Vino, Abbazia di Novacella presenta un nuovo Piwi: il bianco “OHM2”

Si chiama “OHM2” ed è il nuovo vino sperimentale dell’Abbazia di Novacella (Bolzano), frutto della varietà Piwi Souvignier Gris. La nuova etichetta entra a far parte della linea Insolitus, inaugurata nel 2020 come laboratorio per esplorare nuove strade produttive tra innovazione e tradizione.

“Cinque anni fa avevamo iniziato questo nuovo percorso con la linea Insolitus proprio con un vitigno Piwi. Ora abbiamo deciso di intraprendere una seconda esperienza di vinificazione ma con un’altra varietà” spiega Werner Waldboth, direttore vendite della Cantina, aggiungendo che “abbiamo scelto il Souvignier Gris, varietà a maturazione precoce che si adatta perfettamente al clima fresco che abbiamo nei nostri vigneti in Valle Isarco”.

Il nome “OHM2” richiama l’unità di misura della resistenza elettrica, già usata per il primo vino Piwi della linea, ottenuto da Bronner. “Abbiamo deciso di riutilizzare nuovamente lo stesso nome ma elevato al quadrato, per sottolineare la continuità del progetto che ci vede provare a sperimentare nuovi vini che possono avere un tempo limitato di permanenza sul mercato, così come invece entrare in modo stabile all’interno dell’assortimento della nostra Cantina” aggiunge Waldboth.

“OHM2 Souvignier Gris 2024 Mitterberg Igt”, nasce da vigneti a 600 metri di altitudine a Novacella, su suoli morenici esposti a Sud-Est. Dopo la vendemmia, fermentazione e maturazione avvengono in acciaio. Con “OHM2” salgono a nove le referenze della linea Insolitus, che comprende anche “Rosá” Lagrein Rosé, “Minus”, “Perlae36” Pas Dosé, “Perlae” Extra Brut, “Amphora”, “Kabi Riesling”, “Orchestra” e “6234 Pinot Nero Riserva”. La produzione sarà limitata a 1.500 bottiglie, distribuite nel canale HoReCa.

“Insolitus per Abbazia di Novacella continua a essere un importante luogo di confronto” evidenzia Waldboth, concludendo che “è un vero e proprio cantiere aperto all’interno del quale cerchiamo di trovare una sintesi tra la nostra esperienza, la nostra tradizione e il necessario sguardo verso il futuro, pronti a raccogliere le sfide che pongono i cambiamenti che stiamo vivendo”.

La Cantina dell’Abbazia di Novacella è una delle più antiche al mondo ancora in attività. Fondata nel 1142, produce ogni anno circa 950mila bottiglie, di cui l’80% bianchi, ed è presente in 40 Paesi. Gestisce due aziende agricole, a Novacella e a Cornaiano, dove si trova la Tenuta Marklhof.

https://askanews.it – 13/07/2025

I primi 60 anni di AIS: un’eredità da onorare e proseguire

Il 7 luglio 1965 nasceva ufficialmente l’Associazione Italiana Sommelier. Sessant’anni dopo, quella data non rappresenta esclusivamente un anniversario importante, ma uno spunto di riflessione sul cammino percorso e, soprattutto, su quello che ci attende.

In sei decenni, AIS ha compiuto passi significativi: dalla fondazione a Milano per iniziativa di un piccolo gruppo di visionari, all’ottenimento del riconoscimento giuridico nel 1973, fino alla recente iscrizione nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che ha rafforzato la nostra identità pubblica e il nostro ruolo culturale. Una storia fatta di dedizione, di crescita continua, di passione condivisa. Una storia fatta di persone e simboleggiata, ancora oggi, da un emblema di servizio, eleganza e competenza: il tastevin.

