Martini & vino, il successo è una questione di famiglia

La cantina ha toccato il milione di fatturato (+5%) e produce 280 mila bottiglie Vi lavorano Gabriel, la moglie Johanna e i figli Maren e Lukas più 3 dipendenti
Piccola, a gestione familiare, ma anche pluripremiata (L’Espresso, Gambero rosso, Duemilavini, Veronelli) e in costante crescita. Stiamo parlando dell’azienda vitivinicola di Cornaiano Martini & Figli, che oltre a non risentire degli effetti della crisi ha deciso di investire almeno mezzo milione di euro nel 2013 per ampliare la cantina di via Lamm. A gestire l’azienda, oltre al capofamiglia Gabriel, sono la moglie Johanna e i figli Lukas (ex giocatore di hockey che si occupa della produzione, dalla vigna all’imbottigliamento) e la figlia Maren, che segue la contabilità. Oltre a loro ci sono due dipendenti fissi in cantina e una segretaria. Un team ridotto all’osso ma affiatato Leggi il resto di questo articolo »

Via Postumia, strada di legionari e di vino

Assieme alle milizie romane i vitigni venivano trasportati per essere impiantati nelle terre conquistate

 Il ventre molle dell’impero romano è stata la regione tra il Norico a Nord e la Pannonia a Est. Quindi Aquileia, ricco mercato verso le regioni ultime aggiunte al territorio dell’impero, andava protetto e addirittura valorizzato con la costruzione di strade comode per sostituire le vetuste carrareccie e con valli di difesa e sbarramento. Verso Emona, l’odierna Lubiana, la via Postumia assicurava i traffici verso la Pannonia e, ancora a Postumia – vero snodo stradale – si dipartivano i valli e i castra difensivi, con l’assembramento rilevante di truppe inquadrate nelle legioni di stanza nella Regio Venetia et Histria. Si possono visitare ancor oggi la fortificazione di Piro (sopra Vipacco) e la strada che prosegue fino a Vrhnika, l’antica Nauportus, in prossimità di Lubiana. Costruzioni già studiate da Kandler e dal reverendo Hitzinger, sodale dello storico triestino, che fissò date abbastanza verisimili per i castelli lungo la via che arrivava a Emona, passando alle spalle del monte Nanos.

A proposito del Nanos: la zona è stata nei secoli cruciale per il passaggio di bande armate, di avanguardie di eserciti in cerca di foraggi e dotazioni militari. A Podnanos si trovano esempi di caseforti attrezzate non molti secoli fa, costruzioni difensive in funzione di invasioni turchesche e di passaggi dei pirati adriatici. Leggi il resto di questo articolo »

Ricetta: Il Vino Lambrusco incontra il Riso Vialone Nano

Un incontro tra due capisaldi della cucina mantovana: riso Vialone Nano Mantovano e Vino Lambrusco, in un connubbio che esalta generosità, sapore e cremosità.

Ingredienti per 6 persone
•480 g riso vialone nano
•brodo vegetale
•3 bicchieri di Lambrusco secco
•cipolla
•olio di oliva
•Asiago dolce 80 g
•sale pepe

Preparazione
Tritare la cipolla, farla appassire in una pentola con un cucchiaio di olio d’oliva, aggiungere il riso, tostare, bagnare con un mestolo di brodo vegetale e mescolare.
In un pentolino a parte, versare il vino e farlo ridurre della metà.
Continuare a versare brodo nel riso, e sempre mescolando, portare quasi a cottura, e versare il vino che avevamo portato a leggera riduzione, mescolare bene, mettere quindi nella pentola l’Asiago che avevamo tagliato a cubetti, mescolare e far mantecare bene, regolare di sale, di pepe e di Parmigiano, e servire. In abbinamento Lambrusco metodo classico “Mopso”.

VINO, DIMINUISCONO LE COOPERATIVE IN SICILIA

Diminuiscono le cooperative siciliane del settore vitivinicolo, ma il fatturato, almeno per le aziende più grandi, è in aumento. In ascesa anche prezzi e fatturato dell’imbottigliato, che rimane però sempre marginale (18%) rispetto al totale regionale. Sono questi i principali dati che emergono dalla seconda edizione del volume “La cooperazione vitivinicola in Sicilia. Aspetti economico-aziendali” del professore Sebastiano Torcivia, ordinario di Economia aziendale nella facoltà di Economia dell’università di Palermo. In Sicilia sono 60 le cooperative agricole del settore vitivinicolo, il 25% in meno rispetto al 2007. Di conseguenza, diminuiscono anche i soci passati da 31.762 a 26.880.
Le cooperative imbottigliatrici sono 33 e nel 2011 hanno prodotto quasi 37 milioni di bottiglie da 0,75 litri. La cantina Settesoli con quasi 26 milioni di pezzi rappresenta da sola il 70% del vino imbottigliato delle cantine sociali. Se si guarda al fatturato, le aziende grandi (quelle che superano i 5 milioni di euro) si sono ridotte da 12 a 9, ma il fatturato complessivo è passato da circa 145 milioni a 162 (con un aumento del 12%). Le aziende medie (fatturato compreso tra 1 e 5 milioni di euro) sono 31 e raccolgono quasi 70 milioni di euro. Le aziende al di sotto del milione di euro sono 20 per circa 8 milioni di euro di fatturato complessivo.

