Eventi
L’Europa pronta a riabilitare il «clinto», il vino proibito esce dalla clandestinità
La rivincita del vino proibito: festeggiano Miega di Veronella e Concamarise. Primo via libera della Commissione Agricoltura dell’Ue all’emendamento che potrebbe far tornare commercializzabile il «clinto», più correttamente «clintòn», il vino non vendibile da quasi un secolo, a causa di un Regio decreto autarchico di epoca fascista. A Concamarise, grazie alla Pro loco, e a Miega, grazie all’Associazione per Miega, si tengono da tempo appuntamenti molto partecipati dedicati a questa bevanda alcolica. Concamarise promuove in primavera convegni per studiarne qualità, caratteristiche, e potenzialità, e un successivo pranzo per riscoprire gli antichi usi del clinto in cucina. A Miega, da 45 anni, al «crinto» (così lo chiamano nel Colognese) è dedicata una sagra che dura per due weekend, in programma ad inizio ottobre.
Forse questa sarà davvero la volta buona per il reintegro di questa bevanda alcolica. Si attendono infatti per i prossimi giorni le pronunce di Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio sul pacchetto vino, nel quale l’europarlamentare originaria del Basso vicentino (altra zona deputata da decenni alla coltivazione e al consumo familiare del clinto) Cristina Guarda ha inserito l’emendamento che dovrebbe riabilitare il clinto ed altre bevande non commercializzabili, come ad esempio il fragolino. Chissà che non arrivi la parola fine all’ostracismo che ha condannato il vitigno arrivato a metà dell’Ottocento in Europa dall’America a sparire dal mercato e a salvarsi dall’estinzione solo grazie a produzioni familiari, eventi o cene organizzati da cultori del prodotto e da gruppi di promozione nati ad hoc, come l’Aps Clinto de Marca o la Confraternita del Clinto. Leggi il resto di questo articolo »
“Il vino, la mia vita” presentato il libro di Riccardo Cotarella
Un viaggio sensoriale tra storia, tecniche e segreti del vino
“Oltre al suolo, al clima, ai vitigni… sono le persone che fanno davvero la differenza”
La presentazione del libro di Riccardo Cotarella ad Orvieto “Il vino, la mia vita” venerdì 31 ottobre moderata da Bruno Vespa, con Massimo D’Alema, Brunello Cucinelli, Leonardo Lo Cascio, importante importatore di vino negli Stati Uniti (nonché proprietario della Winemarket), è stata una vera e propria lezione di vita.
Riccardo Cotarella presidente mondiale degli enologi, consulente di 120 aziende nel modo (dal Giappone, agli Stati Uniti, alla Palestina, al Canada, Sud Africa, Francia) è, come detto da D’Alema, “l’uomo che ha fatto il vino”.
A 14 anni il padre gli disse “o vai a Conegliano o vai a lavorare”. Era la visione di un padre che sapeva che quel figlio irrequieto, curioso, forse un po’ ribelle, aveva bisogno di un futuro che parlasse la lingua delle radici, ma anche di un mondo più grande.
Cotarella ha molto insistito su questo concetto, e ritiene che quella imposizione di suo padre sia stata determinante per forgiare il suo carattere e per decidere la sua vita.
Il vino e la cultura: più di una semplice bevanda, leggere il libro è veramente ripercorrere la storia del vino in Italia e nel mondo.
Dalla scoperta del Merlot, alla fondazione dell’azienda Cotarella, dal rapporto con il conte Vaselli al Marchese Antinori, dall’insegnamento all’Università della Tuscia alla definizione di cosa fosse un Enologo, Cotarella ne è espressione e vita.
Tanto ci sarebbe da dire, ma credo che serva veramente leggere il libro.
https://www.carlozucchetti.it – 28/11/2025
Etichette alcolici, Confagricoltura: Bene la decisione dell’Irlanda, il vino merita approccio diverso
ROMA – E’ un’ottima notizia la decisione del governo irlandese di rivedere la normativa nazionale sull’etichettatura delle bevande alcoliche d’intesa con i Paesi partner europei.