Credo che questo anniversario non abbia valore solo per chi, come noi, vive AIS dall’interno, bensì anche per tutto il mondo del vino italiano. In questi sessant’anni, AIS ha contribuito a diffondere una cultura del vino basata sul rispetto, sulla conoscenza e sulla narrazione di un prodotto che è simbolo del nostro Paese nella sua sfaccettata ricchezza. Abbiamo formato generazioni di sommelier, sì, ma anche educato il gusto di milioni di appassionati, contribuendo alla valorizzazione delle eccellenze territoriali e del patrimonio enogastronomico italiano. Perché parlare di vino, per noi, significa inevitabilmente parlare anche di cibo, di abbinamenti, di equilibrio sensoriale e culturale: Leggi il resto di questo articolo »

Oltre il 40% degli iscritti AIS Veneto sono under 35

L’estate è, per molti, tempo di bilanci. Le vacanze o le ferie rappresentano spesso uno spartiacque durante il quale ci si interroga sul futuro, si valutano nuove direzioni e si pensa, magari, a una svolta professionale. Lo vediamo ogni anno anche noi: tra chi si iscrive ai corsi AIS Veneto in questo periodo, non mancano persone che stanno cercando qualcosa di diverso. Per qualcuno è una passione da approfondire, per altri è un modo di mettersi in gioco o costruire nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro.

Ed è proprio da qui che vogliamo partire. Perché, nel fare il bilancio dei corsi AIS svolti durante il primo trimestre 2025 in Veneto, un dato ci ha colpiti in modo particolare: oltre il 40% degli iscritti ha meno di 35 anni. È una percentuale in crescita negli ultimi due anni e che racconta un fenomeno significativo. Se è vero che il binomio “giovani e vino” non sempre brilla nei dati di consumo, sul fronte educativo e professionale sta invece emergendo una controtendenza incoraggiante.

I giovani stanno guardando al mondo del vino con occhi nuovi. Con passione, ma anche con una prospettiva concreta per costruire il proprio futuro professionale. Non possiamo che esserne felici e sentirci spronati a proseguire, con maggiore determinazione, il lavoro che facciamo ogni giorno per promuovere la cultura del vino e formare professionisti preparati anche tra le nuove generazioni.

Perché scegliere una carriera nel vino in Veneto
Puntare sul vino come ambito professionale può rappresentare un’ottima strategia. Chi sceglie questo percorso in Veneto, in particolare, lo fa in una delle regioni più vocate e rilevanti nel panorama vitivinicolo italiano e internazionale. Nella nostra regione si concentra una parte significativa della produzione, dell’export e del turismo enogastronomico del Paese.

In questo contesto, servono figure preparate, capaci di coniugare competenza tecnica e sensibilità culturale, conoscenza dei territori e capacità di racconto. La figura del Sommelier AIS si adatta molto bene a tale scenario e, non a caso, è oggi sempre più trasversale. Lavora in sala, certo, ma anche in cantina, nei consorzi, nella comunicazione, negli eventi e nell’accoglienza. Il vino è insomma un settore dinamico, in crescita, che ha bisogno di nuovi professionisti: i giovani lo stanno capendo.

Cosa stiamo facendo come AIS Veneto Leggi il resto di questo articolo »

La California riscopre il Sangiovese

Un tempo acclamato come “il nuovo Merlot”, il Sangiovese ha vissuto una stagione sfortunata in California. Negli anni ’80 e ’90, nel pieno del movimento “Cal-Ital”, questo nobile vitigno toscano è stato coltivato e vinificato senza criterio, dando vita a vini poco equilibrati e spesso sovraccarichi. Il risultato è stato un generale disinteresse verso il Sangiovese, considerato inadatto ai suoli e al clima californiani. Oggi però, come ha messo in luce un recente articolo del San Francisco Chronicle, qualcosa sta cambiando. Una nuova generazione di produttori sta riscoprendo il potenziale del Sangiovese, attirata dalla sua capacità di adattarsi al caldo e di esprimere un’ampia gamma di stili. Non si cerca più di imitare i grandi rossi italiani, ma di interpretare il vitigno con un tocco californiano, sfruttando cloni più adatti e tecniche enologiche moderne.

