Curiosità

Magner Bein: A Modena del maiale non si butta via niente

C’è chi dice che la provincia di Modena sia geograficamente legata al maiale perché infatti ha la forma di uno zampone, ma forse è solo un caso infatti il maiale non è sempre stato l’animale più importante nell’alimentazione dei modenesi, in quanto fu portato nel nostro territorio dai celti circa un secolo prima dei Romani determinando il nome delle nostre città, così come i dialetti e anche l’enogastronomia.

Si pensa, infatti, che la tradizione del gnocco fritto derivi dai celti, così come l’usanza del lardo e più in generale l’importanza del maiale nell’alimentazione.

Di Modena si può dire che del maiale non si butta via proprio nulla tanto che a Castelnuovo Rangone ve ne è una statua nella piazza principale a pochi passi dalla chiesa del comune.

Tuttavia la nostra tradizione è giunta fin ai nostri giorni poiché dopo i celti, i contadini, specialmente nel medioevo, compresero il carico energetico e calorico fornito dalle interiora e dal grasso dell’animale, parti che invece i ricchi buttavano via.

Non è un caso sia il gnocco fritto che i borlenghi siano a base di strutto o che siano così diffusi i ciccioli nella cucina povera modenese.

Infatti, se ci pensiamo a differenza dell’Aceto Balsamico Tradizionale che era fatto nelle cantine dei signorotti modenesi, i prodotti gastronomici a base di maiale o che prevedono l’uso di una sua parte sono di origine contadina e più povera.

Così partendo dalla bassa troviamo il salame di San Felice e poi la città di Mirandola dove nacque lo zampone, e poi la diffusione del cotechino, per non parlare dell’industria alimentare suina del territorio di Castelnuovo Rangone, e dell’uso dello strutto e del lardo nella cucina della montagna e in particolare del Frignano, a cui si aggiungono il prosciutto cotto di Vignola e i ciccioli.

www.modenatoday.it – 08/01/2019

La Russia ha annullato i dazi sulle importazioni di frutta, verdura e vino dalla Moldavia

A partire dal 1 gennaio 2019, la Russia ha annullato i dazi sulle importazioni dalla Moldavia di frutta, verdure fresche e conservate e sul vino.

Lo ha annunciato il Presidente della Repubblica di Moldavia, Igor Dodon, sottolineando che il governo russo ha adottato un decreto relativo alla soppressione, con effetto dal 1 gennaio 2019, dei dazi sulle importazioni nella Federazione russa di ortaggi, frutta (mele, ciliegie, prugne, nettarine, ecc.), verdura e verdura in scatola, uva e prodotti vitivinicoli.

Igor Dodon ha dichiarato che la cancellazione dei dazi doganali è stata possibile in seguito agli accordi che aveva raggiunto in precedenza con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.

“Questa decisione contribuirà senza dubbio ad un aumento significativo delle esportazioni di merci moldave sul mercato russo, la creazione di posti di lavoro ed influirà sulla crescita del bilancio statale”, ha detto il presidente Dodon, ringraziando Vladimir Putin per il sostegno al popolo moldavo.

fai.informazione.it – 05/01/2019

Un bicchiere per ogni vino e la festa continua

Un bicchiere per ogni vino e la festa continua

Le Festività religiose sono appena trascorse ma le occasioni di far festa non sono terminate, anzi con il nuovo anno abbiamo dodici mesi davanti a noi per brindare a qualsiasi evento che riunisca delle persone, e pure quando ne abbiamo voglia in solitudine.

Chi ha organizzato incontri in casa tra parenti ed amici per trascorrere in letizia i Cenoni e i pranzi solenni degli ultimi giorni, ha certamente dovuto fare i conti, oltre ai vini da servire in armonia alle pietanze, anche e soprattutto con i bicchieri giusti per farli apprezzare al meglio.

