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Vinitaly, Zaia: “Chiediamo i danni per il Prosek, non è un vino”

Prosek, questo nome è nostro. C’è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.

Ma c’è pure una motivazione storica: le prime citazioni del nome “Prosecco”, con riferimento al vino, risalgono infatti al XIV secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, mostrando la bottiglia di Prosek croato assieme al Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

“Questo non è il nostro Prosecco, ma è un prodotto che crea solamente confusione nel mercato dei vini italiani e veneti, ma soprattutto nel consumatore – continua il Governatore -. Dobbiamo andare all’attacco contro la menzione speciale del Prosek chiedendo i danni. Rovesciamo la visione e facciamo togliere quel nome ingannevole dalle etichette croate”.

https://www.lapiazzaweb.it – 17/04/2022

Non chiamatelo vino: tutti gli inganni nelle bottiglie a cui fare attenzione

Vengono chiamati vino, ma non lo sono. Però bisogna conoscerli, questi veri e propri inganni enologici, per evitare di cadere nei tranelli che danneggiano sia il settore, che il consumatore. Stiamo parlando, ad esempio, del vino dealcolato, di quello zuccherato, del vino in polvere, di quello annacquato: sono solo alcune delle ultime clamorose pratiche enologiche che si stanno diffondendo nel mondo. E che Coldiretti ha scelto di mettere al centro della mostra «Non chiamatelo vino», al Vinitaly di Verona.

Questi tranelli in bottiglia sono favoriti dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica. E colpiscono direttamente anche i Paesi con una storia del vino millenaria, come l’Italia, per via della globalizzazione.

«Si tratta di un precedente pericoloso che apre la strada all’introduzione di derive che mettono fortemente a rischio l’identità del vino italiano, che è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale», spiega Ettore Prandini. «È in atto una demonizzazione indiscriminata, pilotata da alcune multinazionali, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini made in Italy, la dieta mediterranea stessa, patrimonio Unesco e il consumo moderato e responsabile che contraddistingue il vino in Italia».

Per Approfondire: Leggi il resto di questo articolo »

Viniveri, dopo 2 anni torna manifestazione dei vini naturali

Torna Viniveri, dopo i due anni di stop imposti dalla pandemia, e domani parte la XVII edizione di ViniVeri che si svolgerà da venerdì 8 a domenica 10 aprile 2022 l’Area Exp di Cerea, a pochi chilometri da Verona.

Ampliati gli spazi espositivi a circa 4000 mq: per favorire il rispetto del distanziamento interpersonale e garantire una migliore fruizione dell’evento.

Qui si potranno conoscere, ascoltare le storie, assaggiare i vini frutto del lavoro rispettoso dei cicli naturali, dei protagonisti della tre giorni di ViniVeri 2022: oltre 100 produttori provenienti da tutta Italia, Austria, Francia, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna e, per la prima volta, Cile.

“Dopo due anni di emergenza pandemica ritorna finalmente in presenza Viniveri, la prima storica manifestazione italiana di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali – sottolinea il presidente del Consorzio Viniveri Paolo Vodopivec – Ora ripartiamo. Leggi il resto di questo articolo »

Il vino sale in quota, la sfida dei Camuni che ora fa gola anche alla Franciacorta

C’è aria buona, ma soprattutto aria nuova per il vino in Valcamonica. Ancora più importante in un momento storico dove i cambiamenti climatici stanno facendo valorizzare enormemente i vigneti, se non proprio in montagna, almeno a buone quote. E la terra dei Camuni in questo senso non può che avere prospettive inedite, più importanti di quanto si pensi. Tanto più alla luce di numeri da pionieri, facilmente aumentabili, a partire dagli ettari vitati: siamo sui 140, di cui solo la metà seguiti da professionisti. Senza spingersi agli anni ’30 (erano quasi 1800) o agli anni ’50 (2600, il record), 40 anni fa in Valcamonica si vitavano ben 423 ettari.

Il Consorzio Valcamonica che cura l’IGT e raduna 14 delle 24 cantine attive stima una potenzialità annuale da 516 mila bottiglie, oltre il doppio delle 222 mila reali. Quello che piace è vedere la voglia di crescere, di uscire dai confini della valle e della provincia senza perdere il filo, leggi stretto rapporto con un territorio unico. Per bellezza e per difficoltà, come è normale nella cosiddetta viticoltura eroica, tutta pendenze e terrazzamenti. In questo è evidente che si parla la lingua dei colleghi valdostani, altoatesini, valtellinesi e di altre regioni europee: Leggi il resto di questo articolo »

VINITALY: sale a 680 il numero di top importatori presenti a Verona, record di USA

Con 130 top buyer confermati, gli Stati Uniti, primo mercato mondiale per l’export di vino italiano, guidano le delegazioni internazionali presenti al 54° Vinitaly (Veronafiere, 10-13 aprile). È la prima volta che il Salone internazionale del vino e dei distillati raggiunge un tale risultato sulla piazza americana. È quanto emerge dalla campagna di incoming di Veronafiere e Ice Agenzia che, proprio in questi giorni, si sta avviando a conclusione superando l’obiettivo prefissato.
Ad oggi, infatti, sono 630 i ‘super acquirenti’ di vino italiano da tutto il mondo – e riferiti esclusivamente a questo progetto di promozione internazionale – che hanno aderito alla chiamata di Vinitaly.  A questi si aggiungono ulteriori 50 operatori profilati della domanda che faranno il loro debutto a Verona grazie a un altro progetto di incoming ‘tailor made’, nato quest’anno e frutto della collaborazione diretta della fiera con circa 30 aziende espositrici di Vinitaly.

