È italiano il miglior vino biologico del mondo

I 400 giudici dell’International Wine Challenge assegnano il titolo al Franciacorta Rosè della cantina Barone Pizzini che si aggiudica anche un altro primato italiano
Il miglior vino biologico al mondo? È l’italiano Franciacorta Rosè Docg 2008 della cantina Barone Pizzini. È questo l’esito dell’ultimo International Wine Challenge, concorso enologico internazionale che ogni anno chiama a raccolta esperti, sommelier, giornalisti e winemaker di tutto il mondo. Il vino, per l’80% Pinot nero e per il 20% Chardonnay, è stato premiato da una giuria composta da 400 giudici che anche quest’anno sono stati impegnati a degustare alla cieca 21 mila bottiglie provenienti da più di 50 Paesi..
“Nessun elaborazione chimica, nessun fertilizzante né pesticidi sintetizzati chimicamente per un vino realizzato esclusivamente con sostanze che si trovano in natura o che si possono ottenere attraverso dei processi semplici”, questa la motivazione alla base del premio IWC Organic Trophy assegnato al vino della cantina Barone Pizzini che si è aggiudicato anche il titolo per il miglior vino effervescente italiano.
Oggi l’impegno, la fatica e la passione che ci legano al nostro territorio sono ripagati da questo riconoscimento”, ha commentato il direttore dell’azienda vinicola, Silvano Brescianini. “Un’ immensa, soddisfazione per noi – ha ammesso – ma un traguardo importante anche per tutta l’enologia italiana da agricoltura biologica, da oggi sul tetto del mondo ”.

 Franciacorta Rosè Docg 2008
È prodotto in quantità limitata. Ha note di rosa, melagrana, lamponi e brioche. Morbido e di cremosa effervescenza, fruttato e sapido.
Annata: 2008
Uva: Pinot nero 80%, Chardonnay 20%
Alcol: 12,5%
Abbinamenti: Ideale con primi piatti, pesci, carni bianche, formaggio e dolci secchi
Temperatura di servizio: 8 – 10 °C
Tipologia: Bollicine

Vino, una certificazione per vegetariani e vegani

Vino, una certificazione per vegetariani e vegani
Opera dell’Associazione Vegetariana e Valoritalia, certificherò le etichette 100% animal-free

Vino, croce e delizia per vegetariana e vegani. Se di base viene prodotto da fermentazione dell’uva, il vino presenta spesso caseina od albumina d’uovo, sostanze d’origine animale incompatibili con chi sceglie un’alimentazione senza prodotti animali.

Così, per superare lo scoglio, AVI (Associazione Vegetariana Italiana) e Valoritalia si sono messi assieme, creando un apposita certificazione. Obiettivo dell’Associazione e dei certificatori di vino, dare uno strumento valido per scegliere un vino valido ma privo d’ingredienti d’origine animale.

Carmen Nicchi Somaschi, presidente dell’AVI, evidenzia i perché dell’iniziativa: in Italia, vegetariani e vegani sono il 10%, percentuale superata soli dai colleghi dell’india. Allora produttori e consumatori di vino hanno preso nota di tale settore di mercato e lo stanno valorizzando con apposite iniziative.

Riguardo ai metodi della certificazione, spiega Pietro Bonato, consigliere di Valoritalia: “Si tratta di una certificazione volontaria: noi faremo le verifiche e poi, una volta che il produttore l’avrà superata, sarà l’Avi a rilasciare l’autorizzazione all’utilizzo del marchio. È un passo avanti per chi vuol “bere vegetariano”, perché è la prima certificazione ottenuta con la verifica di un organismo terzo competente e affidabile e non con una semplice autocertificazione”.

Il marchio del vino “verde”, Qualità Vegetariana®, è stato presentato al SANA di Bologna, ottenendo commenti positivi.

Nasce il manifesto per una terza via del vino

Presentati i 4 punti del manifesto di God Save The Wine, una nuova filosofia del bere vino nata grazie al confronto con il pubblico durante le prime due stagioni del format ideato e realizzato dal sommelier-informatico Andrea Gori e da Firenze Spettacolo in collaborazione con PromoWine.

La “terza via” per comunicare il vino, un modo per dialogare con gli eno-appassionati cercando la giusta sintesi tra passione, competenza e leggerezza. Queste le premesse del “manifesto del bere di qualità dei tempi moderni” presentato alla Trattoria da Burde di Firenze in occasione della serata di inaugurazione del terzo anno di “God Save The Wine”.
Solo nei primi due anni, l’evento organizzato da Andrea Gori con il direttore di Firenze Spettacolo Leonardo Tozzi e Riccardo Chiarini di Promo Wine, ha registrato numeri davvero importanti: 200 aziende e 6000 appassionati partecipanti, 800 etichette in degustazione, 150 video realizzati per oltre 1000 visualizzazioni su Youtube per oltre 20 date in altrettante location inedite.
I punti del manifesto nascono proprio da tutto questo, ripercorrendo lo spirito e i principi emersi dal primo biennio di “God Save the Wine” ispirati dal confronto col pubblico e dal dialogo in rete:
- G come Gusto: pensa a ogni bicchiere come fosse il primo vino della tua vita l’ultimo calice della serata. GSTW non è un amore occasionale, non è una botta e via, è sentirsi parte di qualcosa di più grande che è al contempo parte di noi. Se ami qualcuno lo torni a cercare.
- S come Semplicità: il vino è istinto e passione, non ha bisogno di guru e sacerdoti, persone insomma che ti dicano cosa devi bere e cosa deve piacerti per forza Leggi il resto di questo articolo »

