L’ultima farfalla del Sangiovese

Se sei un amante del sangiovese è quasi impossibile che non ti sia mai imbattuto nel nome di Giulio Gambelli. Winemaker, maestro assaggiatore, “lucidatore di vini” (cit. Burton Anderson), Gambelli è stato uno dei pionieri della valorizzazione del sangiovese nonché dei più importanti territori del vino toscano. Ha insegnato a fare vino a tanti. Un suo assaggio era meglio di qualsiasi analisi di laboratorio e bastava per dirti da quale zona, botte o addirittura parcella provenisse quel vino, per poi eventualmente suggerire cosa fare o non fare per migliorarlo.

Un vissuto di quasi settanta vendemmie, che lo ha visto padrino nonché rifinitore di vini in alcune delle più importanti aziende toscane tra le quali Soldera, Montevertine, Poggio di Sotto, e poi Lilliano, Ormanni, Petrolo, San Donatino, Villa Rosa, Bibbiano e altre.

Ha fatto grandi diversi Chianti Classico ed è stato anche uno degli artefici nell’affermazione dei vini di Montalcino, collaborando direttamente col consorzio e consigliando gran parte delle aziende ilcinesi al loro principio. Non disdegnava all’occorrenza vitigni internazionali come cabernet sauvignon e merlot, ed era prodigo di consigli anche per chi produceva vino venduto a grandi imbottigliatori.

Oltre i vini, ho iniziato ad incuriosirmi della persona sentendo spesso parlare chi lo ha vissuto, tra questi Giovanna Morganti (Le Boncie) che in una puntata di Vino sul Divano ha speso per lui parole di affetto.
Direttore di Winesurf e amico fedele di Gambelli, Carlo Macchi aveva già scritto una biografia nel 2007 (Giulio Gambelli. L’uomo che sa ascoltare il vino). Negli ultimi anni sono stato uno di quei tanti a chiedergli se avesse ancora qualche copia, tuttavia la risposta è stata sempre negativa. Per cui è stato tanto bello quanto inaspettato scoprire la recente uscita di questo nuovo libro.

L’ultima farfalla del sangiovese
Non una semplice ristampa ma un ampliamento della biografia precedente. Presa e divorata in 24 ore. Un libro leggero, sia per le pagine (142) sia per come è scritto, ripercorrendo la storia di “Bicchierino” (soprannome con cui veniva chiamato Gambelli), dalla nascita alla scomparsa, passando per gli inizi da cantiniere minorenne in compagnia di Tancredi Biondi Santi, suo mentore fin dagli esordi all’Enopolio di Poggibonsi, col quale collaborerà anche negli anni successivi al Greppo.

Storia, aneddoti, racconti di amici e/o collaboratori con cui Gambelli ha condiviso viaggi in macchina, assaggi in cantina, tavoli da degustazione e battute di caccia. Una biografia che inevitabilmente ricalca anche la storia recente del vino toscano, passato dagli anni bui di mezzadria e guerre mondiali fino all’affermazione negli anni ’90. A testimoniare che non bisogna mai dimenticare da dove si viene.

Tra le tante cose interessanti del libro, mi sono appuntato alcune frasi di Gambelli che mi hanno fatto pensare:

“Quando in un vino si concentra, si concentrano anche i difetti”
“Il sangiovese è un vitigno che più di tanto non dà ma ha un carattere e dei profumi particolari che lo rendono unico”
“Apprezzo la barrique ma solo quando non è preponderante”
“Un grande vino ha bisogno di un po’ di volatile”
“Pulizia, pulizia e pulizia”
Tutte affermazioni che un tempo suonavano innovative e che oggi trovano riscontri nel vino contemporaneo: per alcuni – per fortuna – sono diventati veri e propri comandamenti.

Una biografia rispettosa del territorio e delle proprie origini, oserei dire gambelliana parafrasando il termine coniato per descrivere le attitudini dei vini di Giulio Gambelli. Un libro da leggere, che tra l’altro mi ha messo anche tanta sete…

https://www.intravino.com – 07/04/2025

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