Aggiornamenti
Chi, oggi, si avvicina al vino, non vuole solo sapere se una bottiglia è buona o cattiva
WineNews è con Francesco Iacono, direttore Onav-Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino: “chi, oggi, si avvicina al vino non vuole solo sapere se una bottiglia è “buona o cattiva”, ma conoscere le caratteristiche per le quali è così valutata: una curiosità che prima non c’era.
E anche i criteri tecnici della degustazione si adattano ai mutamenti del settore, si pensi ai vini che bevevamo 20 anni fa, a come li giudicavamo e come li giudicheremmo oggi”.
E quanto a corsi Onav sui vini No-Lo, “ne parliamo, ma non ci sentiamo idonei a valutarli da un punto di vista organolettico: non sono vini come noi li riconosciamo”.
https://winenews.it – 05/06/2025
La Spagna cerca 10 mila volontari per bere vino tutti i giorni e capire se fa male.
Da vari siti, anche in lingua spagnola>, apprendiamo che la Spagna farà una ricerca ampia, lunga e molto articolata (durerà 4 anni e coinvolgerà 500 docenti e diecimila persone secondo l’annuncio) per capire se un uso moderato del vino tutti i giorni fa male oppure no alla salute. Ed è una iniziativa, quella dell’università di Navarra, senza precedenti che potrebbe segnare una svolta per uno dei temi più dibattuti e controversi del momento attorno al mondo del vino e che sta provocando risse verbali, prese di posizione, scontri politici e tanto altro. Peccato che un’idea del genere stia partendo dalla Spagna. Perché un’idea del genere non è partita dall’Italia (o dalla Francia) dove il vino è molto più presente e importante? Siamo tra le pochissime nazioni al mondo dove il vino si produce in ogni regione, terzi per consumo pro capite e forse abbiamo perso un’occasione.
https://www.cronachedigusto.it – 28/05/2025
In Provenza arrivano i distributori di vino automatici. Ma c’è chi protesta
Nella culla della produzione rosé francese, l’arrivo dei distributori automatici di vino sta sollevando un acceso dibattito. L’idea, che nasce per rispondere alle esigenze della vita moderna, rompe con una tradizione secolare basata sull’esperienza e il contatto umano.
Un’idea che in Italia era arrivata qualche anno fa, sulle collina di Cartizze. A “inventarsi” il distributore self service di Prosecco era stato Cesare De Stefani, produttore dell’azienda Vigna Sancòl e oste dell’innovativa Osteria senz’oste. «E se per una volta fossimo arrivati prima dei cugini francesi?», si chiedeva, parlando con il Gambero Rosso. E di fatto così è stato. I cugini francesi ci sono arrivati adesso. Ma non senza dissidi interni.
Il progetto, scrive The Times, porta la firma della startup francese Espace Drive, che ha sviluppato le macchine Cave O Vin, veri e propri distributori intelligenti capaci di contenere fino a 1.000 bottiglie, mantenendole alla temperatura ideale di 14°C per i rossi, 8–10°C per bianchi, rosé e champagne. L’obiettivo? Consentire alle aziende vitivinicole di vendere il proprio prodotto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza personale in loco.
I primi prototipi sono già stati installati in Provenza, Leggi il resto di questo articolo »
La rivoluzione del vino low calorie: tecnologia e natura a confronto nel bicchiere
Un sondaggio del 2022 di Merrill Research per il Wine Market Council ha evidenziato come molti bevitori tendano a sopravvalutare le calorie contenute in un bicchiere di vino. In realtà, la maggior parte dei vini secchi si colloca tra le 100 e le 120 calorie per 150 ml. Vini come lo Champagne Brut, ad esempio, possono contenere solo 76 calorie a flute, con versioni “zero-dosage” che scendono fino a 72 calorie.
Nonostante ciò, alcuni produttori sfruttano questa percezione errata, lanciando vini “light” con etichette che promettono 70-80 calorie a bicchiere, zero zuccheri o basso contenuto di carboidrati. Questa strategia ha successo: secondo IWSR, il mercato globale dei vini a basso o zero alcol è previsto in crescita del 4% entro il 2028.
