Aggiornamenti
Aziende e consorzi facciano sistema per raccontare i territori del vino italiano
Territorio: uno degli asset fondamentali del mondo enologico italiano anche per le piccole denominazioni che trovano nell’enoturismo un key driver di promozione e diffusione del loro valore ai consumatori. Beniamino Garofalo – Amministratore Delegato del Gruppo Vinicolo Santa Margherita – racconta ai nostri microfoni l’esperienza enoturistica della Lugana, la DOC del Lago di Garda e auspica un lavoro sempre più condiviso e sinergico tra singole realtà aziendali e consorzi per un comunicazione condivisa e impattante sia livello nazionale che internazionale.
https://www.adnkronos.com – 22/10/2022
Abbinare il vino al cibo: come farlo nel modo migliore
È abitudine comune accompagnare l’aperitivo o il pasto serale con un buon bicchiere di vino. L’importante è farlo bene! Infatti, per ogni piatto e pietanza esiste l’abbinamento giusto con un particolare tipo di vino. Ciò permette di esaltare i sapori e creare un’armonia inconfondibile di odori.
Per riuscire ad abbinare il vino al cibo nel modo migliore è necessario prima di ogni cosa avere un’approfondita conoscenza di quelli che sono i principali vini. Solo successivamente è possibile acquistarli, o in un negozio fisico o usufruendo della vendita di vini online a prezzi vantaggiosi. In una cantina completa e rispettabile non possono mancare: Vini rossi, bianchi e rosè, Spumanti, Vini liquorosi, Passiti, Vini aromatici.
Un’importante distinzione va fatta tra vini rossi di struttura e di buon corpo e vini bianchi vivaci e morbidi. Sono queste le principali tipologie di vino che è possibile abbinare alle diverse pietanze. Di solito, tra le caratteristiche che maggiormente incidono sulla scelta vi è l’invecchiamento del vino. In ogni caso prima di scegliere la giusta bottiglia di vino da abbinare al cibo è necessario valutare un’altra serie di elementi.
Chi ha il desiderio di imparare in modo impeccabile ad accostare il vino giusto al cibo può seguire dei corsi da degustatore, con la possibilità di diventare un vero e proprio sommelier. Tuttavia, per il ruolo fondamentale che ha la cucina oggi, è indispensabile avere qualche nozione di base in modo da sapere qual è il miglior vino da servire con le pietanze preparate. Leggi il resto di questo articolo »
Pallagrello: rinasce il vino dei Borbone
I Borbone ne parlavano con entusiasmo, descrivendoli come vini “de’ migliori del Regno, così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato”.
Tanto apprezzati che re Ferdinando IV volle coltivarne le uve nei giardini della reggia di Caserta.
Ancor oggi le etichette di Pallagrello, originato dall’omonimo vitigno, sono un esempio unico dell’enologia campana: anche sotto il profilo della sostenibilità ambientale se, com’è vero, nel 2019, l’azienda vitivinicola Tenuta Fontana di Pietrelcina (BN) ha vinto un bando pubblico ideato per il ripristino dei vigneti reali nel bosco di San Silvestro, all’interno della reggia casertana, già oasi Wwf.
Il recupero della vigna ha preso il via dallo studio preliminare dei suoli per scegliere il portinnesto più adatto al tipo di terreno ed alle esposizioni presenti, cui hanno fatto seguito la progettazione dei lavori e gestione agro-ambientale biologica del vigneto stesso.
Un progetto che ha quindi reso possibile reimpiantare i filari di Pallagrello bianco e nero, oggi coltivati secondo il principio biologico: presente e passato intrecciati sia nel piglio del metodo colturale sia in quello dell’affinamento, che avviene in anfore di terracotta, utile a preservare le caratteristiche organolettiche del vitigno.
