Degustazioni
Il vino sardo dei templari domenica alla fiera di Verona
Una vetrina importante per il vino dei templari di Sardegna e in particolare per il marchio bosano che si prepara all’appuntamento internazionale dell’Expo 2015.
A Verona prima, ed a Milano poi, ci saranno le sue due perle pluripremiate al Vinitaly negli scorsi anni: Malvasia di Bosa Spumante DOC e Domina Casta Malvasia di Bosa DOC.
“Apprezzato in tutta Italia e nel mondo, il primo è lo spumante dolce più ricercato dagli intenditori, il suo colore è chiaro e trasparente, giallo brillante fragrante e profumato, è l’espressione del piacere – afferma Giovanni Porcu titolare assieme a Nicola Garippa della nota azienda della valle di Modolo – accompagna il Natale, le fritture di pesce, la Pasqua e gli incontri intriganti”. Leggi il resto di questo articolo »
Il Vino Santo trentino, che sfida il destino nella Valle dei Laghi
Oggi siamo in Trentino, sulle rive del Lago di Cavedine; il paesaggio è quello della Valle dei Laghi.
Le coordinate geografiche sono 46°1 Nord e 10°56’ Est.
Non ero mai stato nella Valle dei Laghi e non avevo mai bevuto il Vino Santo trentino, una specialità che spesso viene confusa con il Vin Santo toscano. Sono mondi diversi e bisogna conoscerli entrambi per apprezzarli.
Partiamo da Trento al mattino presto e in poco più di mezz’ora arriviamo a destinazione. Mentre guido penso ai cartoni animati della mia infanzia e a un gruppo di giovani dinosauri che varcava i confini del mondo ghiacciato per andare alla ricerca della valle incantata.
Noi non siamo giovani dinosauri, però come loro sgraniamo gli occhi quando usciamo dalla galleria e ci troviamo sul Lago di Toblino. L’impressione è proprio quella di essere finiti nella valle incantata: un luogo nascosto e magico, incassato tra le montagne, protetto dei venti e dal gelo. Leggi il resto di questo articolo »
Tappa romana per «Volcanic wines»
Fa tappa a Roma Volcanic wines, la rassegna sui vini del vulcano, che domani approderà a Milano, per poi volare alla volta di Londra per il «Volcanic Wines Tasting for The Institute of Masters of Wine»
Un fitto calendario di eventi fino al Vinitaly di Verona il prossimo 23 marzo. Il format itinerante in Italia e all’estero, dedicato ai vini bianchi nati sul suolo vulcanico, ideato dal Consorzio del Soave, in collaborazione con l’Associazione delle doc vulcaniche.
Nata nel 2012 e composta da consorzi di tutela, enoteche e comuni presenta l’evento «I vini del vulcano» in programma all’Hotel Hilton Cavalieri, in collaborazione con Bibenda e la federazione italiana sommelier.
Un vero e proprio viaggio nell’Italia dei vulcani con numeri di tutto rispetto: oltre 30 le aziende selezionate per la degustazione, 11 le denominazione di origine coinvolte, 7 le regioni italiane partecipanti.
Il Vulcano in questo senso, oltre a rappresentare una vera e propria «spina dorsale» in grado di collegare tutta l’Italia del vino, si rivela una chiave di comunicazione chiara e vincente in grado di fare breccia tra i consumatori, sia esperti che neofiti, superando così barriere linguistiche e confini territoriali.
«Per il sistema del vino italiano – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – c’è la possibilità di superare le barriere legate ai singoli territori e dare così un’immagine unica dal Nord, al Sud fino alle isole.
Parliamo di vini che sono spesso poco conosciuti e di vitigni autoctoni, raccontando tante storie di persone e di aziende veramente nuove».
Il Volcanic Wines dopo il Vinitaly di Verona sbarca a Soave (Verona), successivamente fa tappa a Montefiascone, Pitigliano e Orvieto, e poi in Sardegna e sull’Etna.
cultura.diariodelweb.it – 27/01/2015
Giorgio Damini: tutto il fascino delle materie prime
È quello che muove lo chef della macelleria Damini & Affini, il cui lavoro è stato da poco premiato con un’ambita stella Michelin
Giorgio Damini si definisce un cuoco “simpatico”, ma è una dimensione che ha raggiunto solo di recente, coronando il sogno di un ristorante in proprio, anzi in coabitazione e collaborazione con il fratello Gian Pietro, macellaio.