Confagricoltura afferma che si tratta di un passo importante verso un approccio più equilibrato e proporzionato alla regolamentazione del consumo di bevande alcoliche.
Palazzo della Valle ritiene infatti che la politica sulla salute debba essere definita in modo armonizzato a livello europeo, evitando iniziative unilaterali che rischiano di creare disallineamenti normativi e difficoltà operative per le imprese del settore. Solo una strategia comune può garantire regole chiare, coerenti e realmente efficaci per cittadini e operatori.
La mancanza di distinzione tra consumo moderato e abuso di alcol è un approccio fortemente distorsivo alla materia. L’auspicio, quindi, è che questo principio possa essere riconosciuto anche ai tavoli internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), affermando con forza che è l’abuso a dover essere contrastato, non il consumo consapevole e moderato di vino, parte integrante della nostra cultura e della nostra tradizione agroalimentare.
Confagricoltura invita a vigilare affinché vi sia piena coerenza tra la dichiarazione di New York e le prossime discussioni in sede OMS ed europea: il lavoro avviato è solo alle prime fasi e necessita di essere ulteriormente consolidato.
https://www.agricultura.it/2025/11/17
In Sardegna c’è un nuovo Consorzio del vino che tutela vini d’altura e vigneti ad alberello
In Sardegna c’è un nuovo Consorzio del vino : quello della Doc Mandrolisai che raggruppa già 18 produttori. Si tratta di uno dei numerosi consorzi del settore vitivinicolo che in Italia si sono costituiti recentemente, anche se sulla carta il nuovo ente è datato 2024. Atzara, Desulo, Meana Sardo, Ortueri, Samugheo, Sorgono, Tonara sono i comuni che ospitano gli antichi vigneti ad alberello della Doc, l’unica che tra quelle isolane ha scelto di chiamarsi col nome dell’areale di produzione anziché con quello del vitigno.
Il neo consorzio ha scelto di investire su immagine e comunicazione, nominando Francesco Saverio Russo come ambasciatore della denominazione. Al divulgatore ed enonauta, è affidato il compito di illustrare e promuovere il territorio situato al centro della Sardegna, . L’iniziativa si inserisce in un progetto di promozione che si legherà a numerose attività nazionali (a partire dall’imminente Merano wine festival) e internazionali.
«Il nostro territorio – sottolinea il presidente del Consorzio vini Mandrolisai, Massimiliano Mura – ha una ricchezza ancora oggi testimoniata non solo dalla tipologia delle coltivazioni e dall’età delle vigne, ma anche dalla diversità delle uve autoctone tipiche della zona come muristellu, cannonau e monica. Abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di far conoscere meglio la nostra storia, anche grazie all’arrivo di un testimonial di eccezione».
Tra gli asset della Doc ci sono anche elementi paesaggistici. Il Mandrolisai, i cui vigneti sono caratterizzati spesso da viti ad alberello, soprattutto cannonau, è inserito nel Registro nazionale dei Paesaggi rurali storici, curato dal Masaf, che ha riconosciuto il valore di un’agricoltura policolturale, imperniata sulla coltivazione di vigneti, cereali, orti e frutteti e multifunzionali pascoli arborati quercini che integrano le produzioni foraggere e alimentano le locali filiere della legna e del sughero.