Capodanno 2013 cenone: come abbinare il vino al cibo

Consigli e suggerimenti per la scelta dei vini in occasione di Capodanno: scopri gli abbinamenti giusti su Sapori e Ricette.

Da pochissimo è passato Natale ma è già tempo di pensare a Capodanno e al cenone del 31 dicembre 2012, ultimo giorno prima dell’arrivo del nuovo anno. In questa occasione diventa fondamentale la scelta del vino con cui effettuare il brindisi in compagnia di amici e parenti.
Se avete ancora qualche dubbio sulla scelta del vino, ecco che in nostro soccorso arrivano i consigli di Salvatore de Lio, il manager di Enoteca Italiana, che per l’occasione ha fornito molti suggerimenti utili per effettuare un buon accostamento cibo e vino.
Per prima cosa: la scelta dell’origine. Visto il periodo di grande crisi economica, è giusto dare la priorità a vini di origine italiana, che mantengono un buon rapporto qualità/prezzo.
Iniziamo con la cena con uno Spumante, che può essere un Franciacorta o un Trento DOC (da utilizzare entrambi anche per il resto della cena) oppure il Prosecco o i prodotti dell’Oltrepò Pavese.
Durante il cenone la scelta del vino cambia categoricamente in base al tipo di pietanze che andiamo a proporre ai nostri commensali: se sono tortellini associate un bianco, un Bonarda o un Lambrusco d’Emilia; se avete primi di pesce scegliete Fiano di Avellino, Roero Arneis piemontese o un Soave Superiore del Veneto.
Con sughi di carne o piatti di caccaigione meglio abbinare un vino fresco e giovane, come un Negroamaro o un Montepulciano d’Abruzzo; per i secondi a base di carne come l’arrosto o la faraona, potete sceglire tra un Chianti Classico DOCG o un Sagrantino di Montefalco mentre per capriolo o cinghiale dovete puntare a tannini più decisi, come Amarone della Valpolicella o Barolo o Brunello di Montalcino. Il bollito, infine, dà il meglio di sè se accompagnato al Lambrusco o al Barbera.
Passiamo al pesce: se dovete portare in tavola i crostacei, meglio scegliere un Gewürztraminer mentre se avete a che fare con il baccalà, via libera al Castel del Monte e rosato d’Italia, ma anche Montepulciano, Negroamaro e Uva di Troia vanno bene.
Terminiamo con l’argomento dolci: con panettone e pandoro è meglio associare il Moscato d’Asti, mentre per Panforte e Ricciarelli si parla di Vin Santo della Toscana. La questione diventa un po’ più complessa per le torte: se è alla cremapotete optare per il Moscato di Pantelleria, la Malvasia delle Lipari o lo Sciacchetrà delle Cinque Terre mentre se è al cioccolato andate tranquilli con il Barolo Chinato o il Refrontolo Passito.

Annuncio choc nel mondo del vino “Chateau d’Yquem rinuncia al 2012”

La maledizione colpisce ancora come nel 1952, 1972 e 1992 anche quest’anno il più nobile dei sauternes non va in bottiglia “Per restare all’altezza della storia rinunciamo a 25 milioni di euro”.