Tra i vini light più apprezzati spicca il Sauvignon Blanc, noto per la sua freschezza e aromaticità, ideale per versioni a bassa gradazione alcolica. Due esempi sono il Chateau Ste. Michelle Light Sauvignon Blanc 2023 e il Decoy Featherweight Sauvignon Blanc 2023, quest’ultimo prodotto con la tecnologia del “cono rotante” che abbassa l’alcol senza perdere personalità, entrambi con 9% di alcol e circa 80 calorie. Ma è davvero necessario ricorrere a vini etichettati come “light” per bere leggero? Molti vini tradizionali, come gli Champagne secchi, i Vinho Verde portoghesi o alcuni bianchi d’Alsazia, presentano naturalmente un contenuto calorico basso senza interventi tecnologici.
La raccomandazione finale è semplice: scegliere il vino in base alla qualità, allo stile e al proprio gusto personale, piuttosto che al solo numero di calorie riportato in etichetta. Un buon calice può ben inserirsi in uno stile di vita sano senza rinunciare al piacere.
https://torinocronaca.it – 21/05/2025
Negli Stati Uniti è Prosecco mania, nonostante i dazi di Trump. E il merito è delle donne
Cosa, anzi chi, c’è dietro alla Prosecco-mania negli Stati Uniti? A rivelarlo è l’analisi dell’Osservatorio Uiv sui dati Iwsr, secondo cui il 60% dei consumi delle bollicine del Triveneto è in quota rosa. Sono, quindi, le donne a sostenere Oltreoceano le vendite del re degli sparkling made in Italy. Non solo. Le consumatrici sono anche più informate sull’offerta enologica rispetto agli uomini: con un tasso di awareness al 76% contro il 69% dei maschi. Le bollicine trivenete, in particolare, raggiungono un livello di notorietà del 48% tra le donne, mentre si fermano al 31% tra i maschi.
Ma – rileva l’Osservatorio – dietro il “fenomeno Prosecco” negli Usa, che tra gennaio e febbraio hanno registrato una corsa alle scorte pre-dazi (+42% il valore dell’export nel primo bimestre), non c’è solo la variabile di genere. Se si guarda al portafoglio, a stappare bollicine made in Italy sono nel 65% dei casi i consumatori che guadagnano oltre 80mila dollari l’anno, e più di un quarto dei Prosecco-lovers (27%) dichiara redditi per più di 150mila dollari.
Ma quanto costa bere bollicine italiane negli States? Leggi il resto di questo articolo »
Vanno all’asta i primi vini del Buthan
Sì è svolta la prima asta di vini prodotti in Buthan. La casa d’aste Bonhams ha infatti organizzato un’asta online per un totale di 48 bottiglie della Bhutan Wine Company.
“Stiamo partecipando a un evento storico”, ha dichiarato a The Drinks Business Terrence Tang, responsabile di Bonhams per i vini e gli alcolici in Asia, all’inizio della vendita. “È un’asta speciale e ci aspettiamo di vedere un grande interesse da parte dei collezionisti globali. Molti hanno sentito parlare molto del Bhutan ma non ci sono mai stati e sono curiosi”.
Durante i primi giorni di vendita le offerte per la bottiglia Ser Kem da 7,57 litri soprannominata “The Himalayan” avevano già raggiunto i 10.000 dollari. Il prezzo finale è stato pari a 18.750 dollari. L’asta è stata un evento storico per un Paese che non ha mai prodotto vino in precedenza.
I co-fondatori della Bhutan Wine Company, Michael Juergens e Ann Cross, sono entrambi nuovi al mondo del vino; Juergens è partner della Deloitte, mentre Cross si è specializzata nel marketing per aziende del calibro di Disney. I due americani hanno intrapreso un ambizioso piano decennale per costruire una nuova regione vinicola sostenibile nel Paese himalayano dopo averla visitata per la prima volta nel 2017. Le uve della vendemmia inaugurale del 2023 sono confluite nel Ser Kem – che in bhutanese significa “offerta alcolica agli dei” – e sono uvaggi di vitigni rossi e bianchi piantati nel 2019 ad altitudini fino a 2.750 metri.
“L’unicità, la rarità e la storia dei vini della Bhutan Wine Company li rendono senza dubbio l’aggiunta più emozionante per i collezionisti e gli intenditori di vino” ha commentato la casad’aste.
The Himalayan ha una misura insolita, 7,57 litri, perché fa riferimento alla vetta di 7,57 km (7570 metri) del Gangkhar Puensum, la montagna non scalata più alta del mondo.
https://www.federvini.it -27/04/2025
Dal castagno una tecnica innovativa e sostenibile per un vino senza solfiti
Un’innovazione destinata a trasformare il modo in cui il vino viene conservato e protetto, senza la necessità di solfiti: Chestwine, frutto di una ricerca avanzata condotta dal Centro de Investigação de Montanha (Cimo) e dell’Istituto Politecnico di Braganza, in Portogallo, è una soluzione dalle proprietà antiossidanti e antimicrobiche ricavata da sottoprodotti del castagno (Castanea sativa) che consente di preservare la qualità e l’integrità del vino senza alterarne il colore ed esaltando il profilo aromatico ed il sapore.
