Il nettare della solidarietà

RIMINI, A SAN PATRIGNANO, comunità formata da ragazzi e ragazze in recupero dalla tossicodipendenza, il vino ha un sapore particolare. Il sapore della solidarietà e del primato dell’eccellenza sulla mediocrità, intesi come valori di vita e, di riflesso, enologici.

Roberto Dragoni, agronomo, come e quando comincia la mission di San Patrignano nel mondo del vino?
«Fin dagli esordi della comunità, nel 1978, veniva prodotto vino sfuso, consumato dagli ospiti. Poi è arrivata la fase dell’imbottigliamento, alla metà degli anni ’80»

Il vino è dialogo, incontro: quale quello della svolta?
«Alla fine degli anni ’90, quando il figlio di Vincenzo Muccioli e Gianmarco Moratti incontrarono Riccardo Cotarella, uno dei più stimati enologi del mondo, per partire con un progetto di espansione, passare dai 35 ettari agli attuali 100, e di valorizzazione dei prodotti autoctoni, in particolare del Sangiovese».

Chi va a San Patrignano vede filari estesi e gruppi numerosi di persone spesso all’opera: quanto conta la mano dell’uomo per avere grandi vini?
«Molto. In vigna operano tutto l’anno 67 ragazzi, molti dei quali finito il percorso trovano lavoro nel settore. È fondamentale il diradamento in pianta per eliminare i grappoli non maturi e consentire un maggior estratto. La raccolta è manuale, in cassette. La vinificazione è controllata. All’affinamento in botti segue quello in bottiglia»

Il vostro è un luogo particolare, per certi versi magico, qual è il vino che meglio lo rappresenta?
«Sicuramente Avi, il nostro cru a base Sangiovese: è un superiore Riserva doc, dedicato al fondatore della comunità, Vincenzo Muccioli. Un vino importante, complesso, profondo, elegante, affinato in legno fino a un anno e mezzo in botti grandi».

Quali i mercati del Sangiovese ‘Avi’?
«Soprattutto locale, ma viene proposto anche alla ristorazione, e all’estero: in Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania, Svizzera, Svezia».

Non solo Sangiovese: quali gli altri assi di Sanpa?
«Abbiamo vini ad uvaggio internazionale come il Montepirolo che è a base Cabernet Sauvignon e Merlot. E poi il Vie, un Sauvignon Blanc molto apprezzato dal mercato, così come gli spumanti Avenir e Start».

Il vino da grandi numeri?
«L’Aulente è il più venduto in assoluto, con trecentomila bottiglie. Centomila sono nella versione bianco, da uve Chardonnay e Sauvignon blanc, duecentomila nella versione rosso. Complessivamente San Patrignano produce cinquecentomila bottiglie di vino all’anno».

La scommessa?
«Siamo impegnati nella sperimentazione e lavoriamo sui vini senza solfiti aggiunti. Il nostro sangiovese naturale ‘Spallata’ è prodotto in ventimila bottiglie ed ha risposte molto interessanti sul mercato».

La novità?
«Una etichetta che sta per uscire. Si chiama ‘1978’ ed è un Cabernet Franc dedicato ai primi 40 anni della nostra comunità. Un vino puro, vero, come nello stile di San Patrignano e della sua storia».

www.quotidiano.net – 21/03/2018

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