L’aneddoto reale ha invece ispirato il nome delle bottiglie, Oro Re, che ha avuto nel 2021 la sua prima vendemmia e, pochi mesi dopo, il debutto al Vinitaly di Verona. Ora si fa il bis con l’annata 2022.
https://www.teatronaturale.it – 13/10/2022
Unione italiana vini, ‘nuovo proibizionismo in Europa’
Quanto disposto ieri a Tel Aviv nel documento Oms, spiega l’Unione, “si discosta da quanto previsto dalla Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa OMS e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol. Il risultato emerso dal voto è una scure per il mondo del vino e l’inizio di una nuova ondata proibizionista per il settore”. “Le linee guida, accolte integralmente senza alcuna opposizione da parte delle delegazioni, anche quella italiana, – sottolinea Uiv – prevedono un contrasto al consumo tout court dell’alcol come priorità di azione, con un obiettivo di riduzione del 10% pro-capite entro il 2025. Tra le politiche che l’organizzazione proporrà ora ai Paesi interessati, l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità/promozione/marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche, l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito”.
https://www.ansa.it – 16/09/2022
Dopo la Slovenia, ora anche Cipro attacca l’aceto balsamico
In Europa non si fermano gli attacchi nei confronti delle Dop italiane. Dopo i tentativi della Croazia di insidiare la Doc del Prosecco, e dopo la sfida lanciata dalla Slovenia all’aceto balsamico di Modena, ora anche Cipro si aggiunge alla lista: così come fece un anno fa Lubiana, il 22 giugno scorso Nicosia ha notificato alla Commissione europea la legge che introduce la possibilità di chiamare “aceto balsamico” una miscela di aceto, mosto d’uva e zucchero prodotta dalle imprese locali.
Il Consorzio di tutela dell’aceto modenese, che ha appreso della notifica solo in questi giorni, è insorto: «È in atto un attacco inaudito da parte dei Paesi europei, che cercano di appropriarsi del nome e sfruttare il successo dell’originale prodotto modenese Igp conosciuto e consumato in tutto il mondo». Come nel caso della Slovenia, l’Italia può fare opposizione a Bruxelles.
Ma il tempo a disposizione è molto poco: i tre mesi per presentare le contromosse scadono il 22 settembre, troppo poco per poter preparare i documenti necessari. Proprio per questo il Consorzio di tutela ritiene di estrema gravità il fatto che il ministero dell’Agricoltura abbia comunicato soltanto il 7 di settembre quando avvenuto nelle sedi europee, Leggi il resto di questo articolo »
Attica, il vino della capitale Greca si reinventa
L’Attica è una delle regioni di maggiore tradizione vitivinicola dell’intera Grecia, un areale di prim’ordine in piena trasformazione che vanta non meno di 26 aziende vitivinicole e professionisti della gastronomia che hanno saputo crescere facendo squadra. La vicinanza del mare, la cui salsedine svolge un’ottima azione antiparassitaria per le viti, la continua ventilazione, i terreni perlopiù calcarei, la rendono particolarmente adatta alla viticoltura. Il vitigno principe della zona è il Savatianò, uva indigena a bacca bianca da millenni viene coltivata nella zona e con la quale si produce il tipico Retsina, vino bianco fermo a cui si aggiunge la resina del pino di Aleppo.
Il pieno sviluppo del suo potenziale qualitativo, la diversità dei terroir disponibili, il numero crescente di dinamiche aziende vinicole, stanno guidando il rinnovamento dell’Attica e dei vigneti della zona. Le nuove generazioni di vignaioli lavorano con uve autoctone e internazionali offrendo un’interessante gamma di stili. Si sperimenta la viticoltura moderna, si vinifica in vasi alternativi mantenendo sempre il focus su tradizioni di lunga data. Pet-Nats, vini a basso intervento e privi di solfiti, affinamenti sulle fecce fini, Leggi il resto di questo articolo »
Vino biologico, naturale e biodinamico: qual è la differenza tra i 3?
Il vino è una delle bevande più antiche e apprezzate al mondo. Già nei poemi omerici veniva fatta menzione di questa bevanda inebriante così come dei molti rituali ad essa legati come i culti a Dioniso, poi elaborati nella versione romana dei baccanali.
Iniziamo col dire che i vini biologici e quelli naturali sono gli unici a rispondere ad una chiara definizione impartita dal regolamento europeo. Crerchiamo di approndire la differenza fra i vini biologici, quelli naturali e quelli biodinamici.