Siamo certi di non dire un’eresia nell’affermare che i bicchieri sono diventati uno «status symbol», non sono molte le famiglie italiane che possono permettersi di rinnovare i propri servizi di bicchieri ad ogni moda che si impone in un tot di annate, oltre a quelli acquistati/ricevuti/inseriti nella lista in occasione delle nozze e cioè quelli che offriva il mercato in quel momento.

Chi non ha ancora da qualche parte il tris di calici di cristallo di Boemia con gambo lungo per acqua, vino, spumante o quelli per wodka, whiskey, limoncello, grappa, cognac, e altre bevande, targati anni ’70-80? Leggi il resto di questo articolo »

Vino italiano sempre più apprezzato all’estero

Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: dicembre è il mese delle bollicine. Nonostante la passione per i vini mossi che trainano l’export italiano, i vini fermi si fanno ‘rispettare’ sul mercato internazionale.

Gli Usa sono i primi consumatori di prodotti italiani, dal bianco, rosso e rosato alle bollicine mentre i tedeschi amano Verdicchio, Passerina e Friulano.

In Russia si privilegiano i vini bianchi e rosati corposi provenienti da Puglia e Sicilia mentre in Cina si stappano prevalentemente Barbera e Nero d’Avola.

Secondo i dati dell’Osservatorio vini spumanti effervescenti (Ovse) saranno stappate nel mondo circa 220 milioni di bottiglie che, insieme alle 70 milioni di vino frizzante, raggiungeranno un giro d’affari al consumo di 5 miliardi di euro.

Valori estremamente positivi, con qualche numero in meno di bottiglie consumate rispetto allo scorso anno, ma con alcuni dollari in più.

In cinque, anni, a partire dal 2013, l’incremento in valore è stato di 200 milioni di euro per i soli consumi dei vini delle feste.

I più richiesti in questo momento dell’anno sono Brunello, Bolgheri, Sangiovese, Soave, Nero d’Avola e soprattutto Puglia per i vini rosati, Emilia per il Lambrusco, Veneto e Trentino con il bianco fermo Pinot Grigio.

www.maximitalia.it – 28/12/2018

Gli australiani si inventano il vino che parla

Per sedurre i millennial e tutta quella fetta di popolazione che vede nello smartphone il prolungamento ideale della propria mano, gli australiani si sono inventati… il vino che parla.

L’idea del gruppo australiano Treasury Wine Estates, colosso del settore vitivinicolo (è proprietario di 13 mila ettari di vigne in tutto il mondo e produce di più di 400 milioni di bottiglie), è stata quella di portare la realtà aumentata sulle etichette del vino.

Sulle bottiglie di cabernet sauvignon, di chardonnay o di shiraz della serie «19 Crimes», campeggia un’etichetta gialla con l’immagine in tonalità seppia di giovani uomini in tenuta da carcerati.

Questi uomini si chiamano John Boyle O’Reilly, Michael Harrington, Cornelius Dwyer Kane e sono tutti stati condannati all’esilio in Australia.

La grafica è molto originale e ben riuscita. Ma la sorpresa comincia dopo che l’acquirente ha scaricato la app dedicata Living Wine Labels: basta dirigere l’obiettivo della fotocamera dello smartphone verso l’etichetta per vedere i detenuti animarsi sullo schermo e raccontare ciascuno la propria storia.

Il lancio della app è stato realizzato in pompa magna nei paesi interessati. Basti pensare che, per presentare «19 Crimes» negli Stati Uniti, Treasury Wine Estates ha affittato in esclusiva nientemeno che il penitenziario di Alcatraz. L’impatto commerciale è stato anch’esso enorme.

«In diciotto mesi», ha spiegato a Le Figaro Gregory Joos de ter Beerst, che cura la distribuzione in Europa di Treasury Wine, «le vendite di 19 Crimes sono passate da 4 milioni a 18 milioni di bottiglie.

L’applicazione piace tantissimo. Scommettiamo su un miliardo di download nel 2020».

www.italiaoggi.it – 27/12/2018

Il vino simbolo dello stare insieme e del legame sociale, “ingrediente” fondamentale delle feste

Protagonista dei brindisi di auguri, nei calici che affollano le tavolate già ricche di golosità ed abbondanza, il vino, nelle feste di fine anno, è assoluto protagonista.

