Eventi
Vino per vegani e vegetariani: nasce in Puglia il ‘Vegamaro’
La questione sul vino, così come quella sulla birra, ha sempre diviso in fazioni coloro che seguono le diete vegetariane o quelle vegane.
Come sapranno i più informati, infatti, la produzione del vino nostrano non avviene solo grazie alla spremitura dei grappoli d’uva, che rappresenta solo l’operazione primaria; a questa, infatti, segue la fermentazione che avviene alla presenza di alcuni particolari batteri che hanno la funzione di trasformare gli zuccheri presenti in alcool, il tutto preceduto dall’utilizzo di alcuni fertilizzanti di origine animale.
Per ovviare a questo problema, è stato presentato al ProWein di Düsseldorf, in Germania, il primo vino per vegani e vegetariani, una produzione tutta italiana che arriva direttamente dalla Puglia.
Si sa che il Salento è una terra nota per la bontà dei suoi prodotti enogastronomici, particolarmente per il vino di qualità.
È così che dalla cantina “Feudi” di Guagnano è nato Vegamaro, Leggi il resto di questo articolo »
Un Brunello il miglior vino del mondo
Un Brunello il miglior vino del mondo
Il Cerretalto, il Brunello di Montalcino dell’azienda Casanova di Neri, annata 2010, è il miglior vino del mondo secondo il super sommelier Luca Gardini.
La classifica è pubblicata oggi dalla Gazzetta dello Sport, nello speciale Gazza Golosa.
Quest’anno si è scesi da 100 a 50 etichette, per una selezione ancora più marcata.
L’anno scorso un altro Brunello della stessa azienda, il Tenuta Nuova 2010, si era classificato al terzo (primo tra gli italiani) dopo aver ottenuto il riconoscimento più ambito per un produttore di vino che esporta all’estero, i 100/100, il massimo, assegnato da Robert Parker di Wine Advocate.
La classifica in centesimi è una delle novità per Gardini, Leggi il resto di questo articolo »
Il metanolo 30 anni dopo: così è rinato il vino italiano
Che una disgrazia possa avere qualche vantaggio lo dimostra la strana vicenda del vino al metanolo, che trent’anni fa di questi giorni riempiva le pagine dei giornali italiani.
Allora morirono 23 persone e tante altre restarono cieche o con danni neurologici irreversibili.
Oggi, trent’anni dopo, il vino italiano è però molto più buono. Molto più sano. Molto più apprezzato. Molto più venduto.
Tutto iniziò il 17 marzo 1986 quando molte persone si sentirono male per avere bevuto vini prodotti dall’azienda Ciravegna in provincia di Cuneo.
I titolari, padre e figlio, avevano aggiunto al vino – allo scopo di aumentarne la gradazione alcolica – dosi elevatissime di metanolo.
Una componente naturalmente presente nel vino perché prodotta dalla fermentazione dell’uva ma che in quantità elevata quali quelle usate dall’azienda di Narzole poteva rivelarsi fatale. E in molti casi fu proprio così.
Le successive indagini scoperchiarono una pratica omicida diffusa per risparmiare da diverse aziende sparse in tutta Italia: in Veneto, in Romagna, in Puglia.
Seguirono altre morti, processi, condanne. Seguì soprattutto la damnatio memoriae del vino italiano che chiuse l’anno di disgrazia 1986 con una contrazione del 37 per cento della produzione e una flessione del 25 per cento nel valore rispetto all’anno precedente.
Alcuni Paesi, come la Germania, bloccarono addirittura i vini italiani per settimane alle dogane.Fu il punto più basso del vino italiano. Che in quel momento poteva morire o rinascere e, dopo una lunga agonia, decise di rinascere.
Puntando su un sistema di denominazioni e di controlli più rigido, su una qualità più elevata, su una comunicazione più accurata. Furono piantati allora, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, i semi che avrebbero fatto crescere il vigneto Italia facendolo diventare il secondo più importante del mondo.
Per qualcuno anche il migliore. Ma questi – si sa – sono gusti. Leggi il resto di questo articolo »
Apre a Shanghai la prima wine academy italiana
Aprirà il 2 aprile a Shanghai la “Taste Italy! Wine Academy”, la prima wine school italiana interamente dedicata agli appassionati cinesi di vino.