Un vino organico (ovvero biologico) deve provenire da vigneti a certificato biologico, ovvero deve essere il frutto di una piantagione non trattata con sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti o erbicidi. Gli unici composti utilizzabili sono lo zolfo e il solfato di rame.
I fertilizzanti anche devono essere biologici, non intaccare, cioè, il normale equilibrio dell’ecosistema e della biodiversità del terreno. I vini biologici presentano sull’etichetta una foglia su sfondo verde circondata da stelle, quelle dell’unione. Se il vino è spagnolo, la certificazione biologica sarà quella di un sole su un cielo blu, un terreno marrone e delle linee in diagonale di colore verde.
I vii biologici sono più espressivi nel gusto perchè derivati Leggi il resto di questo articolo »
Il vino affinato nella ceramica è stato premiato al Wine Festival di Merano
Il vino del futuro affonda le sue radici nel passato. Amphora Moris 2018 della Poderi di San Pietro si conquista il riconoscimento Gold al premio The WineHunter Award del Merano Wine Festival, uno degli appuntamenti enogastronomici che negli ultimi anni ha scalato le gerarchie dell’attenzione di cantine, esperti ed appassionati per la selezione di qualità messa in atto.
The WineHunter premia solo le etichette che raggiungono almeno 90 punti su 100, e l’Award Gold è riservato a chi si aggiudica dai 93 ai 95,99 punti della giuria di esperti. Sopra di quel riconoscimento, c’è solo l’Award Platinum. Per Amphora Moris, alla prima partecipazione, è un debutto con i fiocchi, che conferma la grande accoglienza di pubblico e critico per questa bottiglia particolare, un bianco da 14 gradi affinato 12 mesi in anfore di ceramica.
«Siamo molto soddisfatti di questo riconoscimento, il Merano Wine Festival è cresciuto tanto negli ultimi anni e si sta caratterizzando come un appuntamento di qualità – dicono dalla Poderi di San Pietro -. Con ogni probabilità saremo presenti a novembre al Festival, e intanto ci godiamo questo riconoscimento. Amphora Moris ci sta dando tante soddisfazioni, è un vino particolare, quasi un finto bianco, con la sua potenza e la sua gradazione, che ampliano la platea degli abbinamenti. Anche per questo sta entrando sempre più nelle carte dei vini di ristoranti di livello».
Con un rapporto qualità-prezzo molto interessante, Amphora Moris è prodotto da uve chardonnay e verdea in circa 2mila 500 bottiglie l’anno. È un vino potente e alcolico, 14 gradi circa, sapido in bocca e complesso. Anticamente, il vino stava in anfore di terracotta, ma oggi è preferito l’affinamento in ceramica perché ha un impatto neutro sul vino, mantenendo intatte tutte le caratteristiche organolettiche.
Per le sue caratteristiche è consigliato servirlo fresco a 6 gradi, ma non si disdice di servirlo a temperatura ambiente, e si sposa alla perfezione con formaggi semi-stagionati e di alpeggio, con piatti di pesce, anche elaborati, e persino con carni bianche. Attualmente è in commercio l’annata 2018, a breve entrerà a scaffale il 2019.
https://www.ilcittadino.it – 21/08/2022
Il sorprendente vino di Israele
Per quanto testimonianze scritte facciano risalire la presenza della viticultura e produzione di vino in Galilea a oltre 3000 anni fa, la viticultura moderna in Israele ha radici recenti. Fu il barone Edmond de Rothschild di origini ebraiche nel 1882 a fondare la cantina Carmel, finanziando iniziative vitivinicole in Terra Santa sperando che diventasse il cuore produttivo dei vini Kosher per gli ebrei di tutto il mondo.
Piantò due vitigni, il Chenin Blanc e il Carignan dando il via così alla nuova viticoltura israeliana. L’inizio non fu fortunato: il primo raccolto fu bruciato da un’ondata di caldo, poi arrivò la fillossera. Il successivo turbolento periodo storico non aiutò. Bisogna aspettare il 1983, un secolo dopo, quando un noto professore di enologia della California University, Cornelius Ough, fonda la Golan Heights Winery sulle alture del Golan, una delle zone più vocate del paese.