Avere la fortuna di assistere dal vivo a una vendemmia di Sauternes nella tenuta “Lur Saluces” è l’unico modo per non restare senza parole o almeno perplessi davanti alla notizia che una delle cantine più famose del pianeta non produrrà l’annata 2012 di uno dei vini che hanno reso un mito la Francia enologica. Avendo visto con i propri occhi, in questo paese della Gironda che non arriva a mille anime, l’incredibile selezione fatta grappolo dopo grappolo dai vendemmiatori, capaci di distinguere passo dopo passo il lavoro della “Botrytis cinerea” il fungo microscopico che innesca le muffe nobili che rendono possibile il miracolo del sauternes. Ecco allora si può capire la decisione di dire no, quest’annata non si vinifica. 
L’ultima parola è stata di Pierre Lurton, l’unico uomo del vino di cui il gruppo Lvmh si fida ciecamente e le frasi pronunciate per gettare la spugna ricordano al mondo degli enologi e degli agronomi che da soli non ce la possono fare. “Avevamo tutto per farcela – ha detto Lurton che è anche l’uomo che ha avuto il compito di trasformare un’azienda mito in una macchina da utili per Arnault – un grande terra (meglio terroir alla francese, nda), una grande strategia in cantina, ma la natura non si è presentata all’appuntamento con questa annata, il clima non ci ha permesso di andare in bottiglia”. “Un marchio come il nostro – ha aggiunto – deve essere capace di dire non a un’annata. Per la nostra immagine, per restare all’altezza della nostra storia dobbiamo rinunciare a queste centomila, che vogliono dire 25 milioni di euro di fatturato. Ma quando si parla di Yquem non usiamo gli stessi parametri che utilizziamo quando stiliamo un bilancio”.
Parole dette con consapevolezza ma con il dolore di rinunciare ai frutti di mesi di lavoro durissimo ma soprattutto a un prodotto non da bere subito ma da versare nel bicchiere anche tra cinquant’anni. perché la forza del re dei sauternes è proprio questa una straordinaria capacità di invecchiare. Negli ultimi due secoli è accaduto una decina di volte, ma c’è una continuità che autorizza i più assidui frequentatori della tenuta appartenuta ai marchesi di Lur Saluces a parlare di maledizione: non sono mai andate in bottiglia anche le annate 1952, ’72 e ’92. E per il vino preferito da Hannibal Lecter non è poco.

Coi Beatles? Un Prosecco di Valdobbiadene

Vi sarete sicuramente accorti che, durante la degustazione di un vino, ci capita spesso di dire che riscontriamo “note agrumate”, “accenti tannici”, un “insieme armonico”. E questo dei termini descrittivi non è il solo paralellismo possibile per dichiarare “simili” il vino e la musica: siamo in mondi fatti entrambi di sfumature, di riflessi. Mondi difficili (come soffermarsi su una partitura o eseguire una approfondita analisi sensoriale), ma anche facili (come una canzone pop o un bicchiere di rosso bevuto di un fiato). E poi, ogni composizione è sempre il risultato della cultura e dell’ambiente in cui vive il suo autore ma anche del tempo e del luogo: come ogni vino è la summa di fattori concomitanti in modo virtuoso come territorio, vitigno e clima, governati dall’uomo. Proveremo, in queste righe, a fare un piccolo gioco: una sequenza di vini che corra al fianco di altrettanti brani musicali, con il caloroso invito ai nostri lettori a provare l’esperienza…con il sonoro!
Un Prosecco di Valdobbiadene fresco e citrino, un messaggio di gioventù e freschezza, di tempi felici e di momenti spensierati, di un aperitivo in buona compagnia: anche dopo più di quarant’anni ci sembra di sentire nell’aria le voci ridenti dei Beatles nella loro indimenticabile “Love me do”. Con una punta di nostalgia… Ma un vino bianco può dare anche sensazioni più complesse, meno immediate, pur restando di facile approccio. Perché non pensare allora ad uno Chardonnay, magari con un breve passaggio fermentativo in legno? Il calice in mano, è il momento di “It’s for you” di Pat Metheny, raffinato chitarrista americano dotato di uno stile a cavallo fra country e jazz, una musica che prende l’orecchio ma lascia anche lo spazio per i pensieri.
La struttura aumenta, i suoni si fanno più ricercati, più sottili ma allo stesso tempo importanti: con un balzo nel tempo ci portiamo nella New York degli anni ’50 del secolo scorso, ottimismo e progresso in salsa americana. John Coltrane interpreta la grande tradizione della musica nera sposandola con la cultura industriale del Nordamerica. I chiaroscuri e le variazioni ardite di “My favorite things” non possono non ricordare la nuances olfattive e degustative che saprà procurarci un Pinot Nero dell’Alto Adige.
Il corpo e la struttura crescono, l’orchestra si fa più numerosa: una equazione che si applica ai suoni ma anche ai vini. La componente di un affinamento in legno più marcato ed il ruolo decisivo di un vitigno dalla personalità robusta ed elegante insieme quale è il Sangiovese: è quello che troviamo in un Chianti Classico Riserva, al quale ci sentiamo volentieri di “accordare” la “Sinfonia del Nuovo Mondo” di Dvorak, opera per definizione “internazionale” e di grande respiro.
Non appaia scontato chiudere con dolcezza, un invito alla quiete, alla tranquillità e alla serenità di un fine serata. Che ne dite del Coro a bocca chiusa che chiude il secondo atto della Madama Butterfly di Giacomo Puccini? Ci piace pensare, qui, ad un grande passito, come ad esempio un Sauternes, ove l’infinita gamma di profumi e sapori che un vino del genere ci può procurare crea un magnifico contrasto con la semplicità e la linearità del brano musicale.
Vino e musica, quindi, a muovere le nostre emozioni, a dare un contributo di benessere al nostro vivere quotidiano, nel profondo rispetto della soggettività che rende ogni nostra preziosa bottiglia e ogni nostro prezioso disco così unici.

