Curiosità

Dio salvi il vino abruzzese, conquistano il mercato inglese

Parafrasando il motto “God save the Queen”, Dio salvi il vino abruzzese, sembrano dire in coro i sudditi del Regno Britannico che hanno avuto l’opportunità di apprezzare Montepulciano, Cerasuolo, ma anche Trebbiano e Pecorino, attraverso un’attività promozionale mirata allestita dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, grazie ai fondi del Piano di Sviluppo Rurale.

4 mesi di iniziative tra cene tematiche riservate a compratori, sommelier e giornalisti di settore; l’Abruzzo Wine Show Case, lo scorso 31 maggio, nella suggestiva location della Oxo Tower Wharf e due Temporary Bar, per la proposta diretta al consumatore, nel cuore della Paddington Central.

L’attività ha previsto anche una fase di incoming con la visita di trenta persone tra compratori e giornalisti, in ciascuna delle 40 aziende scelte dagli stessi esperti inglesi, coinvolte nel progetto.

“La Gran Bretagna é tra i primi 5 paesi al mondo per il consumo di vino – sottolinea Valentino Di Campli presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo – Leggi il resto di questo articolo »

Vino è passione unisex tra giovani, superato gap di genere

Il vino è unisex e la scelta del vino non risulta essere influenzato, come in passato, dal sesso di appartenenza. Tra i giovani il gender gap sta scomparendo nello stile di consumo del vino.

E’ quanto emerge dall’analisi condotta da Maxfone sui Millennial, la popolazione con un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, quasi 2 miliardi nel mondo, per conto di Pasqua Vigneti e Cantine, attraverso la piattaforma SocialMeter Analysis, un modello di monitoraggio dei big data in tempo reale, che effettua analisi strategica, comportamentale e predittiva.

La piattaforma ha indagato alcune evoluzioni, in atto o in fase di formazione, nel mercato del vino, da giugno a settembre, attraverso una selezione delle fonti e sottoponendo le risultanze poi all’interpretazione di un team di analisti.

“Siamo attenti osservatori degli stili di consumo del vino che interessano i diversi Paesi.

In particolare crediamo che i Millennial stiano guidando il cambiamento e alcuni trend emergenti. Leggi il resto di questo articolo »

Se il vino merita la medaglia che si fa?

Abbiamo ripreso in questi giorni l’aggiornamento della nostra guida dei vini on line www.ilvinopertutti.it ; sono i vini che abbiamo assaggiato noi nelle redazioni e abbiamo inserito le medaglie per facilitarne l’individualizzazione.

Non abbiamo la pretesa di dare giudizi unici, ma lo facciamo con serietà e professionalità, anche perché i nostri degustatori sono gli stessi che vanno a fare le degustazioni nei concorsi internazionali, e collaborano con altre guide.

I punteggi sono gli stessi che si danno ai concorsi, ma le medaglie no. Nei concorsi si deve tenere conto delle percentuali sul monte dei campioni presenti, mentre noi diamo i punteggi a prescindere e ai migliori vini attribuiamo la nostra medaglia, ovviamente virtuale.

Noi le medaglie le diamo in questa misura: vino da 85 a 86 Silver; da 87 a 89 Gold e da 90 a 100 Platinum. Noi pensiamo che se un vino è buono va data la medaglia; un riconoscimento per i produttori che lottano con la natura per avere il loro miglior vino.

La polemica che ha fatto un giornalista non ci tocca minimamente, anche perché i social lo hanno snobbato, ma riteniamo doveroso fare chiarezza sul nostro modus operandi. Leggi il resto di questo articolo »

Vino belga al sapore di birra: l’idea un po’ folle di un enologo belga

Nota Redazione: Non sanno più oramai come cercare la novità a tuti i costi.
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Se siete indecisi tra vino e bianco e birra, forse l’esperimento ben riuscito di un enologo belga potrà fugare ogni vostro dubbio. Filip Decroix giura, infatti, di aver creato un nettare che mette d’accordo proprio tutti.

Da anni fa il produttore di vini artigianali in Belgio, ma accanto alle bottiglie dal sapore tradizionale, il quarantanovenne Filip Decroix, ha voluto perfezionare la formula del suo “Steenstraetse Hoppewijn”, un vino bianco dal sapore amarognolo prodotto dalla combinazione di Chardonnay con il luppolo belga.

E sostiene di aver creato una formula approvata sia da belgi, amanti della birra per eccellenza che dai sommelier. Ottenere questo risultato però non è stato semplice: ci sono voluti litri e litri di Chardonnay.

