Manuale di sopravvivenza: chiudere la porta e aprire il vino

Mi sono imbattuta un giorno, rientrando dal lavoro, a “Le Anteprime 2017” dei vini toscani da “export” svoltasi alla Fortezza da Basso di Firenze.

E con grande piacere ho scoperto che le esportazioni di vini toscani DOP (DOC/DOCG) nel 2016 hanno, raggiunto la cifra di 586 milioni di euro, segnando un incremento del 2,05% rispetto al 2015 e addirittura del 10,4% sul 2014.

Non potevano esserci dubbi. Il vino è come l’olio o il caffè per gli stranieri. Buono come ce lo abbiamo noi, al mondo nessuno mai.

E sponsor migliori non avremmo potuto trovarli … da Michelle Obama a George Clooney e Brad Pitt, così come il cinema, dove ormai è più facile vedere i protagonisti con in mano un bel bicchiere di vino che un super alcolico.

La mia è stata una passione tardiva, anche se ricordo bene quando andai al Vinitaly (in realtà ricordo bene quando andai ma non quando tornai, ma questo è un dettaglio) e ricordo bene quando cominciai a capire di avere una nuova “passione”: riuscivo ad essere particolarmente attenta quando incontravo qualcuno che sapeva raccontarmi la storia del proprio vino “preferito”.

Io che tendenzialmente ho una capacità di attenzione pari a 0, venivo letteralmente stregata.

Pensare che io non bevo alcolici. Ma il vino è un’altra cosa. E poi quello rosso … quello rosso lo bevo anche col pesce. Eh sì, una di quelle cose per cui gli esperti mi cancellerebbero dall’albo dei “vinisti” e più il vino è forte e più mi piace.

Non c’è cosa che io non ami fare di più la sera che chiudere la porta e aprire il vino (ma giuro: non sono alcolista eh?).

Amo il Negramaro pugliese ma convengo con voi che sicuramente non sia uno di quei vini che chiamo “da passeggio”.

Nel reparto toscano invece spesso cado sempre lì: sul Morellino di Scansano o sui vini di Bolgheri. Forse mi mancano le conoscenze tecniche ma le emozioni … le emozioni no di sicuro.

Il Vigneto di Gorgona. Dove si coltiva il futuro.

Le mie scelte probabilmente farebbero inorridire gli “esperti” del settore. Ma ho imparato così tante cose con il vino che non potete immaginare.

Ho imparato l’amicizia vera quando una festa vestiti di bianco, mi versai il vino rosso addosso.

Il mio migliore amico afferrò il suo, se lo versò sulla camicia, dicendomi: “Non sarai mai sola”.

Ho imparato come diceva Mary Renault che “Il vino è la parte intellettuale del pranzo”. Che ne basta un bicchiere con gli amici per vedere il nero meno nero, e il bianco ancora più bianco.
Che a volte davvero un vigneto salva una vita. Come succede a Gorgona grazie alla famiglia Frescobaldi. Sì. avete letto bene. Gorgona, l’ultima “isola penitenziario”.

Perché c’è un carcere in Italia in cui insegnano la dignità ai detenuti. È un posto bellissimo, in mezzo al mare. E c’è un marchese che ha deciso di produrre del vino, in piccole quantità, buono, dando lavoro ai detenuti, assumendoli, pagandoli bene.

Sembra la quarta di copertina di un libro e invece è la storia di come Frescobaldi ha provato a dare una seconda vita a una vigna dimessa e una seconda possibilità a degli uomini che hanno sbagliato e pagato.

Questa è l’Italia che mi piace. Perché qui si impara a conoscere come si costruisce il futuro: lavoro, fiducia, emozione. Se un vino dovesse avere un’anima, quel vino è Gorgona. Non ho nessun dubbio.

www.seidifirenzese.it – 05/03/2017

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