Eventi

Riapre la cantina del monastero dove le suore enologhe facevano il vino per la messa

Avevano due etichette, «Clemen’s» e «Rosaly’s», che prendevano il nome dai due fondatori della loro congregazione, le Figlie di San Giuseppe.
 
Il sacerdote Clemente Marchisio, proclamato beato, e suor Rosalia Sismonda. Fu proprio don Marchiso a coltivare la vocazione del vino da messa, dopo un colloquio a Roma con Papa Leone XIII.

Da allora, le suorine del vino bianco hanno portato avanti per oltre un secolo l’attività vinicola con una dedizione e una professionalità pari solo alla loro fede. 
 
La regola era una sola: «Vinum debet esse naturale de gemine vite et non corruptum».

Così recita il canone 924 del codice di Diritto Canonico che fissa le regole per la produzione del vino da messa, uno dei simboli più affascinanti e complessi di tutta la celebrazione eucaristica.

A guidare il processo era la Madre Superiora, coadiuvata dalle consorelle e da un enologo Leggi il resto di questo articolo »

Vino dei detenuti a Pianosa, incontro in Regione con Frescobaldi

Prende forma il progetto del vino dei detenuti, con l’azienda leader del settore Frescobaldi intenzionata a investire sui terreni dell’isola di Pianosa, fino agli anni Novanta carcere di massima sicurezza e da tempo gioiello del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano.

Il garante dei detenuti Corleone conferma l’indiscrezione riportata dal Tirreno mesi fa: in ballo c’è un nuovo progetto enologico dopo il vino dei detenuti di Gorgona

Giovedì 12 in Regione si è tenuto un vertice dedicato al progetto dell’azienda vinicola. A renderlo noto è il consigliere regionale Gianni Anselmi, che ha scritto un post du Fb sull’argomento.

Con Anselmi presenti l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi, il sindaco di Campo Lorenzo Lambardi, il direttore del carcere di Porto Azzurro Francesco D’Anselmo.

I rappresentanti delle istituzioni hanno incontrato nell’ufficio di Anselmi Lamberto Frescobaldi, presidente della Marchesi de’ Frescobaldi, azienda storica del vino in Toscana.

“L’idea è impiantare vigne a Pianosa per fare vino impiegando detenuti nella produzione – ha spiegato Gianni Anselmi – un progetto che può fondere identità, qualità, prestigio e valore sociale e che può essere un tassello nobile nel rilancio sostenibile di una gemma preziosa del nostro Arcipelago”.

iltirreno.gelocal.it – 13/05/2016

Vegano, leggero, etico È il vino che berremo

Edizione n°50 ricchissima. Tanto “bio” La gradazione alcolica tende a calare.
E arriva il tappo di sughero che si svita

Se la vita comincia a cinquant’anni il Vinitaly nasce domani.
Quando a Verona il presidente della Repubblica Sergio Mattarella taglierà il nastro dell’edizione numero 50 della più importante manifestazione vinicola italiana e una delle più importanti al mondo.

La prima edizione fu celebrata sotto forma di congresso nel settembre 1967 al Palazzo della Gran Guardia di Verona.

Il nome Vinitaly non c’era ancora (arriverà nel 1971) e nemmeno gli espositori (arriveranno nel 1969): si parlava di Giornate del vino italiano e si iniziò a ragionare su come far diventare grande quello che allora era solo un alimento liquido apportatore di calorie ma non di emozioni. Leggi il resto di questo articolo »

Qualità e purezza per la nuova “Bonarda dei produttori”

Uno dei vini che hanno fatto la storia dell’enologia lombarda torna a rivivere nella sua forma più autentica e genuina grazie all’iniziativa di un gruppo di produttori dell’Oltrepò Pavese.

Diciannove aziende agricole che appartengono al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, hanno deciso di realizzare una Bonarda tecnicamente “perfetta”, frizzante, intensa e allegra come quella di una volta.