Chestwine, 100% naturale e sostenibile, è firmato da Tree Flowers Solutions, start up biotecnologica portoghese che lo ha industrializzato e testato. Diversi produttori in Portogallo, Spagna, Francia e Italia lo stanno già integrando nei loro processi produttivi, mentre i primi vini stanno per uscire sul mercato.
Il dibattito sull’uso dei solfiti nella vinificazione è sempre più acceso, con un numero crescente di consumatori alla ricerca di alternative più salutari. Chestwine offre una risposta concreta a questa esigenza, mantenendo intatte le caratteristiche organolettiche del vino e garantendo una protezione efficace dall’ossidazione e dalle contaminazioni microbiche.
Dai test condotti, i vini trattati con Chestwine hanno mostrato una maggiore espressione aromatica e una protezione ottimale senza le alterazioni tipiche dei solfiti. Enologi e produttori che lo hanno utilizzato riportano una vinificazione più pulita con vini che mantengono la loro identità varietale senza interferenze chimiche. “L’obiettivo è offrire ai produttori una soluzione naturale ed efficace, che consenta di eliminare i solfiti senza compromettere la qualità del vino – spiega Philippe Ortega, co-fondatore di Tree Flowers Solutions – finora, le prove effettuate in diversi Paesi hanno confermato che i vini trattati con Chestwine mantengono intatte le loro caratteristiche organolettiche, con un impatto nullo su colore, aroma e struttura. Questo non solo risponde alle esigenze di mercato, ma contribuisce a un approccio più sostenibile alla vinificazione”.
Ortega sottolinea inoltre come questa innovazione risponda a un’esigenza sempre più sentita dai consumatori, che manifestano una crescente sensibilità verso la qualità e la salubrità del vino. Chestwine rappresenta anche un modello di economia circolare applicato al settore vitivinicolo: trasformando i fiori di castagno, un sottoprodotto agricolo spesso inutilizzato, in un ingrediente funzionale e prezioso per la vinificazione, il progetto contribuisce a ridurre gli sprechi e a valorizzare le risorse naturali.
Questo processo non solo dà nuova vita ad una materia prima di scarto, ma crea anche opportunità di lavoro per le comunità locali impegnate nella raccolta, promuovendo una filiera sostenibile e responsabile.
https://winenews.it – 27/04/2025
Uno dei migliori spumanti al mondo è trentino
Il riconoscimento per Maso Martis che stacca dei veri e propri mostri sacri
Prima del blasonato Dom Pérignon e al quarto posto della classifica dopo mostri sacri come Egly Ouriet, Krug e Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco. È questo l’ottimo piazzamento messo a segno dalla Madame Martis 2013. Ma non solo, perché il Trentodoc di punta di Maso Martis, la boutique winery trentina da anni al vertice della produzione spumantistica italiana, ha staccato di misura altri mostri sacri della spumantistica italiana come il Trendodoc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2015, l’Alta Langa Pas Dosé 140 Mesi Zero ’11 di Enrico Serafino e il Franciacorta Bagnadore Riserva ’16 di Barone Pizzini.
Un risultato che riempie di orgoglio l’enologo di Maso Martis, Matteo Ferrari, e la famiglia Stelzer, che oggi vede impegnati in azienda non solo i fondatori, Antonio e Roberta, ma anche le figlie Alessandra e Maddalena, a cui i genitori hanno passato il testimone un paio di anni fa.
Il verdetto è stato decretato lunedì 7 aprile a Verona, durante il Vinitaly, dove nello stand del Gambero Rosso è andata in scena la “Sentenza di Verona”. “Probabilmente Antonio e Roberta Stelzer saranno soddisfatti a leggere il nome della propria azienda che campeggia tra due mostri sacri della spumantistica, addirittura precedendo il Dom. Il Madame Martis Riserva ’13 è molto complesso aromaticamente, tra pietra focaia e agrumi, un lieve tocco affumicato ed erbe aromatiche. In bocca sfoggia un’eleganza e una freschezza che abbiamo ritrovato solo nelle Cuvée migliori, accompagnate da una solida struttura fatta di sapore e sapidità”: questa la recensione del Gambero Rosso.
https://www.trentotoday.it – 25/04/2025
La nuova era delle liste vino, ma si potrà davvero fare a meno del sommelier?