E, forse più che in altri momenti dell’anno, si carica di una simbologia, religiosa e laica, molto forte ed importante. Come racconta a WineNews Marino Niola, giornalista, scrittore e professore di Antropologia e Miti e Riti della Gastronomia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

“Il vino, in questi giorni di festa, che è anche festa dell’abbondanza, ha un ruolo centrale, sul piano del gusto, sul piano della tradizione ma anche sul piano della religione.

Non dobbiamo dimenticare che il dio che i Cristiani celebrano a Natale – spiega Niola – è un dio che si dona agli uomini in forma di pane e di vino. E sul piano laico, il vino simboleggia, lo stare insieme, il legale sociale, perché le feste di fine anno, in definitiva, restano una festa della comunità. Non a caso le famiglie si ritrovano, si ritrovano gli amici, e si celebra un legame di cui il vino, nella società occidentale, è da sempre un tramite fondamentale.

Non a caso i patti, da sempre, in occidente, si celebrano con il vino, un brindisi suggellava un’amicizia, mentre al contrario negare un brindisi, non bere insieme significava non essere amici. Quindi è chiaro che in una festa che celebra il legame, come il Natale, il vino sia probabilmente, un ingrediente fondamentale, se manca quello manca il senso di comunità”.

Insomma, come ricorda spesso Papa Francesco, senza vino non c’è festa. “E il vino diventa così importante sul piano della religione, proprio perché lo era sul piano laico, sul piano delle relazioni tra le persone, e probabilmente viene prima l’aspetto laico che quello religioso, che prende a modello questa funzione – aggiunge ancora Niola – che il vino aveva nell’Occidente già prima del Cristianesimo, dai tempi delle grandi “orge” alimentari che si celebravano in certi momenti dell’anno per festeggiare il raccolto, la semina.

E Natale è quello che resta di un’antica orgia, nel senso greco di “ergon” che vuole dire anche “fare le cose in un certo modo”, prescritto, ed è esattamente quello che noi facciamo a Natale: mangiamo in un modo prescritto, mangiamo sempre le stesse cose, e anche se abbiamo spesso l’impressione che resti solo un’abbuffata, ha un contenuto rituale molto forte.

Diciamo che ci abbuffiamo come Dio comanda!”.

winenews.it – 24/12/2018

Vino: arrivano i Migliori vini italiani 2019 di Luca Maroni

Cresce la qualità dei vini italiani, mentre sul fronte degli spumanti non ci sono rivali per varietà e bontà.

E’ quanto rivela l’Annuario 2019 dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni, 27esima edizione della guida che fotografa un settore in ottima forma.

In oltre mille pagine l’Annuario analizza 8.473 vini, 1.377 aziende vitivinicole, con 33.892 valutazioni completate da schede organolettiche, storia delle aziende produttrici, statistiche e graduatorie.

Secondo i punteggi assegnati nell’edizione 2019, difficilmente i vini dell’annata 2017 potranno essere uguagliati in futuro, ma la secchissima e striminzita uva del 2018, secondo l’enologo, si è rivelata un autentico capolavoro.

E a questo proposito l’Annuario 2019 è stato dedicato a Leonardo da Vinci che moriva proprio nel 1519; un grande appassionato di vino tanto da produrlo, berlo, studiarlo e descriverlo.

Maroni, infatti, ha compiuto un complesso lavoro nelle Cantine Leonardo da Vinci ristrutturando la linea dei vini a lui dedicati, realizzando un documentario sul rapporto tra Leonardo e il vino che sarà presentato durante le celebrazioni ufficiali dell’anniversario.

www.ansa.it – 07/12/2018

Un vino Malvasia… d’artista

C’è, nel cuore di Milano, in corso Magenta per la precisione, il frutto di una storia dimenticata, una storia che risale al 1482 e che ha, come protagonista principale, Leonardo da Vinci.

Milano in quegli anni era molto produttiva ed era una delle poche città in Europa a superare i centomila abitanti.