Ad esportare in Oriente i corsi per gli amanti del vino italiano è stata la società fiorentina Business Strategies, rappresentata al Chinese Wine Summit di Shanghai dall’amministratore delegato Silvana Ballotta.
La scuola, patrocinata da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), avrà sede nel quartiere di Xintiandi noto per la sua impostazione occidentale e per l’apertura al vino europeo, e offrirà corsi dedicati a Wine Lovers (I e II livello), a cui seguiranno anche i corsi Wine Professionals (I e II livello).
L’approccio al vino, dalla cultura del prodotto alla degustazione, sarà mediato da una costante attenzione ed “educazione all’italianità”, a partire proprio da una presentazione complessiva delle eccellenze del Belpaese. Leggi il resto di questo articolo »
Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra
Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra
La fontana del vino è conosciuta ormai dai tempo.
E’ quella delle “Cantine di Irache“, costruita in pietra nel 1991, e situata nella città di Estella, lungo il “Cammino di Santiago de Compostela“.
Si tratta di un punto di ristoro che offre la possibilità al pellegrino di scegliere se bere acqua o vino, gratuitamente.
Ma non tutti sanno che ora è arrivata anche la fontana della birra, dalla quale poter attingere bionde, rosse, doppio molto, lager, pils o qualunque altro tipo dell’amatissima bevanda si preferisca.
Si trova in Slovenia, con precisione a Zalec, un centro agricolo specializzato nella produzione del luppolo.
La cittadina è così dedita alla produzione di birra che nel simbolo comunale c’è proprio il luppolo verde.
Ora, l’amministrazione ha deciso di incentivare il turismo alquanto carente, dando vita alla prima fontana di birra d’Europa.
La fontana è ancora in costruzione, e i lavori prevedono una spesa di 170 mila euro, tanto che una parte della giunta si è mostrata contraria a sborsare tale somma.
Ma gli introiti, sperano gli ideatori, potranno ripagare le uscite, dato che chi vorrà accedervi dovrà pagare 6 euro, prezzo nel quale sono compresi tre boccali di birra.
www.meteoweb.eu – 23/02/2016
Addio a Giacomo Tachis, il più grande di tutti
Se ne è andato in punta di piedi ad 82 anni, come allo stesso modo ha condotto la sua professione, che tanto ha dato al vino tricolore.
È morto Giacomo Tachis, uno dei “padri fondatori” dell’enologia italiana e tra gli uomini che hanno cambiato il corso del vino del Belpaese, sprovincializzandolo e consegnandolo al successo mondiale.
Tra gli artefici del cosidetto “Rinascimento” enologico italiano, con alcune delle etichette più importanti del Belpaese e non solo, le sue scelte, a distanza di anni,
restano fra i contributi più preziosi al successo dei nostri vini, metodologie ormai “codificate” come la selezione clonale, gli impianti ad alta densità, l’abbassamento delle rese, la fermentazione malolattica, l’invecchiamento in rovere piccolo, tutti elementi capaci di far dialogare la tradizione italiana con quella francese, come lui dialogava con il suo mentore Emile Peynaud.
Giacomo Tachis, ritiratosi definitivamente dall’attività professionale nella primavera 2010, è stato l’amico del vino italiano, Leggi il resto di questo articolo »
Chianti: quest’anno si festeggiano i 300 anni del famoso vino italiano
Questo è il trecentesimo anno del Chianti Classico. “300 anni e nemmeno una penna bianca“, recita una delle headline della campagna pubblicitaria.
Il Chianti Classico non è solo un vino, ma uno strumento in grado di offrire un’alternativa valida ai turisti. L’attività di produzione vede la collaborazione di alcune migliaia di lavoratori e tecnici preparati, che hanno dedicato la loro vita alla valorizzazione di un territorio rurale, trasformandolo in una meta turistica importante.