Zonin: “Voglio portare il Prosecco oltre la Grande Muraglia cinese”

I cicli cambiano ogni decennio, bisogna indovinare le tendenze. Oggi? Vanno i veneti e i pugliesi

Vede questo bicchiere? Se convincessimo tutti i cinesi a bere solo un bicchiere di vino l’anno il nostro export potrebbe aumentare di un milione e mezzo di ettolitri». No, la Cina non è ancora vicina per il vino italiano, ma Gianni Zonin, alla guida di quello che è il primo produttore vitivinicolo privato nazionale – duemila ettari di vigneti, 38 milioni di bottiglie prodotte nel 2011 – non dispera di conquistare anche Pechino e vasti dintorni: «E’ tutto da esplorare, là vendiamo già un po’, ma abbiamo avviato una ricerca per capire che cosa vuole il consumatore cinese. Solo dopo aver studiato a fondo le sue scelte decideremo come investire. Comunque la vera diffusione del vino italiano si avrà, in Cina come altrove, quando i loro turisti verranno in massa qui e proveranno come si mangia e come si beve».

L’export strada obbligata per chi produce in un’Italia dove costumi e recessione limitano i consumi?
«No, l’export è una scelta fatta già dagli Anni ‘60, quando dopo essere entrato in azienda assieme a mio zio Domenico, che nel 1921 aveva cominciato l’attività dai vitigni di Gambellara che possedevamo già da un secolo, decisi prima di portare il nostro vino fuori dal Veneto e poi di andare all’estero quando il mercato unico ovviamente non esisteva ancora: prima la Germania, poi Belgio, Olanda, Svizzera… Oggi facciamo quasi il 70% del nostro fatturato dalle esportazioni e vendiamo in più di cento diversi Paesi». Leggi il resto di questo articolo »

Uno, cento, mille formaggi. E ciascuno vuole il suo vino

 UNA delle domande ‘aperte’ cui difficilmente riesco a trovare una risposta è quando ti chiedono un vino da abbinare ai formaggi. Un vino così non potrà mai uscire perché in Italia abbiamo una grande quantità di formaggi e come per i vini hanno caratteristiche molto diverse e di conseguenza se vogliamo fare gli accademici ci vogliono vini diversi. Io non so se è vera la frase detta da un politico («una nazione che ha più di trecento formaggi non può mettersi d’accordo, deve essere comandata»), ma comunque sia i formaggi sono veramente tanti, molto diversi e di alta qualità.

PER un formaggio fresco come la feta greca, caprino, la burrata, mozzarella ci vogliono vini non troppo acidi come i rosati; per i formaggi a pasta fiorita tipo i brie, camembert, vini che danno freschezza, bene i ‘metodo classico’, oppure un vino di buona freschezza Chardonnay o Kerner; per la gorgonzola, vini morbidi come i vini passiti o botrizzati; per i formaggi non cotti pressati, fontina, asiago, vino rosso di media struttura; per i formaggi cotti a pasta dura come il Bitto, Parmigiano Reggiano, vino rosso di struttura; per pecorini come il Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Siciliano, vino rosso e profumato. Ecco perché costruire una cena di formaggio non comporta troppo tempo di lavorazione in cucina ma bisogna trovare il modo di avere più vini per creare un abbinamento ideale nel percorso a crescere nell’assaggio dei formaggi. Buon appettito.

Il Consorzio Vini di Romagna ha ottenuto dal Ministero il prestigioso Erga Omnes

È ufficiale: il Consorzio Vini di Romagna ha ottenuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il prestigioso riconoscimento Erga Omnes.

In base a tale riconoscimento – ottenuto con Decreto Ministeriale dell’8 agosto 2012 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 200 del 28 agosto 2012 – il Consorzio vini di Romagna diviene il nodo delle decisioni e del coordinamento esclusivo di tutte le politiche di valorizzazione, oltre che di tutela, delle denominazioni d’origine controllata (DOC e DOCG) della Romagna dei vini. Presto anche le IGP vi saranno ricomprese.
Un lungo iter avviato già lo scorso anno e “ufficialmente” partito con l’approvazione del nuovo statuto del Consorzio, avvenuta il 16 gennaio 2012, che è poi stato recepito e approvato dal Ministero concedendo l’Erga Omnes.