Un territorio in cui le uve crescono e maturano in alta collina, con buone esposizioni e forti escursioni termiche. I vitigni (a bacca nera) ammessi dal disciplinare sono tre muristellu (bovale sardo), cannonau e monica. E i relativi vini (rossi e rosati) si stanno facendo notare negli ultimi anni. Alcuni dei quali sono presenti nel prezioso elenco e nella selezione dei vini rari, a cui la Guida vini d’Italia del Gambero Rosso ha deciso di dedicare un’apposita sezione già dall’edizione 2025. Con cantine che già hanno ricevuto diversi importanti riconoscimenti, da Fradiles a Bentu Luna.
https://www.gamberorosso.iT – 05/11/2025
La Doc Garda si gioca tutte le carte: via libera al vino low alcol e alla versione cremant
L’idea del vino in lattina è stata messa da parte ma per la Doc Garda quella del vino a bassa gradazione è realtà. Il settimanale Tre bicchieri del Gambero Rosso ne aveva parlato a febbraio 2025 e ora, per il Consorzio di tutela presieduto da Paolo Fiorini, è arrivata l’ufficialità, con la pubblicazione del decreto ministeriale del 24 settembre 2025, che contiene il nuovo disciplinare di produzione, sulla Gazzetta ufficiale (Serie generale n. 234 dell’8 ottobre 2025). E che fa della denominazione interregionale (che insiste sui territori delle province di Mantova e Brescia per la Lombardia e Verona per il Veneto) la prima italiana dedicata a un vino fermo con bassa gradazione alcolica.
Tutto ruota attorno all’uva garganega, principale varietà autoctona a bacca bianca di questa Doc (che accomuna 250 imprese vitivinicole) che entra sia nei bianchi fermi sia negli spumanti e nei bivarietali (in coppia con chardonnay o con pinot grigio). La sperimentazione di tipo agronomico ha consentito di passare da un vino con un titolo alcolometrico minimo a 10,5% vol a un vino con titolo alcolometrico di 9% vol. Da sottolineare che già dalla vendemmia 2025 i produttori potranno commercializzare il vino nella versione low alcol.
«Un passaggio strategico per la Doc e i produttori che ne fanno parte», è il commento del presidente Fiorini sul nuovo disciplinare. L’obiettivo è «ampliare le potenzialità produttive e commerciali, così come rispondere alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori, oggi sempre più attenti a vini identitari, versatili e contemporanei».
Le regole produttive della Doc Garda introducono, per la categoria spumante, il termine “cremant“, Leggi il resto di questo articolo »
Il Recioto, vino storico della Valpolicella DOCG diventa Presidio Slow Food
Vino storico della Valpolicella – la cui produzione ha ceduto il passo a quelle di Amarone, Valpolicella e Ripasso, ed è diventata residuale nei numeri – il Recioto, da oggi, oltre che essere tutelato dalla Docg, è anche un nuovo Presidio Slow Food del Veneto. “Il Recioto è il vino simbolo della Valpolicella, “padre” di quell’Amarone, chiamato inizialmente Recioto Amaro, che ha reso questa regione vitivinicola celebre nel mondo.
La sua storia è millenaria, proprio come lo è l’appassimento, tecnica antichissima utilizzata nelle terre veronesi per conservare la frutta nei lunghi mesi invernali”, spiega Slow Food. Che ricorda come “il primo a citare il vino acinaticum, ottenuto dalla spremitura di queste uve disidratate, è Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. Successivamente Cassiodoro, storico e letterato del IV secolo d.C. al servizio di Teodorico, descrive questo succo denso e così ricco di zuccheri che i lieviti faticano a trasformare del tutto in alcol, come “mosto invernale, freddo sangue delle uve”. Il nome deriva da rècie (orecchie, nel dialetto locale), ovvero le ali dei grappoli attraverso i quali l’uva era appesa ai tralicci per il laborioso processo di appassimento. Il Recioto si ottiene da grappoli accuratamente selezionati di vitigni locali: Corvina, Corvinone e Rondinella, ma anche, sebbene in misura minore, da altre varietà autoctone a bacca rossa come Molinara, Oseleta, Pelara, Dindarella, Spigamonti e Turchetta”, spiega ancora la Chiocciola.