Da qui il Progetto Bonarda dei Produttori che vuole rappresentare un’alternativa di pregio a quella dell’Oltrepò Pavese, protagonista di una forte svalutazione, complici dinamiche di mercato che hanno puntato su grandi quantità (quasi 20 milioni di bottiglie all’anno) e prezzi bassi, a discapito della qualità.

Basti pensare che negli anni ‘70 e ‘80 la parola “Bonarda” era in primo piano sulle etichette, mentre oggi addirittura scompare, “coperta” da nomi di fantasia. Leggi il resto di questo articolo »

Rari, preziosi, unici: i vini estremi

In un mercato del cibo e delle bevande sempre più globalizzato, e dove ogni prodotto sembra essere vincente quando permette di emulare e omologarsi, c’è ancora chi, per fortuna, marcia in controtendenza.

E il lavoro di pochi coraggiosi permette di ritrovare un’identità a piccole terre, minuscoli angoli di quiete che si mantengono intatti proprio grazie alla loro conformazione: zone isolate, difficilmente raggiungibili dai mezzi di trasporto, con climi duri, fredde oppure caldissime, battute dal vento.

Ed è proprio qui che hanno origine i Vini Estremi: poche bottiglie, se le paragoniamo alla produzione immensa di molti altri vini, ben più noti, ma che racchiudono un nettare prezioso e diventano simbolo della fatica e della tenacia dell’uomo, e del miracolo che queste possono compiere quando incontrano la forza straordinaria della natura.

I Vini Estremi sono stati riuniti sotto un marchio dall’azienda trentina Proposta Vini, che ha scelto di promuoverli e distribuirli facendo conoscere la storia che si nasconde dietro ogni singolo bicchiere.

Vini ‘eroici’, come vengono definiti, frutto di fatica e di determinazione. Leggi il resto di questo articolo »

Vino per vegani e vegetariani: nasce in Puglia il ‘Vegamaro’

La questione sul vino, così come quella sulla birra, ha sempre diviso in fazioni coloro che seguono le diete vegetariane o quelle vegane.

Come sapranno i più informati, infatti, la produzione del vino nostrano non avviene solo grazie alla spremitura dei grappoli d’uva, che rappresenta solo l’operazione primaria; a questa, infatti, segue la fermentazione che avviene alla presenza di alcuni particolari batteri che hanno la funzione di trasformare gli zuccheri presenti in alcool, il tutto preceduto dall’utilizzo di alcuni fertilizzanti di origine animale.

Per ovviare a questo problema, è stato presentato al ProWein di Düsseldorf, in Germania, il primo vino per vegani e vegetariani, una produzione tutta italiana che arriva direttamente dalla Puglia.

Si sa che il Salento è una terra nota per la bontà dei suoi prodotti enogastronomici, particolarmente per il vino di qualità.

È così che dalla cantina “Feudi” di Guagnano è nato Vegamaro, Leggi il resto di questo articolo »

Un Brunello il miglior vino del mondo

Un Brunello il miglior vino del mondo

Il Cerretalto, il Brunello di Montalcino dell’azienda Casanova di Neri, annata 2010, è il miglior vino del mondo secondo il super sommelier Luca Gardini.

La classifica è pubblicata oggi dalla Gazzetta dello Sport, nello speciale Gazza Golosa.

Quest’anno si è scesi da 100 a 50 etichette, per una selezione ancora più marcata.

L’anno scorso un altro Brunello della stessa azienda, il Tenuta Nuova 2010, si era classificato al terzo (primo tra gli italiani) dopo aver ottenuto il riconoscimento più ambito per un produttore di vino che esporta all’estero, i 100/100, il massimo, assegnato da Robert Parker di Wine Advocate.

La classifica in centesimi è una delle novità per Gardini, Leggi il resto di questo articolo »

Il metanolo 30 anni dopo: così è rinato il vino italiano

Che una disgrazia possa avere qualche vantaggio lo dimostra la strana vicenda del vino al metanolo, che trent’anni fa di questi giorni riempiva le pagine dei giornali italiani.

Allora morirono 23 persone e tante altre restarono cieche o con danni neurologici irreversibili.