Per un anno circa ha fatto diversi esperimenti, con varie quantità di luppolo, modificando di volta in volta la temperatura e il tempo di maturazione del luppolo che come sappiamo, influenza molto il gusto della bevanda. Ma quando ormai tutto sembrava perduto, in aprile ha trovato la ricetta giusta.

“Ho fatto in tutto 13 prove, ma alla fine solo una era quella giusta e metteva d’accordo olfatto e gusto”, dice Filip Decroix.

L’enologo possiede circa 3,5 ettari in cui sono piantate quasi 13mila viti, ogni anno riesce a produrre otto tipi di vino e questa nuova formula. In passato, ha già vinto premi nazionali e internazionali.

Oltre all’innovazione del gusto, il nuovo “Steenstraetse Hoppewijn” ha anche un’etichetta fatta di raso e non di carta, come le normali bottiglie.

“Credo molto in questo prodotto e le prime recensioni sono positive. Tutti sono rimasti stupiti dal gusto fruttato e allo stesso tempo frizzante. Il sapore del luppolo riempie la bocca, ma alla fine tutto si fonde in una combinazione deliziosa”, dice Decroix.

Il prodotto è già nel mercato belga, ma non è l’unica idea un po’ folle dell’enologo. Alcuni anni fa, aveva miscelato del vino bianco con un infuso estratto dai semi di papavero, ma dopo il boom della novità iniziale, il prodotto è andato in ascesa.

https://www.greenme.it – 12/09/2017

Rinascita del “Vino della Pace” nei vitigni della Vigna del Mondo di Cormòns

Dopo 4 anni di stop rinasce il ‘Vino della Pace’.

A riportare nelle bottiglie questo vino della Cantina Produttori Cormons, che dal 2012 é rimasto chiuso nelle vasche in cantina, sarà la vendemmia 2017 che, alla fine del mese, celebrerà il ritorno, sulle colline del Collio, di un altro simbolo di pace e fratellanza.

Questo vino “speciale” è prodotto con le uve di oltre 600 diversi vitigni provenienti dai cinque continenti e coltivati nella “Vigna del Mondo” a Cormons, dove, per quasi vent’anni, è stato inviato ai potenti della terra e ai Capi di Stato di tutto il pianeta «quale segno di pace e fratellanza fra i popoli», impreziosito dalle etichette disegnate da grandi artisti di fama internazionale.

A raccogliere le uve nei due ettari della vigna, come già successe negli scorsi anni, potrebbero essere un gruppo di studenti del Collegio del Mondo Unito di Duino (Ts).

https://gorizia.diariodelweb.it – 06/06/2017

Un vino ‘invecchiato’ seimila anni, arriva dalla Sicilia

Il vino italiano più antico del mondo ha quasi 6.000 anni: i suoi residui sono stati individuati in una grande giara dell’Età del Rame rinvenuta in una grotta vicino Agrigento da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’archeologo Davide Tanasi dell’Università della Florida Meridionale, a cui hanno preso parte anche il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Università di Catania e gli esperti della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento.

La scoperta, pubblicata su Microchemical Journal, dimostra che la viticoltura e la produzione di vino in Italia non sono cominciate nell’Età del Bronzo, come ipotizzato finora, ma oltre 2.000 anni prima.

A confermarlo sono i residui chimici rimasti su una giara trovata in una grotta del Monte Kronio e risalente agli inizi del IV millennio avanti Cristo: la terracotta, non smaltata, ha conservato tracce di acido tartarico e del suo sale di sodio, sostanze che si trovano naturalmente negli acini d’uva e nel processo di vinificazione.

E’ molto raro che si riesca a determinare la composizione esatta di tali residui, perché per farlo è necessario che il vasellame sia estratto completamente intatto.

I ricercatori intendono ora continuare i loro studi per riuscire a stabilire se questo primo antichissimo vino italiano fosse rosso o bianco.

www.lasicilia.it – 25/08/2017

Vacanze finite? Formaggio, vino e olio souvenir più gettonati

Vacanze finite? Formaggio, vino e olio souvenir più gettonati

Al via il primo grande rientro per i 38 milioni di italiani che hanno deciso di andare in vacanza nell’estate 2017. Crescono gli italiani che hanno deciso di partire per le ferie con un aumento del 9% rispetto allo scorso anno e un trend positivo che la classifica a livello internazionale come la migliore del decennio sulla base delle previsioni della World Tourist Organization (UNWTO). È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè.

Gli italiani continuano ad amare il Belpaese: ben il 78% è restato in Italia mentre appena il 2% in Africa, la percentuale piu bassa tra i Paesi extracomunitari. L’abbandono di mete considerate pericolose riguarda in realtà il turismo internazionale nel suo complesso con la Turchia, la Tunisia, l’Egitto in grande sofferenza.

