior biglietto da visita per il paese e un’ottima carta da giocare in chiave turistica: c’è da scommettere che tra qualche anno il «magnum del vescovo» finirà in qualche asta, conteso dai collezionisti.

www.lastampa.it – 04/07/2016

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