Carmignao

Zona di produzione e storia

Zona di produzione: parte del territorio dei comuni di Carmignano (PO) e Poggio a Caiano (PO), a metà strada tra Firenze e Pistoia, in uno dei più caratteristici ambienti collinari della Toscana, sul versante orientale del Montalbano.
L’area di produzione è molto ristretta ed include una superficie a vigneto di poco inferiore a 100 ettari, distribuita sulla fascia collinare tra i 250 ed i 400 m s.l.m., delimitata a sud dalla valle dell’Arno, a nord e ad oriente dalla pianura alluvionale che da Firenze raggiunge Pistoia, e ad occidente dall’altro versante del Montalbano. La matrice pedogenetica è per molti aspetti assai simile a quella del Chianti Classico storico.
Le radici storiche del vino Carmignano sono così lontane da poterlo considerare uno dei vini rossi più antichi d’Italia. Lo testimoniano gli utensili per cantina ed i recipienti da vino, crateri in ceramica, bicchieri e colini in lamina bronzea, rinvenuti tra i numerosi reperti lasciati dagli Etruschi che fin dal VII secolo a.C. colonizzarono queste zone. L’attuale Artimino, piccolo borgo situato a pochi chilometri da Carmignano, in virtù della sua notevole importanza strategica, fu fiorente città etrusca fino al I secolo a.C.: dominava infatti dall’alto la strettoia naturale detta “la Gofolina” alla confluenza dei fiumi Arno ed Ombrone, passaggio obbligato per chi dalla Padania, e quindi dal centro Europa, volesse raggiungere, attraverso l’Appennino, l’Etruria centrale, data l’impraticabilità per molti mesi all’anno della pianura paludosa attigua.
I terreni derivano infatti da substrati oligenici (marne e arenarie intervallate a calcari marnosi avvolti in una matrice argillosa) ed eocenici, prevalentemente Alberese (calcari marnosi bianchi e argilloscisti) ricchi di scheletro che attenua la compattezza dell’argilla favorendo la porosità e l’aerazione.
Furono in effetti gli Etruschi ad introdurre la viticoltura in questa zona, lasciandola poi in eredità ai Romani. Con la decadenza dell’Impero romano anche questa zona subisce le vicissitudini comuni al resto dell’Italia centrale. Si susseguono le invasioni barbariche ed è probabile che proprio in questo periodo le popolazioni della pianura fiorentina abbiano trovato rifugio nelle zone meno accessibili del Montalbano. E’ sotto il dominio dei Franchi, nell’804, che fu stilato uno dei più antichi documenti sulla produzione di vino ed olio sulle colline di Carmignano. Ma per trovare la prima citazione scritta del vino “Charmignano” bisogna arrivare alla fine del 1300 quando il notaio Ser Lapo Mazzei comunica al mercante pratese Marco Datini di aver acquistato per suo conto quindici some di vino Carmignano.
Quasi tre secoli più tardi è il Redi nel suo “Bacco in Toscana” ad esaltare la qualità di questo vino. Furono i Medici a valorizzare questa terre e i loro prodotti, data la vicinanza alla città di Firenze. Importarono vitigni dalla Francia tra cui i Cabernet, ancora oggi chiamati localmente dai vecchi viticoltori “uva Francesca”. E si deve al Granduca Cosimo III la prima delimitazione del comprensorio di produzione del vino Carmignano con il bando del 1716 in cui fissava i confini delle quattro zone vinicole più rinomate che gravitano intorno a Firenze: Chianti, Pomino, Valdarno Superiore e appunto Carmignano. Primo esempio in assoluto di regolamentazione di una denominazione di origine.
Della signoria fiorentina rimangono ancor oggi due ville: Poggio a Caiano e Artimino e lunghi tratti della muraglia che delimitava la grande riserva di caccia sul Montalbano denominata Barco Reale.
Con l’espansione del Chianti avvenuta nel secolo scorso anche sulle colline del Montalbano, il vino Carmignano fu inglobato nella zona di produzione del chianti e nella sottozona “Montalbano” con il D.M. del 31 luglio 1932 e poi, in seguito all’istituzione della denominazione di origine controllata, con il D.P.R. 9 agosto 1967. Fu proprio con l’avvento delle D.O.C. che i carmignanesi rivendicarono l’antico nome e l’identità del loro vino, ottenendone il pieno riconoscimento nel 1975 (D.P.R. 28 aprile 1975).
La recente elevazione a D.O.C.G., denominazione di origine controllata e garantita (D.P.R. 20 ottobre 1990), nonché il riconoscimento della denominazione di origine controllata “Barco Reale di Carmignano” e la contemporanea modifica al disciplinare di produzione del “Carmignano rosato”, conosciuto con il nome di “Vin Ruspo”, e del “Carmignano Vin Santo” (D.M. 17 ottobre 1994), sanciscono la strategia intelligente dei produttori che puntando alla qualità hanno saputo valorizzare al massimo la vitivinicoltura di questa area tanto piccola quanto pregiata.
Il Carmignano è vino più conosciuto all’estero che in Italia, di grande personalità ed eleganza, in grado di esprimere il meglio di sé dopo un adeguato invecchiamento in botte (1 anno per il Carmignano ed almeno 2 per la riserva) ed affinamento in bottiglia, e si è tradizionalmente distinto dal Chianti per la presenza nell’uvaggio di vitigni bordolesi.
La politica di grande rigore autoimpostasi dai produttori (gli imbottigliatori non arrivano alla decina) n ha senza dubbio accresciuto l’immagine. Come l’assaggio pubblico da parte di una commissione di esperti internazionali che dal 1971 si svolge ogni anno prima dell’imbottigliamento, per iniziativa della “Congregazione del vino Carmignano”, nome mediceo del Consorzio volontario di tutela. La produzione assai limitata si è ulteriormente ridotta con l’avvento della D.O.C.G. (1990) attestandosi a 2.000 ettolitri.
Il Decreto 9 luglio 1998 del Ministero per le Politiche agricole (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N. 172 del 25 luglio 1998) modifica il disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Carmignano”. Il disciplinare di produzione viene interamente sostituito. Le nuove disposizioni entrano in vigore a decorrere dalla vendemmia 1998.

Vitigni – Grado alcolometrico minimo – Invecchiamento e qualifiche

Vitigni: Sangiovese 45-70%, Canaiolo nero 10-20%, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon 6-15%, Trebbiano Toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti fino al 10%.
Resa massima uva: 80 q.li/ha
Resa massima uva/vino: 70%
Gradazione alcolica minima: 12,5%.
Acidità totale minima: 5 g/litro.
Estratto secco minimo: 22 g/litro.
Invecchiamento: 2 anni (1 anno in botte di legno di rovere o di castagno) – riserva 3 anni (2 anni in botte di rovere o di castagno).

Caratteristiche organolettiche

Colore: rubino vivace intenso tendente al granato con l’invecchiamento.
Odore: vinoso con profumo intenso, anche di mammolo.
Sapore: asciutto, sapido, pieno, armonico, morbido e vellutato.

Abbinamenti e temperatura di servizio

Grande vino per arrosti di carni rosse, cacciagione e carne alla griglia. Va servito a 18°-20° di temperatura, stappando la bottiglia almeno due ore prima di consumarlo.