Il quotidiano californiano ha riportato vari esempi e testimonianze di produttori locali che stanno rappresentando il nuovo corso del Sangiovese made in Usa. Secondo Andrew Jones, di Field Recordings a Paso Robles, il Sangiovese permette di ottenere vini fruttati ma seri, più strutturati dei rossi leggeri oggi di moda. Lo spettro stilistico va dalle versioni classiche, con ciliegia, cuoio e tannini rustici, a quelle leggere, fermentate a grappolo intero secondo la macerazione carbonica, con aromi vivaci e profilo rinfrescante. Leggi il resto di questo articolo »

Vino, Cantina Perla del Garda premiata per trattore a guida automatica

L’azienda vitivinicola Perla del Garda è stata premiata dall’Agenzia europea sulla Sicurezza e Salute nel concorso europeo “Buone Pratiche” grazie ad un cosiddetto “trattore a guida automatica”. La Cantina famigliare di Lonato del Garda (Brescia) con 48 ettari vitati, capitanata da Giovanna Prandini, si è aggiudicata il Premio per il settore agricolo nell’ambito della campagna europea 2023-2025 “Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale”. L’azienda ha infatti introdotto un’innovativa soluzione digitale, sviluppata in collaborazione con la lenese Cobo, che consente ai trattori di operare in autonomia all’interno dei filari grazie all’impiego di intelligenza artificiale e a un sofisticato sistema di visione artificiale.

“Ricevere questo prestigioso premio gratifica il costante impegno della nostra azienda verso la sostenibilità non solo ambientale e orientata alla filiera nella produzione vitivinicola, ma anche sociale” ha commentato Prandini, sottolineando che “la salute e la sicurezza dei lavoratori è per noi assoluta priorità e questo innovativo sistema di digitalizzazione, installato sui trattori, certifica quanto il capitale umano sia da parte nostra tutelato e rispettato, infatti questa innovazione ci permette di rendere altamente più sicuro ed efficiente il lavoro degli operatori in vigna”.

In una nota, l’azienda ha precisato che la tecnologia è stata installata su trattori già in dotazione e attraverso un’attenta mappatura del vigneto vengono definiti parametri critici oltre i quali il sistema è in grado di generare alert automatici per prevenire potenziali situazioni di rischio. Inoltre, grazie a sensori intelligenti integrati che monitorano costantemente lo stato delle attrezzature, il sistema è in grado di indicare con precisione quando è necessario effettuare interventi di manutenzione programmata, prolungando così il ciclo di vita degli strumenti e riducendo l’usura.

“Si tratta di un sistema basato sulla visione artificiale che consente la guida autonoma nelle corsie di un vigneto” ha spiegato Gino Mainardi, Innovation and Advanced Engineering Cobo, evidenziando che “il sistema digitale installato sui trattori permette all’operatore di avviare e utilizzare il mezzo in modo automatico e robotizzato all’interno dei filari, dove la tecnologia si sostituisce alle mani dell’operatore nella gestione del volante. Educato con l’IA, il trattore stesso agisce come un robot on demand e collabora con l’operatore al fine di rendere il lavoro meno pericoloso”.

https://askanews.it – 30/06/2025

Bolgheri, ecco la cantina-gioiello dentro l’ex cava: chi è il magnate che ha investito

Nomen omen, nel nome il destino, una locuzione che si attaglia come un abito su misura alla nuova cantina Meraviglia, delle tenute Meraviglia e Le Colonne, del magnate argentino Alejandro Bulgheroni. A pochi passi da San Vincenzo, nella parte sud della denominazione Doc Bolgheri, è stata costruita all’interno della cava di Cariola, dismessa negli anni ’80, e si affaccia sull’azzurro del mar Tirreno, circondata dalla macchia mediterranea e vigneti a perdita d’occhio.