Le liste dei vini hanno assunto molte forme, evolvendosi da noioso e dettagliati cataloghi a descrizioni divertenti su lavagna, tablet o persino sul telefono attraverso un codice QR.
Mentre le vendite di vino stanno soffrendo riduzioni in tutto il mondo, molti locali cercano nuovi modi di attirare consumatori rendendo l’offerta più attraente, senza sottovalutare il potere dell’accessibilità e della trasparenza delle informazioni nell’era digitale. I locali on-trade si chiedono se liste dei vini, migliori e più interattive, possano finalmente sostituire la preziosa interazione umana e in particolare la presenza di un sommelier.
Cinque anni fa l’acclamato critico enologico James Suckling pensava di aver perfezionato la carta dei vini di una popolare compagnia di crociere collocando i vini più leggeri sul ponte della piscina e quelli più corposi nella steakhouse. Non è andata come pensava lui. “La gente non lo capiva e continuava a chiedere l’intera lista – ha raccontato -. Tutti cerchiamo da tempo di trovare una forma per rendere il vino più accessibile. È molto difficile farlo bene. È necessario l’elemento umano”.
Nel suo locale a Hong Kong Suckling ha tre menu: il primo è una lista completa di 40.000 vini, 400 dei quali disponibili al bicchiere. Le descrizioni contengono il nome del vigneto, l’anno di produzione, il prezzo e il suo punteggio, “in modo che la gente possa valutare il prezzo”, dice Suckling.
La seconda è una lista più accessibile di oltre 50 vini organizzati in base al corpo e alla consistenza in bocca (come “Ricco e stratificato” o “Di medio corpo e croccante”). Ogni voce è accompagnata da una descrizione del profilo gustativo o della regione.
In allegato c’è una mini lista di vini iconici. Alcune di queste etichette vengono servite anche nelle cabine di business e di prima classe di Cathay Pacific “così gli ospiti possono iniziare a sorseggiare qualcosa che conoscono bene per iniziare. Poi possono immergersi nella vasta lista”, dice Suckling. Circa la metà delle entrate del ristorante di Hong Kong proviene dai vini presenti in quest’ultima lista.
https://www.federvini.it – 24/04/2025
I francesi bevono sempre meno vino. Champagne ai minimi storici, mentre volano le richieste di Prosecco
In Francia si assiste ad un lento declino degli acquisti domestici. E se le scelte si spostano verso bianchi e rosati, preoccupa il -26 delle bollicine d’Oltralpe per antonomasia.
In declino i consumi francesi di vino: nel 2024 si registra un -4% sia a volume sia a valore rispetto al 2023. A dirlo è l’agenzia statale FranceAgrimer che rivela i dati di Circana e Kantar Worldpanel sugli acquisti domestici che si son fermati a 8 milioni di ettolitri di vino per 4,4 miliardi di euro di fatturato. Un trend che rappresenta la continuazione di un fenomeno iniziato già da qualche anno.
In questa lenta regressione non si salva nessuna tipologia o colore, anche se a perdere più è il vino rosso, che registra un -7% in volume rispetto al 2023. Ma la colpa non è solo delle nuove generazioni. Sono, infatti, le persone di età compresa tra 50 e 64 anni (lo zoccolo duro dei consumatori rossisti) a spostarsi gradualmente verso il rosé e il bianco. Meno peggio i cali delle bollicine allo scaffale rispetto ai vini fermi: -2% in volume e in valore rispetto al 2023, con 164 milioni di bottiglie vendute e 1,4 miliardi di euro di acquisti.
Nonostante la tenuta degli sparkling, l’analisi sottolinea la grande sofferenza dello Champagne. Il -26% a volume non lascia scampo alle bollicine francesi per antonomasia (la media triennale è del -10%), che nel 2024 non è andato oltre 26,7 milioni di bottiglie per 345 milioni di euro (-6% sul 2023).
Di contro, prosegue la corsa alle bollicine estere, trainata dal Prosecco che raggiunge 10 milioni di bottiglie (+9% in volume rispetto al 2023) e che ormai rappresenta quasi un terzo dei volumi degli spumanti a denominazione consumati in Francia.
https://www.gamberorosso.it – 23/04/2025