Curiosità
La Bibbia si legge al bar, con vino e degustazioni
La Bibbia al bar, tra un caffè e un bicchiere di vino. È l’originale iniziativa di due parroci di Salizzole, don Massimiliano Lucchi e don Luca Pedretti, i quali, dopo il successo dello scorso anno, hanno pensato di replicare l’esperienza ritornando nei locali pubblici per far conoscere i testi dei Vangeli che parlano di cibo.
Tutte le serate inizieranno alle 20.45 e saranno guidate dai parroci di Salizzole che si turneranno ogni lunedì e mercoledì a partire da domani e fino al 16 dicembre. Si partirà domani al bar «Da Ugo» di Salizzole parlando di vino con «Hai tenuto da parte il vino buono» insieme all’associazione «No-yes»
Ogni volta verrà presentato un brano del Vangelo sul servizio e sul banchetto, con un excursus biblico e culturale, con la possibilità di fare degustazioni gastronomiche legate al tema proposto.
m.larena.it – 20/10/2019
Il vino col tappo a vite è per forza cattivo?
L’avvitata decisa del tirabuchon che solca il sughero è uno di quei suoni che seduce l’udito più di tanti altri. E inganna, a quanto pare, perché ci ha convinti che il vino con tappo a vite sia cattivo, o comunque meno pregiato, rispetto al gemello con tappo in sughero. Una vera questione di contenitore che fa più differenza del contenuto, almeno nelle convinzioni generali: psicologicamente siamo proprio portati a credere che una bottiglia di ottimo vino con tappo di sughero sia più pregiata e garantisca la giusta qualità del vino. In realtà è più uno storytelling enologico che ci è stato inculcato da anni e anni di sottile lavoro e attaccamento alle tecniche “antiche”, mentre vini pregiati con tappo a vite scontano pesantemente questo background culturale.
Quindi no, non è vero che il vino con tappo a vite è più cattivo di quello con tappo in sughero, anzi. Franz Haas, uno dei produttori pionieri nella scelta del tappo a vite (l’azienda li usa e sperimenta dal 1973), ne descrive i pro: “Il tappo a vite ha i suoi difetti estetici e psicologici, ma rimane il fatto che è l’unica chiusura (con il tappo a corona ) che chiude la bottiglia come lo facevano i buoni tappi in sughero di una volta, ma quei tappi purtroppo non esistono più”. Leggi il resto di questo articolo »
Uva Cellarina, vitigno reliquia che torna in vita
È uno degli autoctoni del Nord Italia che sta scomparendo. Ma forse c’è ancora qualche speranza grazie all’associazione My Wine, che promuove il recupero di antichi cultivar in via di estinzione, e alla sua collaborazione con la Scuola enologica di Alba
Tutto è in iniziato per amore del buon vino. Nel 2010 un gruppo di amici piemontesi, ma tra questi anche alcuni stranieri che vivevano nella zona, decide di fondare l’associazione My Wine. L’obiettivo è comprare alcune vigne dismesse che circondavano il borgo di Cellarengo (AT) e farle ritornare produttive.
Siamo nel cosiddetto Pianalto di Poirino, un territorio a cavallo tra le ultime propaggini delle colline del Monferrato, il Roero e la pianura torinese. Qui un tempo era diffusa la coltivazione di un’antica varietà di uva autoctona, la Cellarina o Slarina, molto apprezzata, ma di resa decisamente inferiore rispetto alla Barbera. Proprio la minor produttività ne aveva decretato il graduale abbandono.
«Ci siamo chiesti: perché non recuperarla?– spiega Giuseppe Gianolio, uno dei promotori di My Wine – E qui è entrata in gioco la nostra passione enologica: la sfida è diventata non solo fare buon vino per la nostra tavola, ma riavviare la produzione di questo antico cultivar assieme a quello di uva barbera». Leggi il resto di questo articolo »
Olive, vino, tonno e caffè aromatizzati alla cannabis: arrestato chef nel Catanese
A metterlo nei guai, oltre alle piante di cannabis che coltivava, sono state le olive, il tonno, il vino e il caffè aromatizzati alla marijuana.
Un noto chef siciliano 50enne è stato arrestato dai carabinieri e poi rimesso in libertà in attesa del processo, perché nella sua abitazione a Trecastagni, nel Catanese, sono state trovate due piante di cannabis alte 2,5 metri e mezzo chilo di infiorescenze di canapa indiana in barattoli.
Di fronte all’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, lo chef si è difeso dichiarandosi un “consulente agroalimentare della cucina mediterranea del terzo millennio” alla ricerca di nuovi gusti e aromi.
I militari sono stati attratti dalle etichette ‘Santa Caterina SballOlives’, poste su un contenitore di olive trattate alla marijuana e su una bottiglia di vino ‘Kannamang’ trovate nella residenza del cuoco, alle pendici dell’Etna.
E con altrettanta sorpresa hanno trovato caffè e tonno aromatizzati alla cannabis.
Lo chef era stato inizialmente posto ai domiciliari, dopo la convalida dell’arresto è libero in attesa di essere processato.