Per quanto riguarda i circa 50 Paesi coinvolti nel programma di promozione e di comunicazione Leggi il resto di questo articolo »

Ghemme candidata a diventare Città del vino europea 2024

Candidatura del Comune di Ghemme come città del vino europea 2024: se n’è tornato a parlare nel pomeriggio del 16 marzo durante una riunione che si è tenuta nel Municipio di Ghemme.

“In questa sede – riferiscono i consiglieri della Provincia di Novara Davide Ferrari e Luigi Laterza, rispettivamente delegati ai rapporti con il mondo dell’agricoltura e associazioni agricole e al turismo e marketing territoriale – siamo tornati a condividere il progetto che vede Ghemme capofila dei comuni produttori vitivinicoli novaresi, vercellesi, biellesi e del Vco affiancati dai rispettivi Enti provinciali,

La Provincia ha ribadito nuovamente la propria disponibilità nel coordinamento del progetto di promozione del territorio: in questo senso e con la finalità di valorizzare al meglio i nostri prodotti abbiamo concordato di confrontarci anche con il consorzio Gran Monferrato”.

https://www.newsnovara.it – 19/03/2022

Il vino buono e le storie di quotidiana resistenza

Il vino ha unito la politica, se è vero che in Europa tutti i rappresentanti italiani hanno fatto fronte comune contro la proposta del “bollino nero” sulle bottiglie di vino per indicare un pericolo cancerogeno. Un piccolo esempio di unità intorno a un bene comune, che dovrebbe far sperare, se non ci fosse una campagna elettorale in atto.

Ma il buon vino crea consensi, mi ricordò il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, quando lo intervistai per i 50 anni di Vinitaly e lui mi raccontò della crescente presenza, negli anni, di politici con ruoli istituzionali altissimi (presidenti della Repubblica, del Consiglio, ministri) alla fiera.

Ci si accosta a ciò che vince, e questo va da sé, ma qualche pronunciamento più profondo da parte loro non farebbe male, analizzando ad esempio il motivo per cui gli italiani sono fra i popoli più longevi al mondo. E pazienza se qualche multinazionale che “rosica” per il successo dei nostri prodotti si innervosisce, convinta che le differenze rovinino il disegno di omologare tutto e ovunque.

Oggi che la pandemia non è aggressiva come nelle primavere scorse, restano tuttavia a rischio 40mila posti di lavoro nell’industria alimentare e molti di più in agricoltura. Si guarda con preoccupazione all’evoluzione della crisi russa, che potrebbe avere ripercussioni non solo in campo energetico, ma sull’approvvigionamento stesso di materie prime. E il mondo agricolo si è mobilitato, per far presente quanto vale un settore che nei proclami della politica è l’eterna Cenerentola.

In viaggio fra il Monferrato e la Franciacorta, a Rovato, Vittorio Moretti, patron di Bellavista, mi ha fatto assaggiare un vino che nasce sotto il Convento dell’Annunciata sul Monte Orfano, luogo dello spirito dal 1449 che lui, per una legge mai scritta che si rifà al “principio di restituzione”, ha salvato dalla possibile incuria. A San Damiano d’Asti invece la famiglia CarlindePaolo, ha ristrutturato il pilone dedicato a Maria Assunta, che domina i vigneti di barbera. Lo hanno fatto quattro fratelli, in memoria del loro papà Francesco, che tre anni fa, a 74 anni, li ha lasciati dopo un infarto, mentre portavano avanti un progetto nato dal nulla nel 2000.

Quanta bellezza, quanta determinazione, quanto senso di famiglia ho visto in queste storie che parlano di vino, non solo come consumo, ma come cultura, quando essa diventa la capacità di raccordare un particolare al tutto. Di questo si dovrebbe argomentare, mettendo a tema dell’agenda politica quei valori che ci uniscono e connotano, anziché i distinguo che dividono.

https://www.avvenire.it – 23/02/2022

Vino, l’UVA D’ORO degli Este promossa in Cina

Gli antichi vitigni ferraresi, nati dalle sabbie, approderanno presto in tv in Cina. In questi giorni infatti una troupe della società di produzione Italiana Wine Channel srl, del Canale 19Pindao (in cinese si pronuncia Yi Jiu Pindao e significa “Canale del vino italiano”)  ha girato tra Ferrara e Comacchio in alcuni dei luoghi più caratteristici del territorio per far conoscere e per illustrare la storia e i segreti della Russiola e della Fortana, i due antichi e unici vitigni autoctoni del ferrarese. Il servizio televisivo è stato condotto e coordinato dal sommelier professionista Marco Simoni: “Leghiamo la riscoperta dei nostri vitigni al territorio, alle sue eccellenze, alla sua storia”, spiega l’esperto, che ha girato tra il Castello, il locale ‘Al Brindisi’ (la più antica enoteca al mondo datata 1435) – dove Simoni ha iniziato la sua carriera – palazzo Schifanoia e le antiche manifatture dei marinati delle anguille tra i celeberrimi ponti di Comacchio, proponendo anche abbinamenti storici.