Una lunga gavetta in giro per l’Europa partendo da Verona per poi volare a Londra e, soprattutto, importanti esperienze stellate da Perbellini e dal Pescatore della famiglia Santini, fanno da preludio a questo exploit mai visto prima: una macelleria-gastronomia che diventa anche ristorante, con tanto di stella Michelin dopo sette anni di duro lavoro, ad Arzignano (Vicenza).
Cosa l’ha portata a diventare chef? E com’è entrata la macelleria nella sua vita?
Quella di fare il cuoco era un’idea che avevo sin da piccolo, ma di certo l’innamoramento per questo mestiere è avvenuto durante la scuola alberghiera, mentre ero in stage da Giorgio Sancassiani, chef del ristorante La Pergola di Verona.
La macelleria poi è sempre stata la mia casa, perché sia mio padre che mio nonno e il mio bisnonno erano macellai. Io stesso già a 12 anni preparavo i polli… ma quello è diventato il mestiere di Gian Pietro, mentre io ho sempre amato i fornelli.
Cosa si diverte di più fare in cucina?
Sicuramente ricevere le materie prime, per esempio un bel pesce o della bella carne che sappiamo da dove arrivano. Leggi il resto di questo articolo »
C’era una volta il vin brulè

Vi raccontiamo una fiaba. C’era una volta un omone grande e buono, che sapeva dominare una arcana creatura che si mangiava gli alberi e generava fuoco e calore.
Sopra questo antico drago dai poteri benefici si scaldava un pentolone, che ribolliva di un nettare dolce e caldo, capace di farti dimenticare gli aghi del gelo e la solitudine. L’uomo non voleva rimanere solo e per questo aveva chiesto ad una stupenda fata dalle gonne rosse di sedersi al suo fianco.
“”Gli ingredienti base di un ottimo vin brulè sono un buon vino rosso, la cannella, i fiori di garofano, lo zucchero e l’arancia. Poi, a seconda dei luoghi e delle usanze, si aggiunge un piccolo particolare che ne modifica leggermente il sapore. Nel Bellunese, si aggiunge una scorza di limone non trattato, mentre in Alto Adige e Trentino, si aggiunge un pizzico di cardamomo.”"
Alla fata piaceva la musica e per questo aveva portato con sé un pianoforte. Ma non era abbastanza. I due si sentivano ancora soli, e per questo chiamarono una farfalla, capace di cantare e di ipnotizzare chiunque passasse di fronte alla loro casa. E fu così che passarono le feste: la fata e la farfalla attiravano i curiosi e l’uomo donava loro quel nettare, che decise di chiamare vin brulè.
“”Si ottiene così una bevanda dalle numerose proprietà benefiche. Fa sicuramente bene all’umore, lenisce la gola infiammata, calma la tosse e, se si respirano i suoi vapori aromatici, libera il naso chiuso e le vie respiratorie. Può essere data anche ai bambini, come antibatterico, antivirale, oltre che antinfluenzale, visto che la maggior parte dell’alcool evapora durante la sua preparazione.”"
di Mauro Pigozzo
venetoblog.corrieredelveneto.corriere.it – 27/12/2014
Il re del cioccolato che adora lo Zelten e le praline al vino
Due generazioni di pasticcieri e un’unica passione. Dolce come i sogni. Cioccolatini al vino e Zelten. Torte e sorbetti sperimentali. La vita del pasticcere non è più quella di una volta.
Così ci assicura il giovane Tobias Bonatti (ha 41 anni) di Egna che da diversi anni ha raccolto il testimone del padre Herbert e nell’omonima bar pasticceria, sperimenta, costruisce ed elabora molti dei nuovi dolci altoatesini. Il tutto in una rete tra produttori che un tempo a malapena si sfioravano.