Inaugurata ieri (giovedì 26 giugno), cantina Meraviglia è un’opera architettonica oltre che un luogo di produzione, e un progetto di recupero territoriale basato sulla sostenibilità ambientale. Costata oltre 23 milioni di euro, ha una capacità di 1.200 ettolitri per 95 ettari vitati. E sono servite 1.125 giornate lavorative per realizzarla. Un atto d’amore di una famiglia innamorata della Toscana. Alejandro Bulgheroni è uno degli uomini più ricchi del mondo: businessman argentino del settore petrolio e gas, è originario dell’Italia. Come ha ricordato nel discorso di inaugurazione, pronunciato in italiano, un suo bisnonno «è emigrato in Argentina da Como nel 1873». E in sud America ha fatto fortuna.

La passione per il vino, l’ingegner Alejandro la condivide con la moglie Bettina e i due figli. Possiedono cantine in Argentina, Uruguay (Bodega Garzòn), Australia, nella Napa Valley in California e a Bordeaux.

In Italia è approdato nel 2012, seguendo il cuore. Perché scegliere la Toscana? Leggi il resto di questo articolo »

Stesso nome, tanti volti: le mille spigolature della Grenache

“Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo”

L’assist per scrivere di uno dei miei vini/vitigni del cuore arriva nientemeno che da sua maestà Jancis Robinson, che ha recentemente pubblicato un articolo dedicato al futuro, roseo, delle Grenache australiane. «Sono sempre meno i vini che prendono a esempio la zona di Châteauneuf-du-Pape, il più famoso rosso francese a base di grenache», scrive.

«La maggior parte dei produttori australiani sembra oggi guardare alla Spagna e alle sue versioni “borgognone”», quindi giocate sull’eleganza più che sullo spessore, sulla freschezza più che sul calore. «I grappoli devono rimanere sulla pianta parecchio tempo per sviluppare sapore e tannini sufficientemente maturi, questo significa che trovare Grenache a bassa gradazione alcolica è una rarità», ma al tempo stesso «le Grenache australiane sono oggi pallide, aromatiche, fruttate e facili da bere piuttosto che grosse, robuste e audaci, sebbene vi siano delle eccezioni».

E ancora, un fattore importante nell’alleggerimento delle Grenache sia nella regione vitivinicola di Barossa Valley che di McLaren Vale, entrambe non lontane dalla città di Adelaide, «è stato il passaggio dalla maturazione in piccole barrique di rovere nuove, come quelle utilizzate a Bordeaux e in Borgogna, che possono concentrarne gli aromi, all’utilizzo di botti molto più vecchie e grandi o, sempre più spesso, alla maturazione del vino in vasche di cemento, recipienti di terracotta o persino contenitori di ceramica a forma di uovo».

L’origine della grenache è incerta, Leggi il resto di questo articolo »

Nasce Il Manifesto di Noto, non solo vino ma anche cultura

Continua l’evoluzione del programma “Wine is a contemporary story”, lanciato all’ultima edizione di Vinitaly dall’azienda Planeta come atto di riflessione sull’identità e sul ruolo del vino contemporaneo.

Alla tenuta Planeta Buonivini a Noto, in occasione del lancio ufficiale di Costellazioni d’Arte – progetto che intreccia arte, paesaggio e identità e che si è arricchito quest’anno di una nuova opera di Vanessa Beecroft – si è tenuta una giornata di incontri che hanno visto protagonisti importanti attori del mondo del vino italiano.

Al termine della giornata, ispirato dai dialoghi e delle riflessioni tra gli ospiti, è nato il Manifesto di Noto, documento programmatico che dà voce a una visione contemporanea del vino, capace di interpretare le sfide attuali e immaginare un futuro più consapevole per l’intero settore.

Il Manifesto è un atto di riflessione e di impegno, che riconosce il vino non solo come prodotto agricolo di eccellenza ma come espressione culturale.

Non è possibile, infatti, considerare la viticoltura solo come attività produttiva: è una pratica agricola che plasma i paesaggi, crea valore sociale ed economico, promuove la bellezza e contribuisce al benessere delle comunità di riferimento.