Notevoli i risultati enologici di questa azienda, la prima a puntare sulla qualità. Dalla fine degli anni ’80 si è registrato un proliferare di aziende, che vanno dalle più grandi certificate Kosher fino alle piccole wine boutique. Secondo i dati di Assovini 2021, attualmente si contano circa 300 aziende con vigneti che coprono circa 6.000 ettari. Per quasi quattro quinti sono dedicati a uve rosse. La produzione è dedicata al mercato interno, anche se un buon 15% è destinato all’esportazione.
Le varietà più diffuse sono Cabernet, Carignan e Merlot, che coprono il 50% della produzione. I territori vocati passano dal mare alle montagne, dalle valli fertili al deserto. Tra le aree più vocate, la Galilea, al nord del paese. Qui hanno sede alcune delle cantine migliori di Israele – tra cui appunto la Golan Heights Winery – che conta quattro sottozone, Alta e Bassa Galilea, Tabor e appunto Golan Heights.
L’area è caratterizzata da buoni rilievi, escursioni termiche tra il giorno e la notte e terreni drenati al punto giusto. Un territorio vario, in cui la vite viene coltivata tra i 400 e i 1200 metri s.l.m., con picchi fino a oltre 2000 metri di altezza, Leggi il resto di questo articolo »
Perchè si dice vendemmia?
La produzione del vino, quantomeno per gli amanti della bevanda, ha un fascino particolare. Uno dei passaggi cruciali del processo è senza ombra di dubbio la vendemmia, vale a dire la raccolta dell’uva destinata a essere trasformata in rossi, bianchi, rosé, spumanti e via dicendo. Tempi e sistemi di raccolta variano di zona in zona, anche se in Italia, così come nel resto dell’emisfero Nord del pianeta, l’attività si svolge nel periodo compreso tra luglio e novembre. Ma perché si dice “vendemmia” e “vendemmiare”? Qual è il significato di queste parole? Scopriamolo…
Fare la vendemmia, periodo di vendemmia, vendemmia tardiva. Le espressioni che contengono la parola con cui ci si riferisce all’operazione di prelievo dei grappoli d’uva dalle viti per la produzione del vino sono tantissime. Anche per questo di sicuro a qualche curioso è capitato di interrogarsi sul significato di questo termine, soprattutto se la zona in cui si abita non è a vocazione vitivinicola e quindi, per un motivo o l’altro, non si è contatto con la cultura del vino.
La parola “vendemmia” deriva dal latino vīndēmia e dal tardo latino vĭndēmia, e sua volta è il risultato dell’unione del sostantivo vīnum (vino) con il verbo demĕre (levare). Insomma, una perfetta sintesi dell’attività che indica e alla quale veniva attribuita una grande importanza nell’Antica Roma.
Gli antichi romani, infatti, ogni 19 agosto celebravano la cosiddetta “Vinalia Rustica”, una festa in onore di Giove che dava ritualmente inizio alla vendemmia. L’uva veniva raccolta a mano con l’aiuto di utensili simili a coltelli, depositata in piccoli contenitori e poi gettata nelle “lacus vinaria”, vere e proprie vasche nelle quali veniva pigiata.
Nel periodo della “Vinalia Rustica” tutte le attività venivano sospese, in modo tale che tutta la famiglia o la cerchia famigliare potesse riunirsi e dedicarsi esclusivamente al lavoro nelle vigne. È da qui che deriva il carattere sociale e conviviale della vendemmia. L’attività era qualcosa che univa, un’occasione per festeggiare e passare del tempo insieme.
Questo spirito sacrale è stato tramandato nel tempo. Tanto che spesso il momento della vendemmia è stato associato alla celebrazione dedicate a diversi santi che venivano ringraziati per l’uva prodotta. La ritualità dell’attività si è un po’ persa a partire dalla metà del ‘900, complice la meccanizzazione delle operazioni in nome della produttività. Tuttavia, si possono trovare ancora in alcune zone d’Italia realtà e aziende che conservano le usanze del passato e interpretano la vendemmia come rito collettivo e di festa.
https://www.innaturale.com – 01/08/2022