“Quello della DOC Bosco Eliceo – dichiara Simoni – è un territorio enografico che stiamo continuando a studiare, sottoponendolo a lavoro, sperimentazione e ricerca. Si tratta di una Doc nata nel 1989 e diventata pure Consorzio Vini delle Sabbie nel 1991. L’origine viticola enologica ferrarese è antichissima e risale addirittura all’epoca degli Etruschi, che abitavano la città di Spina. In seguito un fondamentale impulso è stato apportato dai monaci benedettini insediatisi nella storica abbazia di Pomposa.  Leggi il resto di questo articolo »

La Cina riconosce il Marchio Prosecco

La Repubblica Popolare Cinese tramite le competenti autorità ha riconosciuto il Marchio Prosecco.

Il Consorzio del Prosecco DOC aveva iniziato la pratica per ottenere l’importante riconoscimento nel 2014.
Aveva depositato allora la richiesta presso il CNIPA che è l’Ufficio Marchi Cinese.

La pubblicazione del riconoscimento della IG per il vino italiano ha scatenato la strenua opposizione da parte dei produttori di vino australiano rappresentati dall’ AGWI – Australian Grape and Wine Incorporated.

L’ opposizione era volta ad ostacolare il riconoscimento e la protezione della  IG – Indicazione Geografica Prosecco per il vino italiano.
Sono molti anni che nazioni quali l’Australia combattono con ogni mezzo la registrazione di importanti marchi di vini italiani.
Questo perché molti produttori vogliono o vorrebbero immettere nel mercato vini con nomi di fantasia o similari che richiamano i nostri prodotti.

Il CNIPA – Ufficio Marchi della Repubblica Popolare Cinese ha respinto l’opposizione dei produttori australiani.
Ha sentenziato che il Marchio Prosecco essendo una IG – Indicazione Geografica è idoneo a svolgere la funzione di marchio volto a distinguere l’origine del prodotto vino.
È un risultato molto importante e una conferma sul fronte della tutela internazionale dei nostri vini.

Il mercato cinese ha assunto oramai un ruolo strategicamente importante nel mercato dei vini.
Grandissima soddisfazione è stata giustamente espressa dai produttori e da Stefano Zanette presidente del Consorzio Prosecco DOC.

https://www.egnews.it – 04/01/2022

Il Prosecco batte lo Champagne, sorridono i produttori italiani

Il Prosecco batte lo Champagne, sorridono i produttori italiani

Il prosecco batte lo champagne piazzandosi al primo posto tra i vini di spumante esportati dagli Stati membri dell’Unione Europea verso paesi extra europei. Con 205 milioni di litri ovvero 41% la vittoria è molto netta considerando che lo Champagne, al secondo posto si ferma al 13%, 66 milioni di litri.

Tuttavia la vittoria è doppia e duplice è anche la soddisfazione da parte dei produttori poiché da poco la Cina ha riconosciuto ufficialmente il nostro Prosecco. Esulta quindi il Consorzio della Doc, con un altro importante riconoscimento internazionale. La partita era iniziata nel 2014 quando il Consorzio ha depositato in Cina il marchio collettivo Prosecco. Ora, il riconoscimento è arrivato anche dall’Ambasciatore d’Italia in Cina, Luca Ferrari. Egli in una lettera al presidente del consorzio, esprime i suoi “personali rallegramenti” per il primato. Al contempo, secondo le ultime stime, il Prosecco stacca al secondo posto lo Champagne con 66 milioni di litri. L’analisi dell’ufficio statistico dell’Unione europea registra che nel 2020, le esportazioni di spumanti dell’Ue verso i Paesi extra Unione sono state pari a 494 milioni di litri.

C’è stata una sensibile diminuzione rispetto al 2019, causata principalmente dalla pandemia globale; che ha colpito molto le esportazioni di vino, a causa delle chiusure totali. In precedenza le esportazioni erano aumentate in media dell’8% annualmente. Riguardo l’export italiano di spumante nostrano che ci riguarda strettamente da vicino, una stima di Coldiretti registra che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, all’estero sono state stappate oltre 620 milioni di bottiglie di spumante. Abbiamo stabilito un record storico con un aumento del 29% rispetto allo scorso anno. A fine anno quindi, si è raggiunto per la prima volta il massimo storico delle esportazioni estere, per un valore di circa 1,9 miliardi. W le bollicine italiane tricolore!

https://www.italiani.it – 03/01/2022