Oggi, trent’anni dopo, il vino italiano è però molto più buono. Molto più sano. Molto più apprezzato. Molto più venduto.

Tutto iniziò il 17 marzo 1986 quando molte persone si sentirono male per avere bevuto vini prodotti dall’azienda Ciravegna in provincia di Cuneo.

I titolari, padre e figlio, avevano aggiunto al vino – allo scopo di aumentarne la gradazione alcolica – dosi elevatissime di metanolo.

Una componente naturalmente presente nel vino perché prodotta dalla fermentazione dell’uva ma che in quantità elevata quali quelle usate dall’azienda di Narzole poteva rivelarsi fatale. E in molti casi fu proprio così.

Le successive indagini scoperchiarono una pratica omicida diffusa per risparmiare da diverse aziende sparse in tutta Italia: in Veneto, in Romagna, in Puglia.
Seguirono altre morti, processi, condanne. Seguì soprattutto la damnatio memoriae del vino italiano che chiuse l’anno di disgrazia 1986 con una contrazione del 37 per cento della produzione e una flessione del 25 per cento nel valore rispetto all’anno precedente.

Alcuni Paesi, come la Germania, bloccarono addirittura i vini italiani per settimane alle dogane.Fu il punto più basso del vino italiano. Che in quel momento poteva morire o rinascere e, dopo una lunga agonia, decise di rinascere.

Puntando su un sistema di denominazioni e di controlli più rigido, su una qualità più elevata, su una comunicazione più accurata. Furono piantati allora, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, i semi che avrebbero fatto crescere il vigneto Italia facendolo diventare il secondo più importante del mondo.

Per qualcuno anche il migliore. Ma questi – si sa – sono gusti. Leggi il resto di questo articolo »

Apre a Shanghai la prima wine academy italiana

Aprirà il 2 aprile a Shanghai la “Taste Italy! Wine Academy”, la prima wine school italiana interamente dedicata agli appassionati cinesi di vino.

Ad esportare in Oriente i corsi per gli amanti del vino italiano è stata la società fiorentina Business Strategies, rappresentata al Chinese Wine Summit di Shanghai dall’amministratore delegato Silvana Ballotta.

La scuola, patrocinata da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), avrà sede nel quartiere di Xintiandi noto per la sua impostazione occidentale e per l’apertura al vino europeo, e offrirà corsi dedicati a Wine Lovers (I e II livello), a cui seguiranno anche i corsi Wine Professionals (I e II livello).

L’approccio al vino, dalla cultura del prodotto alla degustazione, sarà mediato da una costante attenzione ed “educazione all’italianità”, a partire proprio da una presentazione complessiva delle eccellenze del Belpaese. Leggi il resto di questo articolo »

Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra

Dopo quella del vino, ecco anche la fontana della birra

La fontana del vino è conosciuta ormai dai tempo.

E’ quella delle “Cantine di Irache“, costruita in pietra nel 1991, e situata nella città di Estella, lungo il “Cammino di Santiago de Compostela“.

Si tratta di un punto di ristoro che offre la possibilità al pellegrino di scegliere se bere acqua o vino, gratuitamente.

Ma non tutti sanno che ora è arrivata anche la fontana della birra, dalla quale poter attingere bionde, rosse, doppio molto, lager, pils o qualunque altro tipo dell’amatissima bevanda si preferisca.

Si trova in Slovenia, con precisione a Zalec, un centro agricolo specializzato nella produzione del luppolo.

La cittadina è così dedita alla produzione di birra che nel simbolo comunale c’è proprio il luppolo verde.

Ora, l’amministrazione ha deciso di incentivare il turismo alquanto carente, dando vita alla prima fontana di birra d’Europa.

La fontana è ancora in costruzione, e i lavori prevedono una spesa di 170 mila euro, tanto che una parte della giunta si è mostrata contraria a sborsare tale somma.

Ma gli introiti, sperano gli ideatori, potranno ripagare le uscite, dato che chi vorrà accedervi dovrà pagare 6 euro, prezzo nel quale sono compresi tre boccali di birra.

www.meteoweb.eu – 23/02/2016