Pane, vino ed olio per la pace in Palestina

L’ultima iniziativa che vede coinvolti, ancora una volta, personaggi ed aziende umbre si concretizzerà con l’inaugurazione di un moderno impianto per la molitura delle olive

Il 20 e 21 dicembre è prevista l’inaugurazione del moderno impianto per la molitura delle olive donato ai salesiani in Palestina grazie alla solidarietà di istituzioni e imprese italiane
Il Progetto “Un Frantoio per Cremisan” è nato in Umbria, per iniziativa della Ong VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, e ha trovato il supporto economico ed operativo di alcuni Comuni ad alta vocazione olivicola della regione (Giano dell’Umbria, Spello e Trevi), di importanti imprese del settore che operano in Umbria e dell’Associazione Nazionale “Città dell’Olio”.

Il VIS lavora con i salesiani di Don Bosco della Terra Santa  dal 1986 e dal 2008 è promotrice, insieme a Stefano Cimicchi e l’enologo Riccardo Cotarella, del progetto di rilancio della Cantina di Cremisan, per il quale ha lanciato in Italia la campagna di promozione e sostegno “Territori diVini”. Leggi il resto di questo articolo »

Nasce il «Presidio Slow Food del Vino Santo da uve Nosiola»

Grande successo a Palazzo Roccabruna a Trento, per la presentazione del nuovo Presidio Slow Food: il Vino Santo Trentino da uve Nosiola

Grande successo oggi, presso Palazzo Roccabruna a Trento, per la conferenza stampa di presentazione del nuovo Presidio Slow Food: il Vino Santo Trentino da uve Nosiola.
Grande affluenza di pubblico, alla presenza di autorità e stampa, per quello che passerà alla storia come l’inizio di una rinascita per il Vino Santo Trentino, per la Valle dei Laghi e per l’intera provincia.
 
A fare gli onori di casa ci ha pensato Walter Nicoletti, giornalista esperto del settore vitivinicolo, che ha sottolineato come la proposta del Presìdio valorizzi l’impegno dei Vignaioli, non solo sul versante della qualità, ma anche della difesa e promozione dell’ambiente, delle biodiversità e della storia di questo territorio.
Il Presidente dell’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino D.O.C., Giuseppe Pedrotti, uno dei cinque produttori protagonisti di questo grande progetto, ha spiegato la nascita e l’evoluzione di questa importante iniziativa, ringraziando tutti i soggetti coinvolti. Leggi il resto di questo articolo »

Il primitivo di Manduria il migliore vino d’Italia

BARI – Un vino primitivo di Manduria per il secondo anno risulta essere il migliore d’Italia. Lo rende noto l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Dario Stefano.

“Anche quest’anno – evidenzia – la Puglia enologica ci regala un grandissimo risultato, che riempie il cuore di orgoglio e ci fa guardare al futuro con ancora più entusiasmo e motivazione. L’azienda Gianfranco Fino di Manduria, infatti, per il 2ø anno consecutivo raggiunge l’apice della prestigiosissima classifica dei primi 100 vini rossi d’Italia elaborata da Milano Finanza”.

Si piazza – viene sottolineato – al 1øposto il Primitivo Es 2010 con un punteggio di 476,5, risultato della sommatoria dei punteggi delle principali guide di settore: Gambero Rosso, Espresso, Veronelli, Bibenda e Luca Maroni.

“Un bis prestigioso mai raggiunto prima: un risultato straordinario – evidenzia Stefano – che certifica una strategia regionale azzeccata e vincente di valorizzazione dei nostri vitigni autoctoni, vere radici identitarie pugliesi, non solo produttive ed enologiche, ma anche sociali e cultural, se pensiamo che intorno ai nostri vitigni autoctoni tante nostre comunità e borghi rurali si sono costituiti e individuato la propria identità. Oggi quegli stessi vitigni ci fanno risplendere nel panorama enologico di tutto il mondo”.

Per la Puglia si tratta di un grande risultato, “arricchito da ben altre tre postazioni raggiunte nella stessa classifica: al 25ø posto Patriglione 2007, al 33ø Nero di Conti Zecca, al 35ø Visellio di Tenute Rubino”.