Il cuoco ha collaborato con progetti teatrali, in qualità di ‘scenografo gastronomico’.
E a teatro ha portato in scena ‘Ricette immorali e cibi afrodisiaci’, pièce in cui unisce la tematica della cucina a quella della sensualità. Numerose le sue apparizioni in programmi di cucina della tv italiana e di network stranieri e le sue interviste.
http://www.rainews.it – 28/09/2019
Vino rosso con l’ostrica quando osare si può (ma servitelo freddo)
Abbinare vino rosso e ostriche è possibile. A dimostrarlo è stata l’azienda vitivinicola «La Collina dei Ciliegi» in occasione della serata «En Primeur», svolta il 7 settembre presso la località Erbin a Grezzana (Verona), nel cuore della Valpolicella.
La sfida, per superare il tabù enogastronomico, è stata preparata in sinergia con «I love Ostrica», promotore della cultura dell’ostrica e format di shop online catering e degustazioni con protagoniste ostriche, cruditès di mare e pescato di qualità.
La prova di abbinamento è stata realizzata con la Belòn, ostrica piatta affinata alla foce del fiume da cui prende il nome, e la Corvina Igt in purezza de «La Collina dei Ciliegi» prodotta con un’uva legata al territorio dell’Amarone, che, vinificata senza appassimento come monovitigno, regala – spiega una nota – freschezza e bevibilità degna di estivi vini bianchi.
Il risultato – spiegano gli esperti – è una esperienza unica all’assaggio grazie anche a un abbinamento che ha ripreso la vecchia usanza di servire il vino rosso ad una temperatura da bianco per un esito che ha visto il «il bouquet delicato del vino cullato dalle note salmastre dell’ostrica».
www.ladige.it – 12/09/2019
Prosecco: la proposta shock di cambiare nome al vino più pop
Ci sono pochi vini bistrattati e discussi quanto il Prosecco. E mentre persino l’Unesco cede al fascino della bollicina più pop del mondo, assegnando il suo massimo riconoscimento, quello di Patrimonio dell’Umanità, alle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, queste ultime cercano di prendere le distanze dalla più diffusa ed economica DOC, attraverso un cambio di nome.
Ormai è difficile togliersi di dosso quella nomea un po’ così e arriva, come una bomba, la provocazione del Consorzio del Prosecco Superiore: basta, il nome ormai è abusato, non si può più parlare di Prosecco.
“Il prosecco è il nostro passato, il prosecco superiore il nostro presente, il Conegliano Valdobbiadene il futuro”, spiega il presidente del Consorzio del Prosecco Superiore Innocente Nardi a Il Gazzettino.
Insomma, la volontà è quella di marcare i confini, di ricostruirsi una reputazione, di sottolineare le differenze tra il Prosecco Doc e la produzione più vocata.
“Immaginiamo che in un decennio questo sparkling sarà conosciuto da tutti come Conegliano Valdobbiadene”, ammette, in tutta sincerità al Gazzettino Innocente Nardi. “Oggi il prosecco è un prodotto massificato. Il nostro è un bere differente”.
Insomma, c’è bisogno di un taglio netto. Che rimarchi due produzioni in fondo diverse, per metodologia, per qualità, e anche (non in ultimo) per prezzo. Perché un Prosecco Superiore, prodotto sui pendii rispettando i criteri di mantenimento della qualità, non può essere una bollicina per lo spritz, ma dovrebbe essere venduto, spiega il Gazzettino, tra gli 8 e i 10 euro in cantina, sui 15 euro in enoteca e a non meno di 18/20 euro al ristorante.
www.dissapore.com da Il Gazzettino – 04/09/2019
Vino, il Chianti Docg cambia il disciplinare. L’annuncio del Consorzio
La possibilità di adottare il nuovo limite zuccherino a partire dalla vendemmia 2019/2020. Il presidente Busi: “Finalmente ci adeguiamo alle normative europee. Prevediamo aumento delle vendite”
Un cambiamento importante, che permetterà alle aziende di adeguarsi alle normative europee e produrre vini di alta qualità e allo stesso tempo in grado di venire maggiormente incontro ai gusti dei mercati stranieri, soprattutto statunitensi, sudamericani e orientali.
E’ l’obiettivo della modifica sulle caratteristiche al consumo del disciplinare del Vino Chianti Docg pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 agosto 2019 e diventata quindi realtà in ambito nazionale.
La modifica interessa il residuo zuccherino massimo e arriva dopo un lungo lavoro di istruttoria che ha visto in prima fila il Consorzio Vino Chianti come portavoce delle aziende toscane e della loro necessità di allinearsi alle normative europee.
Un processo di riqualificazione e riposizionamento sui mercati internazionali che segue la tendenza manifestata già da altre denominazioni in Europa. Leggi il resto di questo articolo »
Nell’osteria più antica del mondo vietato lo spritz «Qui solo vini autoctoni»
Il vino che sembra un blues degli anni Trenta nella più antica osteria del mondo. “Al Brindisi”, a Ferrara, l’oste-musicista Federico Pellegrini ha una eredità importante sulle spalle. E uno sguardo aperto sul presente. Nel locale si dissetarono Benvenuto Cellini, Tiziano Vecellio e Torquato Tasso.