Al contrario si registra – continua la Coldiretti – un aumento degli stranieri che scelgono l’Italia come Paese più sicuro rispetto ai problemi legati al terrorismo anche in relazione ad altre destinazioni europee. E se è il mare a fare la parte del leone per 7 italiani su 10 (69%), seguito dalla montagna con il 17%, si assiste al successo di alternative meno affollate con la campagna che è scelta dal 9% dei vacanzieri.

Il cibo di qualità è il souvenir più gettonato da riportare a casa. Più di un italiano su tre (36%), infatti, in vacanza acquista prodotti alimentari tipici per avere un ricordo gustoso del territorio da donare a se stesso o agli altri.

La tendenza verso spese utili spinge all’acquisto di prodotti tipici come vino, formaggio, olio di oliva, salumi o conserve piuttosto che gadget, portachiavi, magliette. Leggi il resto di questo articolo »

Cinghiali in pianura fanno razzia nei vigneti

I cinghiali non vanno in ferie. Anzi migrano sempre più numerosi dai Monti Euganei ai Colli Berici e ora puntano ad invadere la pianura.

Di branchi migratori che si spingono fino alle colture del piano si parla da mesi, con previsioni affatto rosee, ma fino a ieri con scarsi avvistamenti. Ora la siccità e il facile cibo offerto dai campi di mais e l’uva matura spingono gli ungulati verso nuovi terreni di conquista.

È dei giorni scorsi il primo e preoccupante avvistamento di una mandria, tra Montegalda e Montegaldella, in grado di guadare le acque basse del Bacchiglione. Qui una decina di adulti con giovani al seguito, ha fatto razzia in un vignale di proprietà della storica azienda agricola Brunello.

Non soddisfatti, si sono spostati a banchettare nel piccolo appezzamento coltivato a mais “maranello”, completando l’opera di distruzione già iniziata con la siccità. I primi a stupirsi gli stessi proprietari: «Non si erano mai visti prima i cinghiali da queste parti – commenta Paolo Brunello -, e soprattutto mai così tanti e determinati al punto da attraversare recinzioni e strade».

www.ilgiornaledivicenza.it – 18/08/2017

Paese in cui si beve più vino al mondo

In alcune nazioni, come gli Stati Uniti, un bicchiere di vino a tavola è ancora più una moda che un vero e proprio costume, tanto che il consumo è nettamente inferiore rispetto alla media europea.

E dei 15 maggiori consumatori, secondo i dati del Wine Institute raccolti da Forbes, 14 sono Paesi europei e il quindicesimo è l’Uruguay.

Ma c’è un dato che sorprende più di tutti ed è che ad aggiudicarsi il primato di maggior consumatore di vino al mondo è la nazione più piccola del pianeta.

Esatto: è tra le mura di Città del Vaticano che si registra il consumo più alto di vino e, c’è da scommetterci, non solo per la Messa. In media un residente della Santa Sede consuma 54,26 litri all’anno.

Anche se può sembrare sorprendente, ha una spiegazione demografica: i suoi abitanti sono più anziani e tendono a mangiare insieme in grandi gruppi e il consumo di vino per la Comunione è pratica standard per una gran parte di essi.

Andorra, un’altra piccola nazione europea, è al secondo posto con 46,26 litri consumati pro capite. E la Francia è quinta, con una modesta media di 42,5 litri l’anno, mentre l’Italia, che pure è il principale produttore di vino al mondo (dati 2016) , addirittura decima.

www.agi.it – 07/08/2017

Vino spaziale: per la NASA è possibile

In un futuro non troppo lontano un vino davvero spaziale potrebbe sbarcare sul mercato. No, non si tratta di una nuova etichetta pregiata prodotta da qualche rinomata cantina italiana. Quello che potrebbe finire nei calici dei più accaniti wine lovers è un vero e proprio vino stellare. Uno speciale nettare prodotto direttamente nello spazio.

A rivelarlo è il Business Insider che ha riportato alcune dichiarazioni di una ricercatrice della NASA che ha parlato della possibilità di creare un vino ad anni luce di distanza dalla terra.

A dimostrazione del fatto che è possibile portare avanti coltivazioni sane e di qualità anche nello spazio. Attualmente gli esperimenti hanno coinvolto lattuga e patate, ma non è detto che prima o poi non verranno estesi anche all’uva.

Tutto è nato da una semplice questione sottoposta da Gizmodo alla squadra della NASA che si occupa dell’agricoltura nello spazio. Leggi il resto di questo articolo »