«Nei suoi 50 anni di storia il Consorzio Vini di Romagna ha sempre operato per controllare e tutelare i vini d’eccellenza della Romagna – sottolinea il Presidente Giordano Zinzani – Era però giunto il momento di adeguare e attualizzare le funzioni dei Consorzi di Tutela, per troppo tempo vincolati a budget contenuti perché frutto delle sole adesioni dei soci volontari. La centralità ora è alla valorizzazione.»
 «Erga Omnes indica che i consorzi non agiranno più nell’interesse dei soli soci ma di tutti coloro che producono vini a Denominazione d’Origine (DO) del territorio controllato, nel nostro caso l’intera Romagna – chiarisce Zinzani – Al contempo, mette a disposizione dei consorzi gli strumenti per poter fruire del sostegno economico di tutti i produttori a DO: in sintesi, corresponsabilità di tutte le aziende e allargamento del budget per piani di comunicazione appropriati. Perché cresca la percezione di valore dei vini e con essa del nostro territorio.» Leggi il resto di questo articolo »

Nasce lo spumante alcol free

Astoria lancia Zerotondo, bio certificato anche per i mercati islamici

Un prodotto capace di andare incontro alle esigenze religiose degli islamici e di aprire nuovi mercati per il Prosecco trevigiano: è la nuova idea di Astoria Vini, azienda di Refrontolo (Treviso) guidata dai fratelli Paolo e Giorgio Polegato che lanciano in questi giorni “Zerotondo*” un succo d’uva spumante rigorosamente biologico. Lo spumante può fregiarsi del marchio Halal, l’ente che certifica i prodotti conformi alle regole islamiche di liceità (halal): una garanzia e un importante elemento concorrenziale per esportare nei Paesi arabi.

Zerotondo viene realizzato con una tecnologia all’avanguardia, che lavora il mosto con una pressatura soffice e dopo una breve macerazione a freddo lo conserva in appositi serbatoi refrigerati per evitare la fermentazione. Le uve a bacca bianca provengono da agricoltura biologica. Prima dell’imbottigliamento viene addizionata anidride carbonica di origine naturale. Se miscelato con un bitter concentrato analcolico, il risultato è uno spritz completamente alcohol free per aperitivi non smodati.

L’azienda ha Leggi il resto di questo articolo »

Compri una Barbera e bevi un Brunello: addio alla tipicità nei vini

C’era una volta la tipicità: la denominazione del vino indicava determinate caratteristiche. Una sperimentazione ci racconta come ormai ciò sia solo un ricordo.

Mi ha colpito il comunicato diffuso in questi giorni, che pubblichiamo di seguito, inviatomi dall’autorevole Centro Studi Assaggiatori di Brescia, guidato dall’amico Luigi Odello, che ha compiuto un’interessante degustazione che ha messo in evidenza quello che, dal mio ben più modesto osservatorio di vecchio cronista del vino, rilevo sempre più negli ultimi anni, ovvero una omologazione nelle caratteristiche dei vini, in particolare i rossi ma a volte anche i bianchi e gli spumanti, che rende sempre più complicato individuarne l’origine, anche da parte di esperti di vaglia, figuriamoci per il consumatore medio o il semplice appassionato.

La Barbera (anche quella d’Asti seppure nel caso non oggetto del test) è uno dei vini che forse maggiormente è cambiata profondamente negli ultimi anni, stemperata al massimo la sua spiccata acidità naturale, per renderla più “internazionale” si è lavorato molto in vigna e cantina ed effettivamente oggi spesso non è molto facile, in una degustazione alla cieca (senza vedere l’etichetta) identificarne con precisione l’origine. Leggi il resto di questo articolo »

Vino, novità sull’etichettatura

E’ entrato in vigore il decreto sull’etichettatura e sulla presentazione di Dop e Igp all’insegna della semplificazionere.

E’ stato pubblicato martedì 28 agosto sulla Gazzetta ufficiale, il deceto recante le disposizioni nazionali attuative del Regolamento (CE) n.1234/2007 del Consiglio, del  regolamento applicativo (CE) n. 607/2009 della Commissione e del decreto legislativo n. 61/2010, per quanto riguarda le Dop, le Igp, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti del settore vitivinicolo.

Dopo un intervento di semplificazione e ricodificazione delle norme nazionali, nasce così costituisce il testo unico delle disposizioni nazionali in materia di “etichettatura e presentazione dei vini Dop e Igp e altri prodotti vitivinicoli”, tenendo conto degli aggiornamenti del quadro di riferimento normativo e nazionale. Leggi il resto di questo articolo »

Vino bio obbligatorio dal 22/08/2012 in Europa

Dopo vent’anni di battaglie i coltivatori bio ce l’hanno fatta. L’Unione Europea ha infatti stabilito che il vino bio sarà l’unico commercializzabile su tutto il territorio continentale a partire da oggi. In molti storceranno il naso e si chiederanno: “ma non era già bio?”. In realtà il concetto comune di un prodotto bio riguardava soltanto la coltivazione delle materie prime, in questo caso l’uva, che non dovevano essere trattate con sostanze chimiche. E questo era già rispettato.
La vera novità della nuova direttiva europea consiste nella lavorazione. Non solo l’uva dev’essere biologica, ma anche la lavorazione deve rispettare determinati parametri (consultabili da questo link) che ci rassicurano sul fatto che il succo non venga edulcorato. In pratica vengono consentite le tecniche di una volta, spazzando via tutti quei furbetti che allungavano il vino con sostanze di ogni sorta. Leggi il resto di questo articolo »