Invece oggi l’arte pasticciera conosce una seconda giovinezza e un nuovo protagonismo. Dove accanto alle delizie della tradizione si offrono ai clienti, sempre più esigenti, emozioni in forma zuccherina. Perché come dice il motto “Das Beste kommt zum Schluss”: alla fine arriva il meglio. «Un buon dolce può salvare una cena non perfettamente riuscita – spiega Tobias – e lasciare un buon ricordo agli ospiti». Leggi il resto di questo articolo »
Vezzola: «Il segreto del rosé? Avere il dubbio che sia… rosé»
André Dubois, rinomato chef de cave di leggendarie Case della Champagne, indicava un criterio preciso per riconoscere l’autentico rosé: «Quando lo guardi devi avere il dubbio che sia… rosé». Perché deve’essere fatto con le uve rosse di qualità, non con quelle “sbagliate”. Dev’essere un vino vero, non un rosato di risulta.
Mattia Vezzola, enologo di fama internazionale, riconosciuto quest’anno come il migliore in Italia agli “Oscar del Vino” di Franco Maria Ricci di Bibenda, cita l’illustre collega Leggi il resto di questo articolo »
Vin Santo, una nuova stella tra i vini dolci
E’ un vino che ha poco da invidiare ad altre etichette italiane di più luna tradizione. Siamo a Vicenza, nell’area della Doc Gambellara Classico.
Qui, a Selva di Montebello, ha sede l’azienda agricola Dal Maso, che, con Serafino, il bisnonno degli attuali proprietari, ha iniziato l’attività alla fine dell’Ottocento.
La famiglia vicentina ha “coccolato” per 11 anni dopo la vendemmia, il Vin Santo.
Si tratta del recupero di una tradizione che si è persa tra gli anni Settanta e Ottanta e che era molto viva tra Verona e Vicenza.
Il vino è stato prodotto con i migliori grappoli di uva Garganega appesi al soffitto attraverso i cosiddetti “picai” e pigiato in primavera, durante la settimana santa che precede la Pasqua.
Il mosto è stato avviato a una lentissima fermentazione con un lievito indigeno (Zygosaccharomyces gambellarensis) senza aggiunta di solforosa per tre anni in caratelli di legno da 100 litri.
L’affinamento è proseguito in altri caratelli di legno, sigillati e non colmati nella “vinsantaia” della cantina vicentina. Leggi il resto di questo articolo »
Tra Trentino e Alto Adige a caccia dei vitigni scomparsi
Un tempo il nome del vino Enantio rosso, chiamato anche Lambrusco a foglia frastagliata, era assai noto tra i vignaioli della bassa Vallagarina, soprattutto nelle campagne tra Ceraino e Ala. Già Plinio, nel I secolo d.C., ricordava quest’uva con il nome di oenanthium. E’ il vitigno che più si avvicina alla Vitis silvestris, la vita selvatica che si può trovare, sebbene ormai raramente, nei boschi. In Valsugana, nel 1497, compare il vin pavan.
Lo si trova citato in un elenco riguardante le entrate di Castellalto, a monte di Telve di Sopra. Negli stessi elenchi, nel 1661, viene nominato il raspato cinese, un vitigno chiamato altresì pavana bianca – evidenti i legami con la terra padovana, soprattutto con i Colli Euganei dove si coltivava –, vernaccia bianca o vernaccia trentina, cenese, senese.
Sulla dirupata costa orientale del Virgolo, ad oriente di Bolzano, a 460 m si trova il Kohlerhof, un maso documentato già nel 1100 d.C. come proprietà della parrocchia bolzanina. Nelle sue campagne si è sempre prodotto il Blaterle, il moscato bianco, a cui si aggiunge il Pfefferer (vitigno del moscato giallo). Leggi il resto di questo articolo »
Al Barbera Fish Festival di Agliano la Norvegia sposa il vino
“Nota della Redazione: da buon Vicentino, amante del baccalà alla vicentina, non poteva sfuggirmi questa gustosa notizia”
Dalle lontane isole Lofoten alle colline astigiane: la Norvegia e l’Italia si incontrano a tavola ad Agliano Terme per la prima edizione del Barbera Fish Festival.
L’evento che celebra l’insolito connubio fra il merluzzo e la Barbera d’Asti è in programma dal 18 al 20 ottobre nel paese termale, entrato con i suoi vigneti a far parte dei siti Unesco insieme a Langhe e Roero.
Il festival presentato nei giorni scorsi, al Centro Incontri della Regione, è organizzato dall’Associazione Barbera Agliano e dal Norwegian Seafood Council. Leggi il resto di questo articolo »