“Il vino è contemporaneo perché, come l’arte e la cultura, è un’espressione del tempo in cui vive, pur mantenendo un dialogo costante con il passato e proiettandosi nel futuro.

Il vino attiva relazioni attorno alla tavola, Leggi il resto di questo articolo »

Il Garda non è solo lago: ecco il vino che vende 22 milioni di bottiglie

I vini Garda Doc sfruttano l’appeal turistico del lago. L’etichetta “Garda” richiama vacanze e relax, richiamando clienti soprattutto all’estero. Il consorzio raggruppa 250 aziende tra Lombardia e Veneto su 30.000 ettari propone vini moderni, specie da uvaggi internazionali facili da esportare. Dal 2016 la produzione è quintuplicata e nel 2025 l’obiettivo è di produrre 22 milioni di bottiglie. Molta parte è diretta all’estero: “La quota export incide per più del 60% -spiega Paolo Fiorini, presidente del consorzio Garda doc-, indirizzata principalmente verso i mercati di Germania e Gran Bretagna”.

In Germania “Garda” suona familiare: oltre ad essere una parola facilmente pronunciabile ha appeal per i turisti, che conoscono bene il lago. In Regno Unito, sebbene calino i volumi, crescono i valori del vino consumato. Aumenta anche la voglia di qualità e la ricerca specie di bianchi freschi e bollicine.

La crescita nella produzione è legata al fatto che i vini Garda doc sono principalmente bianchi, anche spumanti, prodotti dalla facile beva, che ben si apprestano ad accompagnare piatti leggeri o un aperitivo: esattamente il prodotto ricercato di più dal consumatore contemporaneo, che si sta allontanando da rossi corposi ad alta gradazione. “La crescita che il nostro consorzio riscontra -continua il presidente Fiorini- è a mio parere legata alla semplicità della proposta. Non è un concetto legato alle caratteristiche del vino ma piuttosto alla vicinanza tra prodotto e territorio: chi legge “Garda” sull’etichetta della bottiglia, decide di comprarla per un’associazione con i concetti che questo luogo evoca. È un posto che vive della forza del suo nome, famoso all’estero per gli scenari iconici, meta di turismo”.

Per Mack & Schühle, importante player con una presenza globale ma specializzato nell’export di vini italiani verso la Germania, listini ballerini allontanano il cliente: “È fondamentale mantenere prezzi e produzione stabili -sostiene il Ceo Cristophe Mack-. Il cliente, quando vede il prezzo variare, si allontana dal prodotto”. Serve far conoscere il prodotto ancora di più. “Già la zona se la cava bene a esportare vino -aggiunge Helena Mariscal, purchasing director for private label and esclusive brands di Mack & Schühle-. Una strategia per la distribuzione all’estero può essere presentare Garda doc come un’estensione di una linea di prodotti legati alla zona. Serve una promozione negli eventi a livello internazionale. I giovani tedeschi di oggi (meno numerosi che in passato ma non per questo assenti) sono conservatori: fanno le stesse vacanze dei loro genitori, quindi preferiscono mete come il lago di Garda. Bisogna no

https://www.mark-up.it – 10/06/2025

Chi, oggi, si avvicina al vino, non vuole solo sapere se una bottiglia è buona o cattiva

WineNews è con Francesco Iacono, direttore Onav-Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino: “chi, oggi, si avvicina al vino non vuole solo sapere se una bottiglia è “buona o cattiva”, ma conoscere le caratteristiche per le quali è così valutata: una curiosità che prima non c’era.

E anche i criteri tecnici della degustazione si adattano ai mutamenti del settore, si pensi ai vini che bevevamo 20 anni fa, a come li giudicavamo e come li giudicheremmo oggi”.

E quanto a corsi Onav sui vini No-Lo, “ne parliamo, ma non ci sentiamo idonei a valutarli da un punto di vista organolettico: non sono vini come noi li riconosciamo”.

https://winenews.it – 05/06/2025