E l’astronomo Niccolò Copernico, che qui soggiornava. E Ludovico Ariosto. Fu proprio il poeta ferrarese a scrivere cosa si beveva nel Cinquecento: Vernaccia di San Gimignano e non gli autoctoni: “Senza molta acqua i nostri, nati in loco/ palustre, non assaggio, perché, puri,/ dal capo tranno in giù che mi fa roco”. I vini locali, pensava, vanno annacquati, perché l’acidità eccessiva causa raucedine.
Cinque secoli dopo tutto è cambiato. “Al Brindisi” è ora il luogo ideale dei vini localissimi. Quelli delle sabbie, prodotti nella costa tra le province di Ferrara e Ravenna, la zona del Bosco Eliceo, dell’omonima Doc (dal 1991).
“Il Fortana del Bosco Eliceo è un piccolo vino che diventa grande se abbinato bene, con i piatti della cucina ferrarese – spiega Pellegrini-. Seguo direttamente vigna e cantina e poi faccio imbottigliare una mia selezione, usando cloni diversi”.
L’enoteca è attiva almeno dal 1435 (a quell’anno risale il primo documento, ma pare sia stata aperta nel 1100 per gli operai della cattedrale). Compare nel Guinness dei primati.
E’ uno dei 215 tra bar, ristoranti e hotel mai banali inseriti nella guida “Locali storici d’Italia” (tra gli altri ci sono le ottocentesche Bottega del vino di Verona e la Fiaschetteria Italiana di Montalcino, con il liberty che piaceva a Ferruccio Biondi Santi).
“Il Fortana è viscerale, come un vecchio blues con un solo accordo che dà emozione e forza”. L’oste, che è anche un bluesman, dietro al bancone racconta non solo la storia del Fortuna. Elogia il suo bianco Montuni (”semi aromatico”).
“Qui non serviamo spritz, bibite o caffè, solo vini, soprattutto dell’Emilia Romagna, molti di piccoli vitigni locali, come il Longanesi o l’Alionza, dimenticati e riscoperti”. Anche l’Ariosto ora potrebbe ricredersi e berli puri senza rischiare di perdere la voce.
cucina.corriere.it – 29/08/2019
Un bicchiere di vino rosso equivale a un’ora in palestra
Un bicchiere di vino rosso equivale a un’ora in palestra e aiuta a dimagrire, secondo i risultati di un nuovo studio fatto nell’Università di Alberta, in Canada.
La ricerca condotta da Jason Dyck dell’Unio ha scoperto che i benefici per la salute del resveratrolo, un composto che si trova nel vino rosso, sono come quelli ottenuti con l’esercizio fisico.
Il resveratrolo, infatti, impedisce alle cellule di grasso di guadagnare densità.
La buona notizia è supportata dagli scienziati della Washington State University e di Harvard, che hanno scoperto che un bicchiere di vino notturno (o due) può effettivamente aiutare con la perdita di peso .
Secondo questi studi, si può prevenire un aumento di peso del 70% bevendo almeno due bicchieri di vino al giorno e il vino rosso è l’opzione migliore perché contiene il resveratrolo.
Ma per ottenere i migliori risultati, il vino deve essere bevuto la sera, non all’ora di pranzo, dice la ricerca pubblicata nel Journal of Physiology.
Jason Dyck e il suo team hanno scoperto in alcuni esperimenti di laboratorio che dosi elevate del resveratrolo migliorano le prestazioni fisiche, la funzione cardiaca e la forza muscolare nei modelli di laboratorio.
Il resvetrarolo, oltre che nel vino rosso, si trova in alcuni frutti di colore rosso vivo e viola (come l’uva, i mirtilli, i mirtilli rossi e più in generale i frutti di bosco), nella frutta a guscio (come arachidi e pistacchi) e nel cacao.
news.in-dies.info – 20/08/2019
In Egitto torna di moda il vino di Bottega
Dopo il tracollo del turismo in Egitto che portò ad una drastica riduzione dei visitatori, da 10 a 3 milioni e, grazie, al cambio delle politiche di Egypt Air, i vini di Bottega sono tornati protagonisti di quel mercato.
Oggi lo spumante Bottega è il secondo in ordine di vendite mentre il vino, in generale, è terzo assoluto.
Un’area in cui l’azienda veneta (ha 4 sedi produttive a Conegliano, Fontanafredda, Valgatara e Montalcino) ha sempre trovato ottimi riscontri tanto da essere in trattative per dar vita a un Bottega Prosecco Bar al Cairo.
Prosecco Bar che sono la rivisitazione, in chiave moderna, delle vecchie osterie venete dove poter bere un buon bicchiere di vino e mangiare un cicheto o un pasto caldo al bancone o al tavolo.
In questi giorni Bottega spa ha annunciato di aver sottoscritto un accordo per la creazione di 2 Prosecco Bar a Manaus in Mato Grosso e a Pedro Juan Caballero, cittadina paraguayana divisa dal Mato Grosso soltanto da un lungo viale.
www.veronaeconomia.it – 19/08/2019