Epokale, il vino che riposa nelle viscere della terra

La cantina altoatesina Tramin ha presentato la sua ultima etichetta, un Gewurztraminer affinato sette anni in una miniera della Val Ridanna.

Silenzio totale,
la neve in primavera, il buio pesto.

La Miniera di Monteneve, in Val Ridanna in Alto Adige è stato un luogo di fatica sovraumana per secoli. Per 800 anni generazioni di minatori hanno portato alla luce piombo zinco e argento.

Oggi è sede del Museo Provinciale delle Miniere ed è tra i siti più visitati della regione con oltre 20 mila presenze l’anno.

L’annata presentata è la 2009, con raccolta effettuata a fine ottobre e con uve scelte all’interno di vigneti vicini a quelli del Maso Nussbaumer – da cui prende il nome il più famoso dei vini della cantina Tramin.

Il posto è quello della Sella, una fascia collinare ai piedi del Massiccio della Mendola, una sorta di cru votato per il Gewurztraminer, composto da calcare, porfido e argilla a 450 metri di altezza e che guarda il lago di Caldaro.

Un piccolo borghetto con la sua splendida chiesa romanica, luogo di eccellenza per i vini già dai tempi dei romani.

Il microclima misto – di montagna la sera con escursioni termiche importanti e mediterraneo durante il giorno grazie all’Ora, il vento caldo che arriva dal lago di Garda – fa di questo lembo di terra un terroir particolare che regala uve integre nella loro carica olfattiva.

Le bottiglie di Epokale sono entrate in miniera nell’agosto del 2010, circa 1200 pezzi per ogni annata. Le prime saranno messe in commercio a breve, dopo un affinamento di sette anni.

Un’astuta idea di marketing? Il direttore tecnico di Tramin, Willi Stürz è convinto della bontà e della veridicità dell’operazione: “Una temperatura di 11 gradi, un’umidità del 90 per cento e una pressione pari a quella esterna, creano un ambiente ideale per il “riposo” di queste bottiglie.

Abbiamo avuto modo di comparare queste con altre tenute in cantina da noi e il risultato è che le prime sono di gran lunga più complesse”. Un progetto nato dagli assaggi dei serbatoi che servivano per il taglio del Nussbaumer: “c’era sempre questa partita di uva – racconta Willi – che usavamo per dare corpo ed equilibrio alla nostra etichetta di punta e che ci stuzzicava proprio per la sua complessità unica.

Non c’era la volontà di fare un vino nuovo, né tantomeno di gettarci nell’impresa di una beva un po’ fuori dal tempo come quella di un vino dolce.

Eppure quel vino era troppo speciale per non provarci”. Un residuo zuccherino pari a 107 grammi/litro fa dell’Epokale un Gewurztraminer piuttosto inusuale nel panorama italiano. Di certo i paragoni sono più calzanti con etichette alsaziane e tedesche.

Il risultato in bottiglia è quello di un vino dolce ma non stucchevole, indubbiamente potente, con note classiche del vitigno come litchi, petali di rosa e frutta esotica.

I sentori freschi danno la sferzata in bocca con zenzero, agrumi canditi, chiodi di garofano, zafferano, salvia. Grande struttura anche sul finale, una beva lunga e avvolgente.

http://reportergourmet.com – 01/06/2017

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