Leonardo si presentò alla corte di Ludovico il Moro con la lettera d’impiego nella quale descriveva i suoi progetti di opere idrauliche, apparati militari, di architettura e infine di pittura e scultura.

Gli furono assegnati alcuni lavori tra cui l’incarico di dipingere sul muro del refettorio della basilica di Santa Maria delle Grazie, l’ultima cena di Cristo.

La vigna regalata

La basilica era un luogo molto caro a Ludovico e alla sua famiglia. Fu così che, per ringraziare Leonardo, il Moro gli donò, nel 1498 (anno in cui terminò l’opera) una vigna di sedici pertiche, circa un ettaro, proprio di fronte alla chiesa. Leggi il resto di questo articolo »

Centinaio, regole chiare su promozione vino e enoturismo

Dare al sistema Paese delle regole chiare che consentano, in tempi rapidi, di promuovere all’estero l’intero settore del vino anche attraverso l’incentivazione delle attività connesse all’enoturismo.

E’ l’impegno preso, oggi in audizione al Senato, dal ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio che con questo obiettivo domani incontrerà i rappresentanti dell’intera filiera (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Alleanza Cooperative Italiane – Agroalimentare, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc, Assoenologi).

L’incontro è teso a continuare l’esame del testo di decretoo predisposto secondo la legge di Bilancio 2018 per definire, tra l’altro, le linee guida, i requisiti e standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica.”Mi preme far presente – ha detto Centinaio – che il nostro intento è quello di garantire la più efficace regolamentazione, con la collaborazione delle Regioni a cui è delegato il turismo, e anche dei Consorzi”.

”Le nostre eccellenze enogastronomiche, oltre ad essere un’enorme risorsa economica per il nostro Paese, rappresentano una straordinaria occasione – ha sottolineato infine il ministro – per promuovere una grande eredità culturale, anche dal punto di vista turistico.

In tale contesto, il vino è sicuramente uno dei settori trainanti del nostro agri-food, sia a livello nazionale che internazionale e può essere davvero la forza in più per il nostro Paese. Da qui la necessità di promuovere e valorizzare uno straordinario comparto in crescita che è rappresentato dall’enoturismo.

https://gazzettadelsud.it – 29/11/2018

Undici del vino” nell’unione nazionali di calcio vignaioli

Un’associazione cecinese, la “Undici del Vino”, è la realtà italiana che ha dato vita, insieme alle organizzazioni di altri sette Paesi, all’unione delle nazionali europee di calcio vignaioli, la quale è stata inaugurata nella tenuta vinicola di Danilo Steyer, presidente dell’associazione slovena del vino e del calcio.

La cecinese Undici del Vino, è nata nel 2006 con l’obiettivo di coniugare la passione per il vino e quella per il calcio.

Ha come finalità la promozione, lo sviluppo e la diffusione della cultura del vino, dell’enogastronomia e dello sport, e conta ventuno aziende associate, provenienti da diverse parti d’Italia.

Il presidente e il vicepresidente dell’associazione, Paolo Pacini e Luigi Brunetti, hanno recentemente partecipato all’incontro di Stoccarda, nel corso del quale si è discusso dei preparativi per il VinoEuro 2020 in Repubblica Ceca, previsto dal 19 al 23 maggio 2020, e degli sforzi per aumentare il numero dei Paesi partecipanti al progetto.

Il presidente delle otto associazioni nazionali di Italia, Svizzera, Ungheria, Portogallo, Slovenia, Repubblica Ceca, Austria e Germania, Robert Lönarz, ha scelto la Hochschule Geisenheim University come sede centrale della nuova associazione europea.

Gli otto Paesi aderenti all’Unione avevano già dato precedentemente vita alle nazionali vignaioli e disputano ogni due anni un campionato europeo. Una realtà, questa, che è in continua crescita, coniugando sport e buon vino, nell’ottica di una cooperazione tra diverse realtà nazionali.

http://iltirreno.gelocal.it – 08/11/2018