“Abbiamo deciso di avviare un Presidio sul Recioto – spiega Roberto Covallero, presidente Slow Food Veneto Leggi il resto di questo articolo »
Mazara del Vallo, Giubileo produttori vini da messa
Martedì 11 novembre, ore 18, nella parrocchia Cristo Re di Mazara del Vallo, il Vescovo monsignor Angelo Giurdanella presiederà la celebrazione eucaristica giubilare per i produttori dei vini della santa messa. Concelebra don Daniele Donato, nuovo delegato vescovile per il vino della santa messa.
https://www.diocesimazara.eu – 14/10/2025
Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano investono sul Canada, con l’Ithq
Il futuro del vino italiano nel mondo si costruisce investendo in promozione, anche stringendo collaborazioni con Paesi in cui sono attivi importanti scambi commerciali e che hanno, allo stesso tempo, tutte le potenzialità per crescere ancora di più. E’ il caso del Canada, il quarto mercato in assoluto in valore per il vino italiano, e che, nel primo semestre 2025, come dimostrano i dati Istat, analizzati da WineNews, ha generato un export, in crescita, salito a 197,7 milioni di euro (+12,8%) e 34,9 milioni di litri (+6,6%) sul primo semestre 2024, complice anche la “freddezza” dei rapporti con gli Usa che hanno frenato gli acquisti.
L’interesse del vino italiano per il Canada è testimoniato anche da due partnership che vedono protagoniste altrettante denominazioni tra le più prestigiose della Toscana e non solo: il Chianti Classico e il Vino Nobile di Montepulciano. I due Consorzi di tutela hanno, infatti, raggiunto un’intesa con l’Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Québec (Ithq), istituzione canadese di riferimento per la formazione nei settori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo. Si tratta dell’unica scuola del Paese a offrire programmi a livello professionale, tecnico e universitario ed è dotata di strutture come una scuola alberghiera, due ristoranti didattici e un bar, ospitando anche due unità di ricerca (GastronomiQc Lab ed ExperiSens) e un centro di consulenza alberghiera. L’Ithq, inoltre, offre formazione a professionisti, servizi ad aziende e istituzioni e workshop per il grande pubblico.
La nuova intesa di partenariato tra il Consorzio Vino Chianti Classico e l’Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Québec (Ithq) dura di tre anni e prevede l’organizzazione di programmi formativi in Toscana per gli studenti del corso internazionale in Servizio e Sommellerie di ristorazione dell’Ithq. Due volte l’anno, gruppi di 12-17 studenti saranno accolti nel Chianti Classico per un soggiorno di tre giorni, con visite a produttori, degustazioni, attività culturali e gastronomiche. L’Ithq, da parte sua, si impegna a valorizzare i vini del Chianti Classico a Montréal, integrandoli nei programmi didattici e garantendo visibilità al Consorzio attraverso i propri canali istituzionali. Il Consorzio ospiterà presentazioni, incontri e degustazioni nella propria sede e le aziende associate, offrendo agli studenti un’esperienza formativa completa che unisce la tecnica alla scoperta del territorio.
“Per il Chianti Classico – ha dichiarato Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico Leggi il resto di questo articolo »
AI, nasce il primo “sommelier artificiale” del mondo: “Conosce e abbina 400 vini”
Vi fidereste di un consiglio sul vino dato da qualcuno che non lo ha mai annusato, studiato o assaggiato? Molti direbbero di no, eppure l’intelligenza artificiale sta diventando una nuova alleata sia per i produttori sia per i consumatori, rivoluzionando il modo in cui scegliamo e degustiamo le etichette.
La conferma arriva dall’Heilbronn Wine Village, storica festa del vino in Germania, dove i fratelli Simon e David Blank hanno presentato la loro creazione: un’app che, semplicemente inquadrando i QR code presenti negli stand, suggerisce in tempo reale il vino più adatto da provare e l’abbinamento perfetto con i piatti della fiera, che si tratti di un hamburger gourmet, di ravioli di pane o di un currywurst fumante.