Questi trecento anni sono stati coronati dall’introduzione di una nuova categoria di Chianti, Leggi il resto di questo articolo »
Primi vitigni resistenti a malattie prodotti in Italia
Sono dieci, cinque a bacca bianca e cinque a bacca rossa, i primi vitigni resistenti alle malattie prodotti in Italia dai ricercatori dell’Università di Udine e dell’Istituto di Genomica applica (Iga) di Udine.
Le nuove varietà saranno presentate ufficialmente lunedì 18 gennaio a Udine (ore 11, a palazzo Wassermann), alla presenza del delegato del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Salvatore Parlato, e dell’assessore regionale alle risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli.
Le “magnifiche dieci”, come le chiamano i ricercatori udinesi, sono il frutto di 15 anni di lavoro di ricerca e di una straordinaria sinergia tra pubblico e privato.
Il più grande vantaggio delle nuove varietà di viti sarà la possibilità di abbattere notevolmente i costi delle viticoltura, grazie al risparmio sui trattamenti.
Le caratteristiche dei vitigni saranno illustrate nel corso del convegno dal titolo “Resistere per competere: presentazione delle nuove varietà di vite”, che si aprirà con i saluti del rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni, e dell’assessore Cristiano Shaurli.
www.ansa.it – 12/01/2016
Torcolato re del passito apre anno rassegne enologiche
Torna a Breganze il 17 gennaio la ‘Prima del Torcolato’ la manifestazione dedicata al tipico passito vicentino che come ogni anno apre le rassegne italiane dedicate all’enologia.
Puntuale per la 21/ma volta alla terza domenica di gennaio l’appuntamento con la Doc prodotta da uva Vespaiola appassita, custodita per mesi nel fruttaio, il locale della cantina dedicato a questa lavorazione.
I grappoli vengono quindi sottoposti ad una torchiatura soffice, che darà solo 25/30 litri di mosto per ogni quintale di frutta che contiene concentrati tutti gli aromi e i sapori caratteristici del vitigno: frutta gialla matura e scorza di mandarino, albicocche essiccate e datteri, fiori bianchi e miele.
Gli stessi che si ritroveranno, dopo alcuni anni di affinamento in cantina, nel vino Torcolato.
In occasione della “Prima”, Leggi il resto di questo articolo »
Rinasce il vino dei monaci benedettini di Camaldoli
Ricerche documentarie e recupero sul campo in piccoli vigneti “relitto” che sopravvivono nella valle del Casentino.
Ecco come l’azienda agricola del Monastero ha riprodotto l’antico vino dei monaci benedettini.
Sarà presentato ufficialmente nel 2016 il vino che bevevano i monaci benedettini del XIII secolo nel noto monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo.
Il lavoro dell’Unità di ricerca per la viticoltura del Crea si sta completando: dapprima una ricostruzione bibliografica per rintracciare le tipologie di uva e poi il recupero sul campo, che ha consentito individuare 21 varietà autoctone, concentrate in piccoli vigneti ‘relitto’ che ancora si trovano nella valle del Casentino, su una superficie di 5 mila metri quadrati.
E dal 2012 (a mille anni dalla fondazione della comunità monastica), nell’azienda agricola del Monastero, è stato creato un vigneto per ospitare i vitigni recuperati.
Il vino è stato prodotto riutilizzando pratiche enologiche d’epoca medioevale (d’altronde le antiche costituzioni dei Camaldolesi, prescrivevano che i monaci coltivassero la terra, accanto alla cura per la preghiera e la contemplazione), come la lunga fermentazione con lieviti autoctoni, l’uso di un tino di legno aperto, la rifermentazione con granella di uva appassita e la maturazione per 18 mesi in botti di rovere.
Paolo Storchi, direttore del Crea di Arezzo, spiega che si tratta di un prodotto complesso, di colore rosso intenso, con 13,5 gradi e con caratteristiche aromatiche molto particolari.
La moderna enologia è entrata solo nella fase di monitoraggio, in particolare per controllare l’evoluzione dei composti polifenolici e antiossidanti presenti fin dall’inizio in elevata quantità, grazie soprattutto all’apporto di uno specifico vitigno recuperato dal germoplasma locale.
www.gamberorosso.it – 22/12/2015