Cresciuti nella regione vitivinicola del Tauberfranken, da sempre affascinati dal mondo del vino, Simon e David hanno ideato Vinolin durante gli studi di informatica aziendale all’Università di Mannheim, ispirati da un progetto che prevedeva consulenze digitali per alcune cantine. Oggi l’app mette a disposizione una banca dati alimentata sia da sommelier professionisti sia dagli stessi produttori, capace di fornire descrizioni sensoriali e suggerimenti di abbinamento mirati. Il successo non si è fatto attendere: già a inizio 2025 quindici aziende vinicole hanno adottato Vinolin, con utenti che arrivano a registrare fino a quindici interazioni al giorno con questo “sommelier digitale”.
I fratelli Blank tengono a precisarlo: Vinolin non vuole sostituire sommelier ed enologi in carne e ossa, ma offrire un supporto prezioso, soprattutto in un momento in cui il settore soffre la mancanza di personale qualificato. Forte di una sovvenzione e di un finanziamento pre-seed da 200.000 euro della Landeskreditbank Baden-Württemberg, il progetto si prepara ora a crescere, puntando al mercato tedesco, europeo e persino oltreoceano.
Nel frattempo il team si amplia, con nuove assunzioni e una sede in apertura entro fine anno, mentre si studiano ulteriori sviluppi: dalla visualizzazione interattiva dei vigneti nell’app a collaborazioni con catene di supermercati, fino a forme di consulenza sempre più personalizzate. Un sorso di futuro, dunque, che promette di cambiare il modo in cui ci lasciamo guidare nella scelta del vino.
https://reportergourmet.com/it – 26/09/2025
Herita Marzotto Wine Estates è la prima azienda del vino italiano a raggiungere la Carbon Neutrality
È la prima azienda vinicola italiana ad ottenere un traguardo storico nel campo della sostenibilità: Herita Marzotto Wine Estates, uno dei principali player del settore vitivinicolo italiano ed internazionale, ha raggiunto la Carbon Neutrality per l’esercizio finanziario 2024. Il risultato è stato certificato in accordo con lo standard internazionale Pas 2060, a seguito della certificazione dell’Impronta Carbonica di Organizzazione secondo la norma Iso 14064-1 per tutte le unità produttive del gruppo, incluse quelle negli Stati Uniti.
La notizia viene divulgata in concomitanza con la pubblicazione dell’edizione n. 3 del Bilancio di Sostenibilità: il documento offre una visione chiara e trasparente degli impatti, rischi, opportunità, politiche, azioni, obiettivi e metriche relativi alla sostenibilità aziendale. L’azienda ha intrapreso questo percorso ben 12 anni fa, iniziando a misurare ed a compensare le emissioni associate al Pinot Grigio Santa Margherita venduto nel mercato canadese, fino a giungere nel 2024 alla compensazione di tutte le emissioni rientranti nella carbon footprint di organizzazione.
L’impegno di Herita – gruppo che riunisce alcune delle tenute più importanti del vino italiano (da Santa Margherita in Veneto a Kettmeir in Alto Adige, da Ca’ del Bosco in Franciacorta a Lamole di Lamole e Vistarenni in Chianti Classico, da Cà Maiol nel Lugana a Torresella nel Veneto Orientale, da Sassoregale in Maremma a Cantine Mesa in Sardegna, passando per Roco Winery, in Oregon, ndr), con un giro d’affari di oltre 248 milioni di euro e oltre 25 milioni di bottiglie vendute nel 2024 in oltre 90 Paesi del mondo – nella lotta al cambiamento climatico si concretizza attraverso una strategia duplice: la riduzione delle emissioni di carbonio come priorità e un significativo impegno nella compensazione per raggiungere un impatto climatico netto pari a zero.“È con grande soddisfazione Leggi il resto di questo articolo »